GUARDAROBA CAPSULA E VIAGGI

Probabilmente avrai già sentito parlare del guardaroba capsula, in questo articolo vedremo come applicarlo ai viaggi e perché risulta molto utile quando si tratta di fare la valigia.

Quante volte ti è successo di tornare da un viaggio con tanti vestiti mai usati?

Casomai, mentre stavi preparando la valigia, ti era anche venuto il dubbio che stessi portando troppe cose, ma poi ha prevalso il solito: “meglio portarlo, non si mai…”

La verità è che – tranne forse sulla luna!- ovunque andrai avrai sempre la possibilità di comprare o lavare le tue cose, quindi è davvero inutile portarsi la casa dietro ogni volta che si parte.

Usare il metodo del guardaroba capsula ti consente di viaggiare molto più leggera e di goderti di più la vacanza/viaggio perché non avrai il pensiero di come vestirti ogni giorno, essendo già tutto perfettamente abbinato.

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COS’E’ IL GUARDAROBA CAPSULA

Il termine capsule wardrobe è nato negli anni ‘70 grazie a Susie Faux, una creativa londinese.

Da allora il concetto di guardaroba capsula si è trasformato.

Oggi è considerato un metodo minimalista per l’organizzazione dell’armadio, grazie al quale è possibile avere un numero limitato di capi tutti combinabili tra di loro. Proprio per questo il guardaroba capsula è spesso composto da capi semplici e dai colori basici (come bianco, nero, grigio e blu) a cui è possibile abbinare facilmente qualche capo più colorato e particolare, per poi finire con gli accessori a seconda dell’occasione d’uso.

Ci sono moltissime variabili per creare un capsule wardrobe che sia adatto a tutti i giorni.

Ad esempio c’è chi si basa esclusivamente sul numero dei capi (in questo caso il 33 sembrerebbe essere per molti in numero perfetto!), ma anche chi preferisce organizzarsi in base alla stagione, alle occasioni d’uso (ufficio, mare, montagna…), oppure allo stile (elegante, casual, sportivo…).

In ogni caso questo metodo offre molti vantaggi:

  • fa risparmiare tempo nello scegliere come vestirsi ogni mattina;
  • consente di fare chiarezza su ciò che ci piace veramente e quali occasioni concrete abbiamo per indossare i vari capi;
  • aiuta a capire di cosa si ha effettivamente bisogno;
  • fa ridurre la tendenza allo shopping compulsivo e quindi aiuta arisparmiare;
  • infine è un metodo perfetto per chi ha problemi di spazio, quindi ottimo per preparare la valigia o per viaggiare con il solo bagaglio a mano!
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CAPSULE WARDROBE DA VIAGGIO

Cercando on line troverai tantissimi suggerimenti sul come creare il tuo capsule wardrobe da viaggio. Ovviamente non esiste una regola che vada bene per tutti perché le variabili sono infinite. Si dovrebbe considerare il tipo di vacanza (mare, montagna, città…), la durata, le condizioni meteo, lo stile della persona (casual, sportivo…) e così via.

Anche io non sono quasi mai riuscita a seguire alla lettera uno di questi metodi, proprio a causa del fatto che sono pensati per situazioni “tipo” che spesso non si adattano alle tue esigenze concrete. In ogni caso ho trovato molto utile la regola del 5 4 3 2 1 perché, anche se con qualche variante, mi consente di avere uno schema di base ed evitare il superfluo.

La regola consiste nel mettere in valigia, per esempio:

  • 5 top (maglie, camicie…)
  • 4 bottom (gonne, pantaloni)
  • 3 vestiti
  • 2 paia di scarpe
  • 1 borsa

Ovviamente si tratta di uno schema di base che, quindi, può essere variato e adattato in base alle circostanze, diventando:

  • 5 maglie
  • 4 pantaloni/gonne
  • 3 paia di scarpe
  • 2 costumi da bagno
  • 1 telo mare

E così via…

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GUARDAROBA CAPSULA E VIAGGI: PASSIAMO ALLA PRATICA

Fin ora abbiamo visto in generale cos’è un capsule wardrobe e perché si adatta bene alle esigenze di un viaggio.

