Negli ultimi anni abbiamo assistito all’avanzare di una nuova tendenza nel mondo dei viaggi: il turismo lento o slow tourism. Con questa espressione si intende “un’immersione totale del viaggiatore nel territorio con il rispetto delle persone, delle tradizioni e dell’ecosistema”.

Origini del fenomeno e sviluppi recenti
L’affermazione del turismo lento è andata di pari passo con la crescente sensibilità verso il tema della sostenibilità – sia ambientale che culturale-, ma la vera svolta è venuta con la diffusione del Covid-19.
La pandemia, infatti, da una parte ci ha costretti ad interrompere i ritmi a cui eravamo abituati facendoci riscoprire il valore del tempo e la bellezza di fare le cose con più calma, e dall’altra parte ci ha portato a scegliere il turismo di prossimità.
Andare in vacanza vicino casa, però, si è ben presto trasformato da obbligo dettato dalla pandemia ad opportunità.
Opportunità per i turisti di approfondire le conoscenze di un certo territorio, della sua cultura e gastronomia.
Opportunità di sviluppo economico per luoghi che, pur avendo tanto da offrire, non erano mai riusciti ad emergere dal punto di vista turistico.
Quando si dice “fare di necessità virtù!”
Turismo lento e turismo di massa
Lo slow tourism, nato anche come reazione ad una quotidianità frenetica e stressante, può essere visto come l’antidoto ai danni prodotti dal turismo di massa.
I turisti lenti, infatti, preferiscono la pace dei piccoli borghi o dei sentieri, anziché il caos delle solite mete vacanziere.
Si concedono il tempo per scoprire la natura più autentica di un luogo e preferiscono alloggi come alberghi diffusi, agriturismi o b&b.
Inoltre la loro attenzione non si ferma alla strutture ricettive, ma guarda anche alla scelta dei mezzi di trasporto, alla tutela dell’ambiente ed all’ecosostenibilità in generale.
Il turismo lento è una filosofia di viaggio che permette di vedere il lato più autentico di una destinazione. E’ un modo di viaggiare che incoraggia il ritorno “all’unicità”, per molto tempo sacrificata in nome della globalizzazione e del turismo di massa.
E’ la rivincita dei territori.
Un’occasione unica per valorizzare delle risorse che altrimenti sarebbero cadute nell’abbandono.
Ne è un esempio la cura con cui vengono ripristinati sempre più tratti dei vari cammini (Via Francigena, Cammino dei San Benedetto, Cammino dei Briganti o quello di San Michele…) che per anni erano stati completamente dimenticati.
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