STORIA DI UN BONSAI – RECENSIONE

“Storia di un bonsai. Se lo pensi lo puoi fare” è l’opera di esordio di Angelo Mazzeo, edita da Capponi Editore.

Si tratta di un libro a metà strada tra un romanzo di formazione ed un saggio motivazionale. È scritto in modo chiaro e diretto ed alterna momenti più leggeri ad altri maggiormente riflessivi.

La narrazione inizia in chiave autobiografica, ma l’esperienza di vita dell’autore assume via via un respiro sempre più ampio, diventando lo spunto per raccontare un spaccato della recente storia italiana.  

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IL TITOLO

Il titolo “Storia di un bonsai” è autoironico.

Angelo Mazzeo racconta come, soprattutto in certo frangente della sua vita, la sua statura non particolarmente elevata sia stata un vero cruccio. Fonte di non poche preoccupazioni. A distanza di anni, invece, riguardando al passato con maggiore serenità, ha deciso che fosse giunto il momento di chiudere definitivamente quel capitolo della sua vita, e lo ha fatto con lo strumento dell’autoironia.

Dunque il bonsai è diventato il simbolo stesso dell’autore, proprio come mostra l’immagine di copertina.

Il sottotitolo, invece, riassume il forte messaggio motivazionale che pervade l’intera narrazione.

Tutti ce la possono fare! Non è necessario nascere nella ricchezza per vivere una vita piena ed appagante. Anche chi nasce e cresce in condizioni sociali ed economiche svantaggiate può raggiungere obiettivi importanti e vedere realizzate le proprie ambizioni. L’importante è non piangersi addosso per la propria sfortuna, ma assumersi la responsabilità del proprio futuro e della propria felicità. Non c’è niente di prestabilito, ogn’uno è artefice del proprio destino.

STORIA DI UN BONSAI: STORIA DI UN RISCATTO SOCIALE

Il libro è soprattutto la storia di un riscatto sociale.

L’autore racconta le tappe più significative della sua esperienza personale attraverso i vari capitoli: dall’infanzia alla conversione religiosa, dalle battaglie sociali alla rivalsa finale.

In questo cammino esistenziale emergono due cose fondamentali: la cultura ed il bene che si fa agli altri.

«[…] Ho sempre creduto che studiare, imparare, mi avrebbe permesso di realizzare i mei sogni. Ho sempre creduto che la cultura mi avrebbe reso libero, indipendente, affrancato da tutto e da tutti».

Angelo Mazzeo

La cultura, dunque, appare come la chiave di volta. Ciò che veramente consente di emanciparsi da un destino che sembra già scritto e di mettersi al servizio degli altri, degli ultimi, come racconta l’autore attraverso la personale esperienza con il progetto “Avvocato di Strada”.

Il che consente di collegarsi all’altro elemento giudicato fondamentale da Mazzeo, ovvero il bene che si fa agli altri, senza aspettarsi nulla in cambio.

L’autore, infatti, racconta della sua costante e infruttuosa ricerca della felicità, dal frenetico rincorrere cose e affetti e del vuoto interiore che ne derivava. La svolta, nella sua esperienza personale, è arrivata quando ha cambiato prospettiva, smettendo di vivere proiettato su sé stesso ed iniziando a coltivare il piacere del dare piuttosto che del prendere.

Infine, è molto interessante l’inversione di prospettiva che si avverte nell’ultimo capitolo.

Angelo Mazzeo racconta come la propria rivalsa sociale abbia assunto dei connotati molto diversi rispetto a quelli a cui aveva pensato da ragazzo. Lui, figlio di operaio, quando si vede offrire un posto come dirigente in una multinazionale, anziché accettare subito, come probabilmente avrebbe fatto da giovane, rinuncia. Rinuncia per continuare a condurre una vita che ritiene più appagante, ma anche per essere finalmente libero. Libero dalla brama di successo e affermazione che lo aveva accompagnato in gioventù. E’ così che si compie pienamente la sua emancipazione ed il suo vero riscatto sociale.

A chi è rivolto il libro

“Storia di un bonsai” è un libro adatto a tutti. A coloro che vogliono approfondire alcuni temi sociali, politici ed economici del nostro recente passato, come il crac Parmalat, raccontato dalla prospettiva di chi ha lavorato direttamente alle indagini.  Ma anche a coloro che sono alla ricerca di nuove prospettive per il futuro o che abbiano bisogno di una scintilla di speranza, perché “se lo pensi lo puoi fare”.

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NARNI SOTTERRANEA: UN VIAGGIO NEL TEMPO

Narni Sotterranea più che luogo è una storia!

Visitandola si attraversano chiese e ambienti ipogei, ma quello che colpisce di più, ciò che la rende veramente affascinante, è l’incredibile storia della sua scoperta.

Una storia che inizia nel 1979 ed arriva ai nostri giorni attraverso una serie di vicissitudini in cui il protagonista è sempre stato un quid misterioso (ed anche un po’ ironico!) che alcune volte ha preso le sembianze della fortuna, altre del fato, altre ancora della Divina Provvidenza.

LA SCOPERTA

La storia di Narni Sotterranea inizia nel 1979, quando un gruppetto di sei ragazzi, tutti appartenenti al Gruppo Speleologico dell’UTEC, erano intenti a testare delle nuove funi calandosi dall’alto di quelli che oggi sono chiamati “Giardini di San Bernardo” e si imbatterono in un piccolo passaggio attraverso un muro. Incuriositi dalla scoperta, decisero di esplorare questo passaggio e capire dove portava. Fu così che, dopo un lunghissimo abbandono, tornò alla luce la chiesa di San Michele dell’antico convento domenicano di Narni.

