IL PARCO NAZIONALE D’ABRUZZO

PARCO NAZIONALE D’ABRUZZO: 3 IDEE PER SCOPRIRE UNA DELLE AREE PROTETTE PIU’ ANTICHE D’ITALIA

Il Parco Nazionale d’Abruzzo, con la sua natura incontaminata, i piccoli borghi, i centri storici, le attività sportive e la buona cucina, è la meta ideale per una vacanza all’insegna del benessere.

All’interno del Parco c’è un’infinità di luoghi da vedere o percorsi da fare, quelli che seguono sono solo alcuni suggerimenti.

BARREA ED IL SUO LAGO

Il Comune di Barrea può vantare uno dei centri storici più belli dell’intero Parco Nazionale d’Abruzzo. E’ un borgo arroccato su uno sperone roccioso che si affaccia sulle acque dell’omonimo lago artificiale e, nella sua parte più alta, è dominato dall’antica torre ed il castello.

Il lago di Barrea, su cui si affacciano i borghi di Barrea, Villetta Barrea e Civitella Alfedena, venne realizzato artificialmente nel 1950, mediante lo sbarramento del fiume Sangro. Ha una lunghezza di circa 5 km ed una larghezza media di 500 m.

Lungo le sue sponde, oltre ad aree di sosta e piccole spiagge attrezzate, ci sono percorsi pedonali e ciclabili che seguono la sua intera circonferenza e permettono di fare sport a diretto contatto con la natura.

LA VAL FONDILLO

La Val Fondillo, da cui si diramano molti sentieri, è il luogo ideale per dedicarsi a passeggiate, trekking ed escursioni. I panorami sono mozzafiato, la natura è lussureggiante ed è facile che, durante il tragitto, si riescano ad avvistare degli animali selvatici.

Tra i sentieri che partono dalla valle i più noti sono quello della “Grotta delle Fate” e quello del “Percorso dell’Orso”. Si tratta di sentieri di montagna che si differenziano per difficoltà e tempi di percorrenza, alcuni sono adatti davvero a tutti, anche alle famiglie con bambini, mentre altri sono per escursionisti esperti.

La vallata, tuttavia, non è solo una meta per sportivi ed escursionisti, ma è anche il luogo perfetto per fare un pic-nic in riva al fiume e rilassarsi all’ombra degli alberi nelle rigogliose Faggete.

IL CUORE DEL PARCO NAZIONALE D’ABRUZZO: LA RISERVA NATURALE DELLA CAMOSCIARA

Il suo nome è legato alla folta popolazione di camosci che popola la zona.

Proprio per la straordinaria bellezza del suo paesaggio, l’oasi dei camosci è una delle località del Parco più conosciute ed amate dai turisti, ma allo stesso tempo è uno dei luoghi più “segreti”, che si estende verso valle fino al fiume Sangro e racchiude la zona di Riserva Integrale.

La Camosciara si trova lungo la strada che collega Pescasseroli a Villetta Barrea. All’ingresso dell’area c’è un grande parcheggio, con vari servizi turistici, in cui lasciare le auto per proseguire a piedi, in bici o a cavallo. Oggi, infatti, è possibile godere delle bellezze naturali della Camosciara solo attraverso itinerari “green”, a diretto contatto con la natura. Percorrendo a piedi la strada asfaltata e poi salendo attraverso il sentiero tra i boschi si possono raggiungere le cascate delle Ninfe e delle Tre Cannelle.

INFORMAZIONI UTILI

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DOVE SOGGIORNARE

Le case vacanza “Le Masserie” si trovano a Villetta Barrea, in via Masserie – da cui prendono il nome! – e fanno parte di un complesso residenziale di recente costruzione. Gli appartamenti, arredati in modo confortevole e funzionale, si trovano a pochi metri dalla suggestiva passeggiata lungo il fiume Sangro, in una zona molto tranquilla, perfetta per chi viaggia con i bambini.

Villetta Barrea occupa una posizione strategica all’interno del Parco, tanto che con brevi spostamenti in auto è possibile raggiungere la Camosciara, Pescasseroli, il lago di Scanno, Forca d’Acero, la Val Fondillo e tanti altri luoghi tra i più belli del centro Italia.

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LO SPETTACOLO DEL FOLIAGE

Foliage: uno spettacolo che si ripete ogni volta che l’autunno colora con tinte infuocate boschi, prati e vallate.

E’ una meraviglia che finisce per conquistare tutti, anche i più accaniti detrattori di questa stagione!

I colori delle foglie autunnali vengono definiti “foliage”, un termine ormai molto diffuso anche se non tutti sanno esattamente che cosa significhi.