Passiamo adesso ai criteri base per fare una valigia capsula.

Ho fatto un mix di spunti sul tema partendo dalla mia esperienza e aggiungendo dei tips and tricks scoperti online.

Sta a te, però, sperimentare e trovare il tuo metodo ideale!

1. I colori

Scegliere una palette di colori serve a facilitare gli abbinamenti.

Io di solito opto per colori neutri come bianco ed il blu, ma puoi scegliere quelli che preferisci. Va da se che dei capi basici, a tinta unita, risulteranno più facili da abbinare rispetto ad altri dai toni sgargianti e dalle fantasie più complesse.

2. Dividere in categorie

I capi possono essere divisi in categorie, tipo: top, bottom, giacche, scarpe e borse. A questo punto, rispettando la palette stabilita, sarà piuttosto semplice selezionare i capi per ciascuna categoria e abbinarli agli altri.

Per i capi “top” credo che una t-shirt bianca sia fondamentale. Poi si possono aggiungere magliette/camicette un po’ più particolari, possibilmente in tessuti che si stropicciano poco.

Invece per i capi “bottom” sarebbe meglio scegliere qualcosa di più specifico ed adatto al tipo di viaggio: pantaloncini e bermuda per il mare, pantaloni da trekking per la montagna… eccetera

La categoria “giacche” in realtà è la più variegata. Può comprendere giacconi, felpe e pile per la montagna, o anche solo un maxi-scialle che si può usare in areo contro l’aria condizionata, ma anche al mare come pareo o copricostume.

Le scarpe, in genere, dovrebbero essere 3 paia. Una comoda per viaggiare, un paio di infradito (che vanno bene per la spiaggia, ma anche per fare la doccia) ed infine una scarpa più “carina”, come una ballerina o un sandalo, per eventuali occasioni più eleganti.

Per quanto riguarda le borse: 2 possono bastare. Una maxi da usare in viaggio o per la spiaggia e una più piccola da usare la sera.

Infine ci sono gli “accessori” che variano molto in base alla specifica destinazione scelta. Rientrano in questa categoria, per esempio, i costumi da bagno, le scarpe da trekking e così via.

3. Preparare la valigia

A questo punto non resta che piegare tutto e metterlo in valigia!

Per occupare meno spazio e sfruttare bene ogni angolino della valigia, io uso il metodo di Marie Kondo e divido vestiti e accessori vari con degli organizzatori da viaggio. Si tratta di una serie di sacchetti e buste di varie dimensioni che tengono in ordine la valigia.

Leggi anche: MINIMALISMO IN VIAGGIO – perché è bello viaggiare leggeri.

COME FARE DECLUTTERING

Con la primavera ormai alle porte, è il momento giusto per fare decluttering ed affrontare la nuova stagione con più leggerezza.

Il decluttering è una pratica che consiste nel liberarsi del superfluo. Il termine inglese clutter significa confusione/disordine, mentre de è una particella privativa. Quindi si tratta letteralmente di eliminare il disordine e rendere i nostri spazi puliti, liberi ed organizzati.

Il decluttering, tuttavia, non si riduce alla semplice eliminazione degli oggetti superflui, ma è una vera e propria filosofia di vita orientata all’essenziale. Infatti eliminare ciò che non serve sembra che produca un reale beneficio anche a livello interiore. E’ un modo per vivere nel presente e liberarsi del passato.

Lessi s more. Possedere meno per vivere meglio.

Tutti bei concetti, eticamente ineccepibili, la messa in pratica è un’altra cosa.

Vediamo quindi alcuni consigli pratici su come iniziare a fare decluttering.

TECNICHE DI DECLUTTERING

Esistono migliaia di libri, di articoli e di video dedicati a questo tema. Alcuni sono famosissimi come “Il magico potere del riordino” di Marie Kondo , altri davvero originali.