In realtà, all’epoca della scoperta i ragazzi non sapevano ancora che quella chiesa fosse originariamente dedicata all’Arcangelo tanto che decisero di darle il nome di Santa Maria della Rupe, nome che conserva tuttora!

La storia della chiesa, infatti, riemerse a piccoli pezzi, nel corso del tempo, grazie ad un lungo e costante lavoro di ricerca che, allo stesso tempo, consentì di riportate alla luce altri ambienti.

Infatti, oltre alla chiesa, furono scoperti una parte di una domus romana con una cisterna ed un tribunale dell’Inquisizione con una piccola cella.

Quest’ultima è stata la parte della storia più complessa da ricostruire.

Sembrava, infatti, che non ci fossero da nessuna parte documenti ufficiali che attestassero la presenza della Santa Inquisizione a Narni. Fu solo grazie ad una serie di circostanze fortuite che, accedendo agli Archivi Vaticani ed a quelli del Trinity College, si riuscì ad avere la conferma documentata non solo della presenza a Narni del Santo Uffizio, ma addirittura si poté ricostruire la storia di un intero processo che aveva avuto luogo presso quel tribunale.

NARNI SOTTERRANEA: L’ITINERARIO DI VISITA

La Chiesa di Santa Maria della Rupe

Il punto di partenza del percorso di visita è la Chiesa di Santa Maria della Rupe, risalente al XIII secolo ed oggi completamente restaurata.

La storia della chiesa può essere divisa in tre fasi.

La prima risalente al XII-XIII secolo, durante la quale venne costruito un primo ambiente all’interno di una cavità naturale, di fianco ad un’antica domus romana con cisterna. Probabilmente questa prima costruzione venne realizzata sui resti di un precedente edificio longobardo, cosa che sembrerebbe confermata proprio dalla presenza di un affresco di San Michele, a cui i longobardi erano particolarmente devoti.

Una seconda fase, databile intorno al XIV secolo, durante la quale la struttura venne inglobata all’interno del convento costruito dai domenicani. A questo periodo risale la realizzazione di un nuovo pavimento e, sulle pareti laterali, delle sedute riservate ai monaci.

Durante la terza ed ultima fase, tra il XVII e il XVIII secolo, l’edificio perse la sua funzione religiosa e, sotto l’occupazione francese, fu addirittura usato come cantina. Seguì un lungo periodo di abbandono a qui fece seguito la distruzione della Seconda Guerra Mondiale.

Tutta la storia della chiesa è riassunta in una suggestiva ricostruzione virtuale a cui si può assistere all’inizio della visita.

La domus romana e l’Acquedotto della Formina

Dalla chiesa si passa, attraverso un varco nella parete laterale, in un secondo ambiente, probabilmente parte di una domus romana che conserva una cisterna. Questa seconda parte è dedicata all’ingegneria idraulica romana ed alla presentazione dell’Acquedotto Romano della Formina, visitabile su prenotazione.

È un viaggio ideale nella Narnia romana, attraverso modellini e riproduzioni degli strumenti effettivamente utilizzati per la realizzazione dell’acquedotto.

la Santa Inquisizione

Superato un lungo corridoio si arriva nell’ambiente più suggestivo (e più inquietante!) del tour: la Stanza dei Tormenti – come viene chiamata nei documenti ritrovati negli Archivi Vaticani e al Trinity College. Si tratta di una sala allestita con ricostruzioni di alcune macchine di tortura utilizzate dal tribunale dell’Inquisizione.

Una piccola cella adiacente testimonia ancora oggi, attraverso segni e graffiti sulle pareti, le sofferenze patite dagli inquisiti. In particolare Giuseppe Andrea Lombardini, detenuto nella cella, volle afferamre la propria innocenza tracciando su tutte le pareti dei simboli, il cui mistero è stato decifrato solo grazie ad una serie di coincidenze ed alla caparbietà di Roberto Nini, uno dei sei ragazzi scopritori.

La Chiesa di Santa Maria Maggiore

Ulteriori scavi archeologici hanno permesso poi di portare alla luce una cripta del XII secolo, dei mosaici di epoca bizantina e l’abside dell’antica chiesa di Santa Maria Maggiore, un tempo cattedrale di Narni, oggi convertita nell’Auditorium di San Domenico.

La visita termina proprio all’interno dell’Auditorium.

Per scoprire tutti gli incredibili dettagli della scoperta di questo percorso e viverne appieno la magia, non vi resta che visitare Narni Sotterranea.

Per informazioni sulle visite guidate, gli orari di apertura al pubblico ed il costo dei biglietti si può consultare il sito narnisotterranea

Durante la visita è vietato fare fotografie.

Tutto il materiale fotografico presente nell’articolo è stato realizzato da Moira Sperandei e Letizia Longarini e gentilmente fornitomi da Narni Sotterranea che ringrazio!

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COSA VISITARE A NARNI IN UN GIORNO

Narni è una cittadina ricca di storia, arte e tradizioni. Un luogo di grande suggestione e bellezza, nel cuore dell’Umbria.

Per l’antico popolo degli Umbri il suo nome era Nequinum. Furono invece i Romani a darle il nome- poi reso celebre dalla letteratura! – di Narnia, da Nahar, l’attuale fiume Nera. Non si conosce con certezza quando la città di Narnia cambiò il suo nome in Narni, ma probabilmente questo avvenne gradualmente nel corso del tempo, a partire dal XIII secolo.

In ogni caso il nome Narnia non era destinato a cadere nell’oblio! Infatti, in tanti lo conoscono grazie ai romanzi fantasy di C.S. Lewis, “Le cronache di Narnia”.

Posto che Lewis non visitò mai Narni, ci sono due teorie su come abbia scelto il titolo dei suoi libri. Secondo alcuni sarebbe stato ispirato dai racconti di un suo assistente che, al contrario, aveva visitato la città restandone particolarmente affascinato. Secondo altri, invece, Lewis consultò una cartina dell’Italia su un atlante del 1904 con iscrizioni in latino e, semplicemente, rimase colpito dal suono della parola Narnia.

