“Storia di un bonsai. Se lo pensi lo puoi fare” è l’opera di esordio di Angelo Mazzeo, edita da Capponi Editore.
Si tratta di un libro a metà strada tra un romanzo di formazione ed un saggio motivazionale. È scritto in modo chiaro e diretto ed alterna momenti più leggeri ad altri maggiormente riflessivi.
La narrazione inizia in chiave autobiografica, ma l’esperienza di vita dell’autore assume via via un respiro sempre più ampio, diventando lo spunto per raccontare un spaccato della recente storia italiana.

IL TITOLO
Il titolo “Storia di un bonsai” è autoironico.
Angelo Mazzeo racconta come, soprattutto in certo frangente della sua vita, la sua statura non particolarmente elevata sia stata un vero cruccio. Fonte di non poche preoccupazioni. A distanza di anni, invece, riguardando al passato con maggiore serenità, ha deciso che fosse giunto il momento di chiudere definitivamente quel capitolo della sua vita, e lo ha fatto con lo strumento dell’autoironia.
Dunque il bonsai è diventato il simbolo stesso dell’autore, proprio come mostra l’immagine di copertina.
Il sottotitolo, invece, riassume il forte messaggio motivazionale che pervade l’intera narrazione.
Tutti ce la possono fare! Non è necessario nascere nella ricchezza per vivere una vita piena ed appagante. Anche chi nasce e cresce in condizioni sociali ed economiche svantaggiate può raggiungere obiettivi importanti e vedere realizzate le proprie ambizioni. L’importante è non piangersi addosso per la propria sfortuna, ma assumersi la responsabilità del proprio futuro e della propria felicità. Non c’è niente di prestabilito, ogn’uno è artefice del proprio destino.
STORIA DI UN BONSAI: STORIA DI UN RISCATTO SOCIALE
Il libro è soprattutto la storia di un riscatto sociale.
L’autore racconta le tappe più significative della sua esperienza personale attraverso i vari capitoli: dall’infanzia alla conversione religiosa, dalle battaglie sociali alla rivalsa finale.
In questo cammino esistenziale emergono due cose fondamentali: la cultura ed il bene che si fa agli altri.
«[…] Ho sempre creduto che studiare, imparare, mi avrebbe permesso di realizzare i mei sogni. Ho sempre creduto che la cultura mi avrebbe reso libero, indipendente, affrancato da tutto e da tutti».
Angelo Mazzeo
La cultura, dunque, appare come la chiave di volta. Ciò che veramente consente di emanciparsi da un destino che sembra già scritto e di mettersi al servizio degli altri, degli ultimi, come racconta l’autore attraverso la personale esperienza con il progetto “Avvocato di Strada”.
Il che consente di collegarsi all’altro elemento giudicato fondamentale da Mazzeo, ovvero il bene che si fa agli altri, senza aspettarsi nulla in cambio.
L’autore, infatti, racconta della sua costante e infruttuosa ricerca della felicità, dal frenetico rincorrere cose e affetti e del vuoto interiore che ne derivava. La svolta, nella sua esperienza personale, è arrivata quando ha cambiato prospettiva, smettendo di vivere proiettato su sé stesso ed iniziando a coltivare il piacere del dare piuttosto che del prendere.
Infine, è molto interessante l’inversione di prospettiva che si avverte nell’ultimo capitolo.
Angelo Mazzeo racconta come la propria rivalsa sociale abbia assunto dei connotati molto diversi rispetto a quelli a cui aveva pensato da ragazzo. Lui, figlio di operaio, quando si vede offrire un posto come dirigente in una multinazionale, anziché accettare subito, come probabilmente avrebbe fatto da giovane, rinuncia. Rinuncia per continuare a condurre una vita che ritiene più appagante, ma anche per essere finalmente libero. Libero dalla brama di successo e affermazione che lo aveva accompagnato in gioventù. E’ così che si compie pienamente la sua emancipazione ed il suo vero riscatto sociale.
A chi è rivolto il libro
“Storia di un bonsai” è un libro adatto a tutti. A coloro che vogliono approfondire alcuni temi sociali, politici ed economici del nostro recente passato, come il crac Parmalat, raccontato dalla prospettiva di chi ha lavorato direttamente alle indagini. Ma anche a coloro che sono alla ricerca di nuove prospettive per il futuro o che abbiano bisogno di una scintilla di speranza, perché “se lo pensi lo puoi fare”.
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