Ecco alcune delle tecniche di decluttering più diffuse:

  • Tecnica dei 5 minuti: consiste nel dedicarsi al decluttering ogni giorno per 5 minuti;
  • Un oggetto al giorno: prevede di liberarsi di una cosa ogni giorno;
  • Schema 12-12-12: consiste nello stilare una lista con 12 cose da buttare, 12 da donare e 12 da restituire ai legittimi proprietari;
  • Tecnica delle quattro scatole: si tratta di dividere gli oggetti in 4 categorie ognuna delle quali è rappresenta da una scatola: da buttare, da donare, da tenere e da riciclare.

Tutte queste tecniche hanno in comune una cosa: servono a rendere meno spaventoso il compito di ripulire e disfarsi del superfluo. Ovviamente non esiste una regola magica che vada bene per tutti, ogni caso è a se e possono esserci infinite variabili.

Tuttavia è sempre utile suddividere un grande obiettivo in tanti piccoli step. Se decidiamo di declutterare contemporaneamente tutta la casa l’operazione potrebbe sembrarci tanto immane da indurci a desistere senza neanche averci provato. Se invece creiamo degli step tutto si semplifica.

Per esempio si potrebbe iniziare il declutterig dalla macro-categoria “abbigliamento”, per poi suddividerla in micro-categorie come: “maglie”, “pantaloni”… In questo modo ci troveremmo a dover affrontare un solo passo alla volta e tutto sembrerà più semplice. Eliminare le maglie che non ci servono più è molto meno “spaventoso” rispetto al dover eliminare tutti gli oggetti superflui della nostra casa!  

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CONSIGLI PRATICI

Innanzitutto, prima di mettersi all’opera, è bene sapere che il decluttering è un lavoro che richiede tempo (probabilmente di quanto ci si aspetterebbe!) e comporta un certo coinvolgimento emotivo, soprattutto quando si tratta di liberarsi di cose che sono anche “ricordi”. Quindi è meglio iniziare quando si ne ha tempo e anche la giusta predisposizione mentale.

Il vero segreto del decluttering è l’equilibrio.

Da una parte non bisogna lasciarsi sopraffare dall’idea di star buttando soldi dalla finestra.

Liberarsi di oggetti, casomai anche nuovi e costosi, potrebbe sembrare uno spreco, ma la soluzione non è continuare ad avere la casa piena di cose che non ci servono solo perché le abbiamo pagate molto. Semmai dovremmo considerare quel denaro come un investimento che ci ha reso veramente consapevoli di quello che ci serve oppure no!

Dall’altra parte, però, non si deve neanche esagerare buttando via tutto!

E’ facile cadere nella trappola del “butto tutto” perché è vecchio e non mi piace più. La cosa più saggia è tenere, almeno per qualche tempo, almeno un paio di cose per tipologia in modo da capire con calma se possono essere sostituite, riparate o riciclate in qualche modo.

IL DECLUTTERING IN 5 PASSI

Il primo passo del decluttering è il “fuori tutto”.

Consiste nel tirare letteralmente tutto fuori dal cassetto, dall’armadio o da qualsiasi altra zona che si vuole ripulire. Gli oggetti dovranno essere disposti su una superficie (tavolo, letto, ecc.) in modo ben visibile. Questo è fondamentale per capire quante cose realmente abbiamo, poiché solo vedendo questi oggetti fuori dal loro posto abituale potremo prendere veramente coscienza della loro quantità! E’ incredibile, per esempio, come i vestiti, una volta tolti dall’armadio, non sembrino più così pochi come sembravano quando erano appesi!

Il secondo passo è pulire il “contenitore” (cassetto, armadio, ecc.) che è stato appena svuotato.

Il terzo passo consiste nel suddividere tutti gli oggetti in categorie. Le più comuni sono “da tenere” e “da togliere”. Ovviamente le categorie possono essere molte di più, dipende dalle varie esigenze.

Questa è la fase più lunga e delicata. Le cose che si decide di togliere dovrebbero essere direttamente accantonate in una busta o in uno scatolone, in modo da eliminare subito anche la confusione. Le cose da tenere, invece, sarebbe meglio averle sempre davanti agli occhi: sia per evitare doppioni, sia perché serviranno per il passo successivo.