In questo articolo scopriremo di cosa si tratta, qual è la sua origine e anche quali sono i luoghi migliori in Italia per assistere a questo fenomeno.

Il termine foliage, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non deriva dal francese, ma dall’inglese “fall foliage” e originariamente significava solo “fogliame”. Negli ultimi anni, però, questa parola è entrata a far parte del nostro vocabolario per indicare le spettacolari tinte che colorano gli alberi durante l’autunno.

Il foliage, però, non è solo uno spettacolo per gli occhi, ma anche un toccasana per la nostra mente.

Sembrerebbe, infatti, che passeggiare nella natura ed ammirare le tinte autunnali abbia l’effetto di una seduta di cromoterapia. In effetti non è difficile immaginare che camminare tra prati e boschi dove l’unico “rumore” è quello delle foglie che cadono possa essere un modo per rilassare la mente e a scaricare lo stress!

DOVE ASSISTERE AL FOLIAGE IN ITALIA

Iniziamo dal Nord. Il Trentino Alto Adige offre scenari indimenticabili durante questo periodo dell’anno in Val di Non e in Val di Funes; mentre la Valle d’Aosta ed il Veneto spiccano rispettivamente per il Parco Nazionale del Gran Paradiso e il Bosco del Cansiglio.

Da non dimenticare i panorami mozzafiato della regione delle Langhe, in Piemonte e della Valtellina, in Lombardia.

Centro. In Emilia Romagna ci sono gli incantevoli colli piacentini; mentre tra le Marche e l’Umbria i Monti Sibillini. In Toscana il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi è una vera istituzione per gli amanti del foliage. Allo stesso modo, è imperdibile un’escursione di uno o più giorni nel Parco Nazionale d’Abruzzo o tra i boschi dei Monti Cimini nel Lazio.

Infine, il Sud. In Campania c’è il Parco dei Monti Picentini; mentre in Calabria c’è il meraviglioso Parco Nazionale della Sila. In Sicilia si trova, invece, l’imperdibile passeggiata sui Monti Nebrodi dove oltre ad ammirare il foliage autunnale è possibile fare un trekking fino a quasi la cima dell’Etna.

IL TURISMO LENTO VS IL TURISMO DI MASSA

Negli ultimi anni abbiamo assistito all’avanzare di una nuova tendenza nel mondo dei viaggi: il turismo lento o slow tourism. Con questa espressione si intende “un’immersione totale del viaggiatore nel territorio con il rispetto delle persone, delle tradizioni e dell’ecosistema”.

Origini del fenomeno e sviluppi recenti

L’affermazione del turismo lento è andata di pari passo con la crescente sensibilità verso il tema della sostenibilità – sia ambientale che culturale-, ma la vera svolta è venuta con la diffusione del Covid-19.

La pandemia, infatti, da una parte ci ha costretti ad interrompere i ritmi a cui eravamo abituati facendoci riscoprire il valore del tempo e la bellezza di fare le cose con più calma, e dall’altra parte ci ha portato a scegliere il turismo di prossimità.

Andare in vacanza vicino casa, però, si è ben presto trasformato da obbligo dettato dalla pandemia ad opportunità.

Opportunità per i turisti di approfondire le conoscenze di un certo territorio, della sua cultura e gastronomia.

Opportunità di sviluppo economico per luoghi che, pur avendo tanto da offrire, non erano mai riusciti ad emergere dal punto di vista turistico.

Quando si dice “fare di necessità virtù!”

Turismo lento e turismo di massa

Lo slow tourism, nato anche come reazione ad una quotidianità frenetica e stressante, può essere visto come l’antidoto ai danni prodotti dal turismo di massa.

I turisti lenti, infatti, preferiscono la pace dei piccoli borghi o dei sentieri, anziché il caos delle solite mete vacanziere.

Si concedono il tempo per scoprire la natura più autentica di un luogo e preferiscono alloggi come alberghi diffusi, agriturismi o  b&b.

Inoltre la loro attenzione non si ferma alla strutture ricettive, ma guarda anche alla scelta dei mezzi di trasporto, alla tutela dell’ambiente ed all’ecosostenibilità in generale.

Il turismo lento è una filosofia di viaggio che permette di vedere il lato più autentico di una destinazione. E’ un modo di viaggiare che incoraggia il ritorno “all’unicità”, per molto tempo sacrificata in nome della globalizzazione e del turismo di massa.

E’ la rivincita dei territori.

Un’occasione unica per valorizzare delle risorse che altrimenti sarebbero cadute nell’abbandono.

Ne è un esempio la cura con cui vengono ripristinati sempre più tratti dei vari cammini (Via Francigena, Cammino dei San Benedetto, Cammino dei Briganti o quello di San Michele…) che per anni erano stati completamente dimenticati.