È vero, arrivando a Narni non ci saranno ad accogliervi né Susan, né il Principe Caspian, ma sarete comunque circondati da tanta bellezza!

Ecco le tappe fondamentali del nostro itinerario di un giorno a Narni:

Centro geografico d’Italia;

Cattedrale di San Giovenale;

Palazzo dei Priori e il Palazzo Comunale;

Palazzo Eroli, sede del Museo della Città e del Territorio;

Rocca Albornoz;

Narni Sotterranea.

NARNI: IL CENTRO GEOGRAFICO D’ITALIA

Secondo uno studio condotto dall’Istituto geografico militare (I.G.M.) di Firenze, il centro geografico dell’Italia peninsulare si trova a Narni, lungo il percorso dell’acquedotto romano della Formina, vicino al ponte Cardona, un ponte romano con un unico arco a tutto sesto leggermente rialzato.

Lasciata l’auto nell’apposito parcheggio, si prosegue lungo un sentiero nel bosco che conduce al ponte e ad una piccola scultura in pietra di forma circolare che, appunto, simboleggiare il centro geografico d’Italia. Toccandola, come suggerito dal cartello, vi porterà “fortuna e salute”.

LA CATTEDRALE DI SAN GIOVENALE

La cattedrale di Narni è disposta ad angolo tra piazza Garibaldi e piazza Cavour, su cui si trova il portico del fronte principale. È dedicata al primo vescovo della città, san Giovenale, morto il 3 maggio 376.

La sua costruzione iniziò nel 1047 e terminò nel 1145. Nel corso dei secoli, la chiesa subì vari interventi di rinnovamento ed ampliamento. Nel XIV secolo l’abside fu completamente rinnovato in stile gotico, fu edificata la facciata e innalzato l’intero edificio.

Ulteriori interventi risalgono, invece, al Quattrocento, con l’aggiunta di un portico sul prospetto principale e la copertura con volte a crociera di tutte le navate.

Infine la realizzazione della cripta, in cui riposano le reliquie di san Giovenale, iniziò nel 1642.

NARNI: IL PALAZZO COMUNALE ED IL PALAZZO DEI PRIORI

Il Palazzo Comunale, già Palazzo del Podestà, fronteggia il Palazzo dei Priori che sorge nell’omonima piazza, proprio al centro di Narni.

Venne costruito, a partire dal 1273, sul luogo che già aveva ospitato il foro romano. L’aspetto attuale dell’edificio è frutto dei lavori avvenuti tra il ‘300 ed il ‘400. Sulla destra del portale di accesso si trova il Punto di informazione Turistica di Narni.

Il Palazzo dei Priori, grazie alla sua particolare architettura, è uno dei monumenti più belli dell’Umbria.

Ogni elemento del palazzo rivela il suo profondo legame con la storia della città di Narni: il portale, la loggetta del banditore, la torre civica che domina la città e l’intera vallata e sulla cui sommità è posta la campana che chiamava a raccolta i cittadini in caso di necessità.

Oggi l’edificio ospita al piano terra il Digipass e la sede dell’Ente della Corsa all’Anello, uno degli eventi di rievocazione storica più importanti d’Italia nato per devozione al santo patrono Giovenale di cui il 3 maggio si celebra la festa.

LA CHIESA DI S. MARIA IMPENSOLE

Si tratta di una piccola chiesa che sorge nel centro storico di Narni, all’imbocco di Via Mazzini.

All’esterno presenta uno splendido portico con tre luci corrispondenti alle tre porte d’ingresso, divise da quattro colonne, due intere e due incorporate nei pilastri laterali.

L’interno della chiesa, invece, colpisce per la sua semplicità austera. Ha una pianta a croce latina con tre navate: le due laterali più basse separate dalla centrale con delle colonne che sorreggono archi a sesto ribassato.

Venne costruita tra il VII e il X secolo su un preesistente edificio romano di età tardo repubblicana, probabilmente un tempio dedicato a Bacco. Il suo nome deriva dall’appellativo “in pensile”, ossia “sospesa”, perché realizzata sopra due grandi cisterne.

PALAZZO EROLI

Palazzo Eroli, fino alla fine del Novecento, fu la dimora della nobile famiglia a cui deve il suo nome. Oggi, invece, ospita il Museo, la Pinacoteca e la Biblioteca della Città di Narni. Si trova nella parte alta del centro storico, dietro il Palazzo del Podestà, a ridosso della Chiesa di San Francesco.

Il Museo è articolato in due sezioni: una archeologica ed una artistica. Nella sezione archeologica si possono ammirare reperti che vanno dalla Preistoria al ‘700, tra cui la mummia ed il sarcofago ligneo donati dalla famiglia Martinori. Nella pinacoteca, invece, sono esposte opere che coprono un arco temporale che va dal 1300 al 1700. Quelle di maggior pregio sono “L’Annunciazione” di Gozzoli e “L’Incoronazione della Vergine” del Ghirlandaio.

ROCCA ALBORNOZ

La Rocca Albornoziana troneggia sul Monte Maggiore e domina la Città di Narni, la Via Flaminia ed il magnifico panorama sulle Gole del Nera.

Fu costruita per volontà del Cardinale Egidio Albornoz nel 1367. I lavori terminarono nel 1378 e sulla sua porta furono posti quattro stemmi: quello di papa Urbano V, del suo successore Gregorio XI e dei cardinali Anglico De Grimoard e Filippo d’Alençon.