Il quarto passo, infatti, è la riorganizzazione degli spazi. Non si tratta semplicemente di rimettere nel cassetto le magliette che sono “sopravvissute” al decluttering, si tratta invece di capire come è meglio organizzare quello spazio e se c’era qualcosa che non ha funzionato nel precedente sistema organizzativo. In caso di dubbio si dovrebbe scegliere sempre la semplicità. I social sono invasi da immagini di case con tanti bei contenitori colorati in cui riporre gli oggetti accuratamente suddivisi, ma la vita di tutti i giorni è diversa. Quindi l’organizzazione dovrebbe essere semplice e funzionale, non Instagrammabile!

Il quinto ed ultimo passo è il mantenimento.

Il decluttering è completamente inutile se ci si trova a dover rifare tutto dopo poco tempo.

Secondo Marie Kondo il decluttering è un’operazione che, nella sua accezione più radicale, andrebbe fatta una sola volta nella vita.

E’ chiaro che in questo caso si sta parlando di un mega decluttering.

Altri, di portata notevolmente più ridotta, possono essere fatti anche un paio di volte l’anno, per esempio approfittando  dei cambi di stagione. Tuttavia il vero segreto del decluttering è l’approccio mentale ed emotivo. E’ del tutto inutile liberarsi dell’eccesso per poi lanciarsi in uno shopping sfrenato solo per riempire lo spazio che si è liberato.

Lessi s more deve diventare innanzitutto una filosofia di vita.

Le superfici che non sono più coperte da oggetti non sono vuote, ma libere!

Il nostro valore non dipende dai capi firmati nel nostro armadio, ma dalle nostre qualità umane e personali.

COSA FARE CON “I RICORDI”

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Il decluttering è spesso accompagnato dalla brutta nomea di voler far si che le persone gettino via i propri oggetti cari.

Non è assolutamente così!

E’ normale avere in casa oggetti a cui siamo affezionati, che hanno una “storia” e suscitano in noi un forte attaccamento emotivo. Va benissimo voler conservare il primo vestitino del proprio figlio, il souvenir del viaggio di nozze o la sciarpa fatti ai ferri dalla nonna.

Però c’è da stare attenti quando questo attaccamento diventa irragionevole e fuori controllo tanto da vivere in una specie di “museo dei ricordi” dove gli oggetti veramente utili sono sepolti sotto cataste di cose che non servono ma “le conservo per ricordo”.

Un modo pratico e rispettoso di conservare questo genere di oggetti potrebbe essere quello della “scatola dei ricordi”. Così si va sia ad ovviare al problema degli armadi e dei cassetti stipati, sia a dividere questo tipo di oggetti da quelli di uso quotidiano. Avere uno spazio apposito per i ricordi fa sì che, quando ci si vorrà concedere un tuffo nel passato, sarà di più facile trovare una determinata cosa.

DECLUTTERING E POI…

Terminato il decluttering ci saranno tanti oggetti da togliere.

Queste cose andranno ulteriormente suddivise perché limitarsi a buttare tutto in blocco sarebbe una scelta poco etica e poco sostenibile.

Si tratta di capire cosa può essere donato, cosa può essere venduto e cosa debba essere effettivamente buttato.

Se non si hanno amici o parenti a cui donare le cose che abbiamo declutterato, si possono trovare facilmente associazioni benefiche che saranno molto liete di ricevere quegli oggetti!

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Se, invece, si vuole vendere qualcosa c’è solo l’imbarazzo della scelta! Ci sono App, mercatini e negozi fisici che aiutano a dare una seconda vita agli oggetti che a noi non servono più!

Se ti piacciono i temi del minimalismo, della crescita personale e della consapevolezza puoi leggere anche:

MINIMALISMO IN VIAGGIO

Minimalismo e viaggi: perché è bello viaggiare leggeri.

È passato qualche tempo da quando mi sono avvicinata ad uno stile di vita minimalista e al viaggiare minimal. Questo percorso è iniziato casualmente – ed in modo non del tutto consapevole! – quando ho iniziato a chiedermi se le cose che mi circondavano e che riempivano la mia casa e la mia vita mi rendevano davvero felice.

Ma andiamo con ordine.