La costruzione della Rocca segnò il declino dell’autonomia della Civitas di Narnia. Infatti, sia questa Rocca che le altre fortezze edificate dal Cardinale Albornoz avevano come scopo quello di accresce il sistema difensivo volto a controllare il territorio di collegamento tra Perugia, Terni e Amelia, ma anche la via Flaminia e la strada che si dirige verso Orte ed il Lazio.

Nel corso della sua lunga storia, la Rocca è stata dimora di papi, cardinali e condottieri. Nel 1906 fu acquistata, per una piccola somma, dal principe russo Mestschezsy, che la tenne fino al 1972, anno in cui divenne di proprietà di una famiglia romana. Oggi, la Rocca Albornoziana è patrimonio del Comune di Narni.

NARNI SOTTERRANEA

Dulcis in fundo, Narni Sotterranea.

È stata la parte più interessante e sorprendente del nostro tour. In passato avevamo visitato altre città sotterranee con grotte e ipogei, ma niente di paragonabile all’esperienza di Narni Sotterranea! Questo sito, scoperto nel 1979, è aperto al pubblico dal 1994 ed è un vero e proprio viaggio indietro nel tempo. Un’esperienza coinvolgente ed emozionante a cui dedicherò un articolo specifico.

Per qualsiasi informazione su visite, eventi, orari e biglietti si può visitare il sito ufficiale narnisotterranea.it

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LA CASCATA DELLE MARMORE

La cascata delle Marmore è la più alta cascata artificiale d’Europa e tra le più alte del mondo.

Si trova a circa 7 Km dalla città di Terni ed è formata dall’incontro dei fiumi Nera e Velino.

Il suo nome deriva dai sali di carbonato di calcio presenti sulle rocce che, quindi, appaiono simili al marmo bianco.

Se stai pensando di visitare la cascata delle Marmore, in questo articolo troverai tante informazioni utili e consigli pratici per organizzare il tuo viaggio!

CASCATA DELLE MARMORE: UN PO’ DI STORIA

La Cascata è il risultato di una incredibile opera di ingegneria romana!

Nel 271 a.C., il console romano Manio Curio Dentato ordinò la costruzione di un canale- chiamato Cavo Curiano- allo scopo di far defluire le acque stagnanti del lago Velino in direzione del salto naturale di Marmore. Da lì, infatti, l’acqua sarebbe precipitata direttamente nel fiume Nera, affluente del Tevere.

Con la caduta dell’Impero romano d’Occidente ebbe fine anche la manutenzione del canale, il che portò ad una diminuzione del deflusso delle acque ed alla progressiva trasformazione in palude della Piana Reatina. Nel 1422, dopo molte vicissitudini e grazie all’intervento di Gregorio XII, venne costruito un nuovo canale per ripristinare la portata originaria del fiume.

Nei secoli seguenti furono realizzate varie opere per garantire il corretto funzionamento o cercare di migliorare quanto già costruito.

Successivamente, nel XIX secolo, le acque della cascata iniziarono ad essere utilizzate per la loro forza motrice. In questo modo Terni diventò sede delle note Acciaierie; mentre, negli anni successivi, la cascata iniziò ad essere sfruttata intensamente per la produzione di energia idroelettrica.

LA LEGGENDA

Sulle origini della cascata c’è anche un’antica leggenda, solitamente raccontata dallo Gnefro.

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Fonte: Pixabay

Lo Gnefro (chiamato anche Gnèfru), nella cultura popolare umbra, è una creatura leggendaria, simile al folletto, che è solita vivere in gruppi nei pressi della cascata delle Marmore, del lago di Piediluco e lungo il fiume Nera.

Secondo questa leggenda, una ninfa di nome Nera si innamorò del giovane pastore Velino. L’amore dei due giovani, che appartenevano a due mondi diversi, era impossibile e, quando la dea Giunone li scoprì, trasformò la ninfa Nera in un fiume, come punizione per aver trasgredito alla regola che non consentiva l’amore con gli esseri umani. Velino, sconsolato, si gettò a capofitto dalla rupe di Marmore credendo che Nera stesse annegando in quelle acque che prima non c’erano. Giove, per evitargli una morte certa, durante il volo lo trasformò in acqua, così da permettergli di salvarsi e ricongiungersi con Nera per l’eternità.

INFORMAZIONI UTILI

La cascata delle Marmore è a flusso controllato.

Questo significa che, in alcuni momenti della giornata, la cascata ha una portata minima ridotta (0,3 metri cubi/secondo) perché gran parte dell’acqua del fiume Velino viene utilizzata per la produzione di energia elettrica.

Il flusso dell’acqua è regolato attraverso delle chiuse e, a orari stabiliti, viene aumentato formando un salto spettacolare. Poco prima dell’orario di rilascio dell’acqua, un segnale acustico avvisa dell’inizio. Il getto d’acqua della cascata inizierà ad aumentare progressivamente, raggiungendo in pochi minuti il suo massimo ed offrendo uno spettacolo unico ai visitatori. Per conoscere gli orari di rilascio dell’acqua clicca qui!

Per accedere al parco di cui la cascata fa parte è necessario acquistare un biglietto.

È possibile farlo sia in loco, nelle biglietterie fisiche che si trovano nei pressi del parcheggio, oppure on-line, evitando la fila! Per conoscere tariffe e convenzioni clicca qui.

Acquistando il biglietto, che ha validità giornaliera, si ha libero accesso a tutti i 6 sentieri che attraversano il parco. Solo il balcone degli innamorati è visitabile esclusivamente con visita guidata, anch’essa acquistabile sia online che presso le biglietterie.

All’interno del parco ci sono Bar e aree pic-nic. Presso il Centro di Educazione Ambientale posto nell’area escursionistica è possibile ricevere informazioni, acquistare servizi e gadget.

È consigliabile avere un abbigliamento comodo con scarpe da ginnastica o da trekking. Inoltre, soprattutto se si ha intenzione di percorrere i sentieri più vicini alla cascata o fare la visita guidata al balcone degli innamorati, è indispensabile avere un impermeabile!

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IL CASTELLO DI ROCCA CALASCIO

Il Castello di Rocca Calascio è uno dei castelli più elevati d’Europa e, secondo il National Geographic, anche uno dei 15 castelli più belli al mondo!

Questa meraviglia si trova in una frazione del piccolo comune di Calascio, in provincia dell’Aquila.

Il castello, dall’alto dei suoi 1500 metri, domina un paesaggio spettacolare che spazia dalla piana di Campo Imperatore al Gran Sasso, dalla Majella alla dorsale del Sirente.

Se state pensando di organizzare un viaggio in Abruzzo, allora dovete assolutamente includere Rocca Calascio nel vostro itinerario.

In questo articolo troverete tutte le informazioni per organizzare la vostra visita a Rocca Calascio!

ROCCA CALASCIO: UN PO’ DI STORIA

Molto probabilmente il castello sorge sui resti di un’antica fortificazione di epoca romana che, data la posizione, doveva servire a controllare il territorio sottratto ai Vestini nel 300 a.C..

La struttura attuale risale al periodo normanno. Il castello, infatti, venne edificato per volere di Ruggero II d’Altavilla dopo la conquista normanna del 1140 e faceva parte di un complesso sistema di fortificazioni difensive che controllavano le vallate abruzzesi.

Nel corso dei secoli il castello passò sotto il dominio di molte nobili casate tra cui i Pagliara, i Colonna, i Cattaneo, i Medici, i Piccolomini ed i Borbone.

Nel 1703 il castello fu gravemente danneggiato dal terremoto che distrusse quasi interamente l’antico borgo. Successivamente, terminata la sua funzione difensiva, fu progressivamente abbandonato.

Le sorti del castello mutarono quando, negli anni 80, venne scelto come set cinematografico prima per Ladyhawke e poi per Il nome della rosa. Il cinema riaccese (letteralmente!) i riflettori sul castello e, poco dopo, iniziarono i lavori di restauro e consolidamento.

COSA VISITARE (OLTRE AL CASTELLO)

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Accanto al castello si trova la piccola chiesa di Santa Maria della Pietà, un pittoresco tempietto eretto nel 1596. La chiesa sorge sui resti di una preesistente edicola, proprio sul luogo che la tradizione indica come il teatro di una sanguinosa battaglia in cui la popolazione locale sconfisse una banda di briganti provenienti dal vicino Stato Pontificio.

La chiesa ha una pianta ottagonale, sormontata da una cupola ad otto spicchi, ed un portale di accesso in stile barocco. Purtroppo l’interno è visitabile solo in poche occasioni, ma comunque vale la pena soffermarsi nei pressi della chiesa anche solo per ammirare lo splendido paesaggio che la circonda.

Dedicate un po’ di tempo anche alla visita del piccolo borgo medievale situato proprio sotto al castello. Un tempo aveva lo scopo di proteggere la popolazione dalle invasioni nemiche. Oggi, invece, è stato in parte convertito in un albergo diffuso in cui è possibile soggiornare o fermarsi per una breve pausa e, casomai, assaporare qualche prodotto tipico del territorio.

ROCCA CALASCIO: INFORMAZIONI UTILI

Il Castello di Rocca Calascio è visitabile tutto l’anno, salvo condizioni meteo davvero avverse. La visita è libera, dalle 9.00 fino al tramonto.

A Rocca Calascio ogni periodo dell’anno ha il suo fascino. In primavera ed in estate si può ammirare un panorama nel pieno del suo rigoglio, in autunno tutto si tinge dei colori caldi del foliage, mentre in inverno la neve avvolge il castello e le vallate creando un paesaggio fiabesco.  

In qualunque periodo decidiate di visitare il castello, vi consiglio un abbigliamento da montagna, con scarpe da trekking ed una giacca anti vento (anche in piena estate!).

Il piccolo borgo che precede il castello è chiuso al traffico, perciò è necessario parcheggiare e proseguire a piedi. Lungo la strada ci sono dei piccoli parcheggi gratuiti. Il più vicino è quello situato sull’ultimo tornante. Tuttavia i posti per le auto sono pochi, quindi vi consiglio di visitare il castello nei giorni feriali o di mattina presto.

Se i posti auto dovessero essere tutti pieni, dovrete tornare a Calascio, parcheggiare e salire a piedi. In alternativa si può prendere la navetta Calascio-Rocca Calascio, al costo di € 4,00 per gli adulti e 2,00 per i bambini per andata e ritorno, attiva dalle 9.00 alle 18.00 con corse ogni 20 minuti. La navetta è in funzione nel periodo estivo e parte dalla piazza di Calascio, dove è possibile acquistare i biglietti.

Infine, se avete tempo ed amate camminare immersi nella natura, potete raggiungere il castello seguendo le antiche strade della transumanza. Potete seguire una parte del Tratturo Magno, che attraversa Abruzzo, Molise e Puglia, oppure potete percorrere il sentiero ad anello che collega i borghi di Santo Stefano di Sessanio, Calascio e Castelvecchio Calvisio. Il sentiero è abbastanza semplice e dura circa 3 ore e mezza.

Per altre idee su cosa visitare in Abruzzo:

DOVE SOGGIORNARE

Le case vacanza “Le Masserie” si trovano a Villetta Barrea, nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

Villetta Barrea, infatti, occupa una posizione strategica all’interno del Parco, tanto che con brevi spostamenti in auto è possibile raggiungere la Camosciara, Pescasseroli, il lago di Scanno, Forca d’Acero, la Val Fondillo e tanti altri luoghi tra i più belli del centro Italia.

Per saperne di più clicca qui!