Cos’è il minimalismo? Cosa significa vivere in modo minimalista? E cos’è il minimalismo in viaggio?

Quando si parla di minimalismo la prima cosa che mi viene in mente la parola semplicità.

I “primi minimalisti” furono degli artisti americani che durante gli Anni 60 provarono a rivoluzionare la pittura e l’architettura riducendola “al minimo”. Successivamente, agli inizi del Duemila, in Giappone, il minimalismo si è trasformato in un vero e proprio stile di vita.

Nagisa Tatsumi, educatrice e autrice giapponese, e la famosissima Marie Kondo sono state le principali divulgatrici di una filosofia basata sul riordino come modo per raggiungere il benessere mentale attraverso uno stile di vita più intenzionale e minimalista.

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Il minimalismo spesso nasce dalla volontà di semplificare la propria vita (o almeno così è stato per me!).

E’ una scelta che ha molte implicazioni a livello mentale ed emotivo. Aiuta ad individuare quali sono le cose (materiali ed immateriali) che contano davvero.

Trasferire questo stile di vita anche ai viaggi è solo una naturale conseguenza. Questo, però, non significa necessariamente viaggiare per il mondo con uno zainetto minuscolo, ma piuttosto iniziare a fare scelte più consapevoli.

Così ho deciso di raccogliere alcune idee sul viaggiare in modo minimalista, sperando di incuriosirti. Secondo me il minimalismo in viaggio – come nella vita!- non è sinonimo di “rinunciare”, quanto piuttosto di “aggiungere”. Aggiungere consapevolezza, semplicità, spazio e libertà.

Consigli utili

Iniziamo col fare i bagagli…

  • Il minimalismo parte dalla valigia
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Ho passato anni a preoccuparmi di aver portato tutto (da casa) e di non aver lasciato niente (in hotel).

Poi – finalmente! – ho capito che portare meno cose ha il potere di sgombrare la mente e liberarla da tante preoccupazioni.

Viaggiare con meno cose significa avere meno cose di cui preoccuparsi, ma soprattutto significa avere spazi “vuoti” per concentrarsi sul resto: luoghi, persone, odori, colori…

Questo è uno dei risvolti più belli del viaggiare leggeri!

  • Meglio poco, ma buono

Viaggiare minimal non significa essere sciatti o mal vestiti, ma portare solo quello che serve.

Hai presente quella mole di vestiti che hai pigiato in valigia perché “non si sa mai”, ma poi ritornano sempre a casa puliti? Ecco!… Loro non servono!

In pratica: essere minimalista mentre si prepara la valigia significa scegliere con logica i capi da portare in base alla propria meta, al tipo di viaggio, alla sua durata, ecc…

I capi di buona qualità ci accompagnano per anni, sia in viaggio che nella vita di tutti i giorni.

Il fast fashion, invece, dura poco prima di iniziare a deformarsi, stingersi e logorarsi. Quindi, come direbbe la nonna: “meglio poco, ma buono!”.

  • Minimalismo, sostenibilità e risparmio
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Il minimalismo in viaggio è anche sinonimo di sostenibilità e risparmio.

L’esempio perfetto di come questi temi siano legati tra loro sono i souvenir.

Il minimalismo, infatti, aiuta ad essere più intenzionali rispetto a ciò che si acquista.

Questo significa che:

1. non ti metterai ad accatastare souvenir (e i soldi risparmiati potrai sempre investirli in un altro viaggio!); 2. se proprio vorrai acquistare qualcosa, potrai sempre scegliere oggetti di artigianato locale o prodotti tipici (anziché qualche patacca made in china).

In questo modo il tuo acquisto non sarà solo il ricordo di un viaggio, ma anche un modo per dare il tuo contributo alla comunità locale, che ti ha accolto e ospitato!

Se poi eviti di farti dare una busta di plastica per ogni oggetto che compri, anche il pianeta ne sarà contento!

In sintesi viaggiare minimal è un po’ questo: tralasciare il superfluo ed entrare in sintonia con il vero significato del viaggio per esplorare il mondo, dentro e fuori di te.