LA CITTà DEL VATICANO

La Città del Vaticano è il più piccolo Stato sovrano del mondo, ha un’estensione di soli 0,44 kmq ed una popolazione di poco più di 800 anime. Però, a dispetto delle sue ridotte dimensioni, custodisce alcuni dei monumenti più belli del mondo!

Quindi, se stai pensando di andare nella Città del Papa, ecco alcuni suggerimenti per organizzare al meglio la tua visita.

CITTà DEL VATICANO: PIAZZA SAN PIETRO

Bellissima e maestosa, Piazza San Pietro è tra le piazze più celebri del mondo.

La sua storia è lunga e complessa.

Per secoli tutte le attenzioni furono rivolte alla realizzazione della grandiosa Basilica mentre la platea Sancti Petri – come veniva allora chiamata l’attuale piazza! – era stata lasciata in secondo piano. Quando finalmente arrivò il momento di dedicarsi alla sua realizzazione il problema principale che venne riscontrato fu quello di trasformare un semplice spazio in un’area monumentale, rappresentativa, ma anche funzionale.

Il progetto elaborato da Bernini nel 1656, e sostenuto da papa Alessandro VII Chigi, si presentò come la soluzione ideale al problema. Ancora oggi, infatti, Piazza San Pietro rappresenta uno dei migliori esempi di architettura ed urbanistica barocca.

La Piazza è ad ovato tondo. Questa forma venne scelta perché risultava più facile da realizzare rispetto ad un’ellisse, ma al contempo anche più insolita. L’ovato tondo è l’unione di due semicirconferenze che si intersecano nei rispettivi centri, unite da due archi di cerchio. Fu proprio questa particolare forma che permise a Bernini di affermare che:

“la chiesa di San Pietro, quasi matrice di tutte le altre doveva haver’ un portico che per l’appunto dimostrasse di ricevere à braccia aperte maternamente i Cattolici”.

LA BASILICA DI SAN PIETRO

Attraversata la Piazza, si accede alla Basilica di San Pietro.

È la più grande delle quattro basiliche papali di Roma, e spesso viene descritta come la più grande del mondo, sia per le sue dimensioni, che per la ricchezza con cui è decorata, ma anche, metaforicamente, in quanto centro spirituale della Cristianità.

Tuttavia, anche può sembrare strano, non è la cattedrale della diocesi di Roma, poiché questo titolo spetta alla basilica di San Giovanni in Laterano, che è anche la prima per importanza essendo “Madre e Capo di tutte le Chiese dell’Urbe e del Mondo”.

La costruzione dell’attuale basilica iniziò nel 1506, durante il pontificato di Giulio II, e si concluse nel 1626 sotto papa Urbano VIII.

Precedentemente, nello stesso sito, si trovava una chiesa del IV secolo, fatta costruire dall’imperatore Costantino I sull’area del circo di Nerone e di una vicina necropoli dove, secondo la tradizione, venne sepolto san Pietro dopo la sua crocifissione.

Oggi la Basilica di San Pietro è uno dei luoghi più affascinanti del mondo, un scrigno di capolavori unici.

Tra le meraviglie che è possibile ammirare al suo interno ci sono:

La Pietà di Michelangelo;

Il Monumento a Clemente XIII di Antonio Canova;

La Tomba di Innocenzo VIII del Pollaiolo;

Il Baldacchino dell’Altare realizzato da Bernini e Borromini.

Per apprezzare a pieno le bellezze della Basilica si può partecipare ad una visita guidata oppure si può optare per un’audioguida, più economica e comunque molto interessante!

CITTà DEL VATICANO: LE GROTTE

 Le grotte vaticane si estendono sotto la navata centrale della Basilica, tre metri più in basso del pavimento.

Sono una vera e propria chiesa sotterranea che occupa lo spazio in cui un tempo sorgeva la basilica costantiniana del IV secolo. Il termine “grotte” in realtà è improprio, si tratta più propriamente di un’intercapedine tra la vecchia basilica e quella attuale.

La pianta delle grotte, che si diramano in nicchie e corridoi, è quello di una chiesa a tre navate, le cui cappelle ospitano le sepolture dei papi. L’abside della chiesa ha come centro ideale la cappella di San Pietro a cui corrisponde, sopra le grotte, l’altare e la cupola michelangiolesca, mentre sotto, nella necropoli, la tomba del primo papa: l’apostolo Pietro.

LA CUPOLA

È una delle più grandi coperture in muratura mai costruite. Ha un diametro interno di circa 42 metri e porta l’altezza complessiva della Basilica, dalla base fino alla sommità, a oltre 130 metri.

Il suo progetto, a cui Michelangelo lavorò fino al 1564, anno della sua morte, segna il passaggio dall’architettura rinascimentale a quella barocca.

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Fonte: Pixabay

È uno dei simboli di Roma- anche se tecnicamente si trova in un altro stato! – ed anche uno dei punti panoramici più belli per godersi una vista a 360 gradi sulla Città Eterna.

Per raggiungere il Cupolone esistono due possibilità: andare a piedi (circa 550 gradini) o prendere l’ascensore e fare a piedi “solo” gli ultimi 320 gradini!

I MUSEI VATICANI

I Musei Vaticani sono il museo nazionale della Città del Vaticano. Vennero fondati da papa Giulio II nel XVI secolo e sono una delle raccolte d’arte più grandi ed importanti del mondo.

Per approfondire, leggi: 7 CURIOSITA’ SUI MUSEI VATICANI

CITTà DEL VATICANO: LA CAPPELLA SISTINA

“Senza aver visto la Cappella Sistina non è possibile formare un’idea apprezzabile di cosa un uomo solo sia in grado di ottenere”

Goethe

Le ragioni che rendono unica la Cappella Sistina sono essenzialmente due: è il luogo in cui si svolge il conclave per l’elezione del nuovo papa; ed è decorata dalle opere più conosciute e celebrate dell’intera storia dell’arte mondiale. Tra queste spiccano gli affreschi di Michelangelo che ricoprono la volta e lo straordinario “Giudizio Universale”.

I GIARDINI VATICANI

I giardini occupano poco più della metà dell’intero Stato di Città del Vaticano!

Fin dal 1279 sono stati un luogo di riposo e meditazione per i pontefici.

Il periodo di maggiore sviluppo architettonico dei Giardini fu tra il XVI ed il XVII secolo. Dal 2014 è in corso un piano di restauro di circa 570 opere che, da secoli, “vivono” nei Giardini, esposte alle intemperie ed altri fattori ambientali.

Si tratta di un luogo particolare, decisamente molto diverso dalla solita idea che si tende ad avere del Vaticano. Ruscelli, fontane, laghetti e roseti si fondono armoniosamente in questo polmone verde dello Stato più piccolo del mondo!

VATICANO: COSA VEDERE GRATIS?

Molti dei luoghi menzionati o delle varie esperienze che in essi è possibile fare sono a pagamento, tuttavia è anche possibile godere gratuitamente delle bellezze dello Stato del Vaticano.

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Fonte: Pixabay

Si possono visitare gratuitamente:

Piazza San Pietro;

La Basilica di San Pietro;

I Musei Vaticani (ogni ultima domenica del mese)

7 CURIOSITA’ SUI MUSEI VATICANI

I Musei Vaticani sono il museo nazionale della Città del Vaticano. Vennero fondati da papa Giulio II nel XVI secolo e sono una delle raccolte d’arte più grandi ed importanti del mondo.

In questo articolo ho raccolto 7 curiosità sui Musei Vaticani che dovresti assolutamente conoscere prima della tua visita!

L’INGRESSO DEI MUSEI VATICANI

La prima curiosità riguarda proprio l’ingresso di questo famosissimo polo museale.

I Musei, infatti, si trovano interamente all’interno del territorio vaticano, tuttavia il loro ingresso si trova in territorio italiano, in viale Vaticano n.6, a Roma.

UNA STORICA CHIUSURA

I Musei Vaticani furono fondati da papa Giulio II nel 1506.

Nella loro storia centenaria ci fu un solo episodio in cui vennero chiusi in modo del tutto straordinario.

Era il maggio del 1938 ed Adolf Hitler venne a Roma, ospite di re Vittorio Emanuele III e di Benito Mussolini. Papa Pio XI non lo volle ricevere e, per qualche giorno, si allontanò dalla città trasferendosi nella residenza di Castel Gandolfo. Inoltre, per evitare che il Führer potesse accedere al territorio vaticano, stabilì che il museo e la basilica fossero chiusi ad ogni visitatore durante il breve periodo della sua assenza.

LE ORIGINI

L’origine dei Musei Vaticani è legata al cosiddetto “Gruppo del Laocoonte”, noto anche come “Laocoonte e i suoi figli”.

La scultura rappresenta, appunto, Laocoonte ed i suoi due figli avvolti dalle spire di grossi serpenti marini. Secondo la mitologia greca, infatti, Laocoonte era un sacerdote di Apollo che tentò di convincere i Troiani a non accettare il cavallo di legno che i Greci sembravano aver donato loro. Atena, che desiderava la vittoria degli Achèi, mandò i serpenti affinché impedissero all’uomo di avvisare i Troiani.

La statua fu trovata il 14 gennaio 1506 in un vigneto nei pressi della basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. Papa Giulio II mandò Giuliano da Sangallo e Michelangelo Buonarroti, che lavoravano in Vaticano, ad esaminare la scoperta, e su loro consiglio acquistò subito la scultura dal proprietario della vigna. Un mese dopo l’opera fu esposta al pubblico in Vaticano.

MUSEI VATICANI ED ARTE PAGANA

C’è sempre stato uno strettissimo legame tra i Musei Vaticani e l’arte classica, come testimoniato dallo stesso “Gruppo del Laocoonte” che diede origine ai Musei. Tuttavia viene da chiedersi il perché.

Perché i Musei sorti nel cuore della cristianità sono così legati all’arte pagana?

Perché i Pontefici si sono sempre considerati i legittimi eredi della storia romana. L’Urbe pagana era diventata cristiana, l’imperium di Augusto era confluito nell’imperium sine fine della Chiesa Cattolica e Apostolica. I monumenti della civiltà romana, dunque, andavano conservati, custoditi e valorizzati ad maiorem Dei gloriam e a onore e splendore della Chiesa.

UN MUSEO AL PLURALE

I Musei Vaticani sono stati definiti “il Museo dei Musei”. Non si limitano ad accogliere le ricche collezioni di arte, archeologia ed etno-antropologia create dai Pontefici nel corso dei secoli, ma comprendono anche alcuni dei luoghi più esclusivi e artisticamente significativi dei Palazzi Apostolici.

Sono sempre chiamati al plurale perché sono costituiti da un enorme complesso di musei, gallerie, cappelle e sale:

I musei:

Pinacoteca Vaticana;

Collezione d’Arte Religiosa Moderna;

Museo Pio – Clementino;

Museo Missionario – Etnologico;

Museo Gregoriano Egizio;

Museo Gregoriano Etrusco;

Museo Pio Cristiano;

Museo Gregoriano Profano;

Padiglione delle Carrozze;

Museo Filatelico e Numismatico;

Musei della Biblioteca Apostolica Vaticana;

Museo Chiaramonti.

Le Gallerie:

Galleria Lapidaria;

Galleria detta Braccio Nuovo;

Galleria dei Candelabri;

Galleria degli Arazzi;

Galleria delle Carte Geografiche.