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CRESCITA PERSONALE E VIAGGI

Alcuni anni fa, in modo del tutto casuale, mi sono imbattuta nel mondo della crescita personale. Da allora ho cercato di approfondire queste tematiche applicandole anche alla mia grande passione per i viaggi.

Ma andiamo con ordine.

Dovevo fare il “cambio di stagione” del mio armadio. Avevo tanti vestiti e poco spazio e stavo cercando un sistema per stipare tutto nel modo più preciso possibile.

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Ho cercato su google e mi è apparsa Marie Kondo, la fata zen dell’ordine.

Avevo già sentito parlare di lei e del suo metodo, ma pensavo che un libro intitolato “Il magico potere del riordino” fosse rivolto a disordinati cronici con tendenze da “accumulatori seriali” e non a persone come me che, già per natura, tendono ad essere estremamente ordinate. Comunque – forse perché quel cambio di stagione mi stava davvero esasperando!- decisi di darle una chance. 

Iniziai a vedere dei video ed a leggere degli articoli. Poi comprai i suoi libri.

Quello fu solo il principio!

In pochissimo tempo passai dal tema del decluttering, a quello del minimalismo e poi all’intenzionalità, alla consapevolezza, alla mindfulness… in breve avevo scoperto un mondo!

E pensare che volevo solo riordinare l’armadio!

crescita personale: l’inizio

Non sono un’esperta di crescita personale, anzi è relativamente da poco che mi sono avvicinata a questi temi, tuttavia trovo che siano molto interessanti e mi piace l’idea di poter condividere questo percorso!

Con l’espressione “Crescita personale” si intende un processo di cambiamento teso a migliorare noi stessi ed il rapporto con gli altri attraverso lo sviluppo delle nostre potenzialità. In sostanza l’obiettivo è “diventare la migliore versione di se”.

Facile, no?

La prima cosa che ho notato da quando ho iniziato questo percorso è stata la graduale scomparsa di alcuni preconcetti. Prendiamo il minimalismo, per esempio. Nella mia mente era legato al clichè di una casa semi vuota e off-white. La verità è che non è così.

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Il minimalismo non è solo uno stile di arredamento (che può piacere o meno!), ma è soprattutto uno stile di vita, un modo di essere.

“Less is more” significa avere meno cose di cui occuparsi o meno impegni da gestire per avere più tempo per fare ciò che realmente ci interessa, per stare con le persone che per noi sono importanti e apportano valore alla nostra vita. Significa liberarsi del superfluo per occuparsi solo dell’essenziale.

Inoltre il minimalismo non è una gara a chi ha di meno! Io posso considerarmi minimalista possedendo 10 oggetti, mentre un’altra persona può farlo possedendone 50. Non c’è una regola fissa, si tratta di un atteggiamento interiore.

VIAGGI E TURISMO CONSAPEVOLE

I temi della crescita personale mi hanno appassionato da subito e per me è stato naturale cercare di capire come adattarli all’altra mia grande passione, i viaggi.

Ho trovato la sintesi perfetta nel “Turismo Consapevole”, una cosa che già facevo istintivamente da tempo senza sapere che avesse un nome specifico e delle “regole ufficiali”.

Viaggiare con consapevolezza significa essere parte attiva del viaggio. Raggiungere un luogo non solo per scattarsi un selfie e poterlo depennare dalla lista delle cose da fare, ma per vivere un’esperienza, per conoscere culture e tradizioni diverse dalla propria.

Viaggiare in questo modo spinge a riconsiderare se stessi!

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Fortunatamente, negli ultimi anni, è aumentata molto la sensibilità nei confronti del turismo consapevole ed anche l’ONU è intervenuta sul tema riconoscendo “l’importanza del turismo internazionale, e in particolare la designazione di un anno internazionale del turismo sostenibile per lo sviluppo, per promuovere una migliore comprensione tra i popoli in tutto il mondo, nel condurre ad una maggiore consapevolezza del ricco patrimonio di varie civiltà e al raggiungimento di un migliore apprezzamento dei valori intrinseci di culture diverse, contribuendo così al rafforzamento della pace nel mondo”.

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