Le Cappelle:

Cappella Sistina;

Cappella Niccolina;

Cappella di Urbano VIII.

Le sale:

Sala della Biga;

Appartamento di San Pio V;

Sala Sobieski;

Sala dell’Immacolata;

Stanze di Raffaello;

Loggia di Raffaello;

Sala dei Chiaroscuri;

Appartamento Borgia;

Salette degli Originali Greci.

 I VOLTI MISTERIOSI DELLA SCUOLA DI ATENE

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La Scuola di Atene, di Raffaello Sanzio, è sicuramente una delle opere più celebri custodite all’interno dei Musei Vaticani.

L’opera rappresenta una scena immaginaria che si svolge all’interno di un edificio classico, perfettamente rappresentato in prospettiva ed incorniciato da un arco. Le figure dei più celebri filosofi e matematici dell’antichità sono disposte su due piani, separati da una larga scalinata, nell’atto di discutere.

Nel corso dei secoli sono state elaborate infinite teorie sui volti dei vari personaggi. Infatti i filosofi del dipinto, in realtà, avrebbero le fattezze di vari artisti e personaggi del ‘500.  Secondo le ipotesi più accreditate Eraclito avrebbe il volto di Michelangelo, Platone quello di Leonardo, Euclide quello di Bramante, Apelle avrebbe le fattezze dello stesso Raffaello, mentre Ipazia sarebbe la rappresentazione di Francesco Maria I della Rovere.

LE SCALE DEL BRAMANTE

I Musei Vaticani ospitano due scale dette “del Bramante”. Una è quella originale, costruita appunto da Donato Bramante nel 1505, l’altra è una riproduzione moderna realizzata dall’architetto Giuseppe Momo del 1932.

Il progetto ideato dal Bramante era particolarmente innovativo, tanto da poter essere considerato un esempio per i futuri lavori manieristici, barocchi e addirittura contemporanei. La scala permetteva di raggiungere il Cortile delle Statue e la villa di Innocenzo VIII, senza attraversare il Palazzo Apostolico. Dunque era innanzitutto funzionale, soprattutto per gli studiosi e gli eruditi a cui Giulio II aveva aperto le porte.

La scala si trova in uno spazio normalmente chiuso al pubblico. E’ possibile visitarla solo in occasione di alcuni eventi straordinari o di visite guidate private.

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Fonte: Pixabay

La scala moderna, invece,  comunemente denominata “del Bramante”, fu progettata da Giuseppe Momo, scolpita da Antonio Maraini e realizzata dalla Fonderia Artistica Ferdinando Marinelli. Si ispira alla scala originale del Bramante e, come l’originale, è costituita da due spirali, una per la salita ed una per la discesa, che non s’incontrano mai.

MUSEI VATICANI: INFORMAZIONI UTILI

I Musei sono aperti dal lunedì al sabato, dalle 9:00 alle 18:00 (ultimo ingresso alle 16:00).

Dal 5 maggio al 28 ottobre il venerdì c’è un’apertura prolungata fino alle 22:30, mentre il sabato fino alle 20:00.

Ogni ultima domenica del mese c’è la possibilità di visitare i Musei gratuitamente dalle 9:00 alle 14:00 (ultimo ingresso alle 12:30).

I Musei Vaticani sono tra le mete più visitate al mondo, acquistare i biglietti online è davvero indispensabile per non passare tutta la giornata in coda!

All’interno dei Musei è possibile scattare fotografie senza flash, ma all’interno della Cappella Sistina è assolutamente vietato sia fare fotografie che girare video.

Per visitare il sito ufficiale dei Musei Vaticani clicca qui!

Leggi anche: ROMA: 3 PERCORSI D’ARTE GRATUITI

COME RISPARMIARE IN VIAGGIO

5 CONSIGLI CHE TI AIUTERANNO A CAPIRE COME RISPARMIARE IN VIAGGIO.

Le due cose che mi sono sentita dire più spesso per quanto riguarda i viaggi sono: “Come sei fortunata a poter viaggiare!”, ma soprattutto “Come fai a permetterti tutti questi viaggi?”

Ho sempre cercato di spiegare che viaggiare non è una cosa da ricchi, basta prendere alcuni accorgimenti e fare attenzione in fase di pianificazione del viaggio.

Inoltre, come tutto nella vita, è questione di priorità! Per me viaggiare è la priorità, quindi evito di spendere in cose meno importanti per potermi permettere un viaggio in più. Preferisco non andare a cena fuori o comprare un vestito in meno e risparmiare per il prossimo viaggio. Non è un sacrificio. In fondo si tratta di evitare cose che non mi interessano per poterne fare una che, al contrario, per me è fondamentale.

In ogni caso ci sono degli accorgimenti che, obiettivamente, consentono di risparmiare in viaggio. Questi sono i 5 fondamentali!

COME RISPARMIARE IN VIAGGIO: FLESSIBILITA’

La flessibilità è la prima grande fonte di risparmio in tema di viaggi.

Spesso non è possibile essere flessibili circa le date, perché casomai si hanno le ferie solo in un determinato periodo, ma è sempre possibile essere flessibili rispetto alla meta.

Scegliere la meta del tuo prossimo viaggio in base al costo della vita in quel determinato Paese oppure in base alle offerte dei biglietti aerei è un modo per iniziare a risparmiare prima ancora di partire.

Per farti un’idea puoi curiosare tra gli articoli dei blog di viaggi oppure tra le offerte delle compagnie aeree. Sarà un modo per scoprire mete alternative e capire quale risulta più in linea con i tuoi gusti o con il tipo di viaggio che vorresti fare (culturale, avventuroso, rilassante…)  

PIANIFICAZIONE

Una delle cose che ti aiuteranno tantissimo a viaggiare senza andare in rovina è la pianificazione.

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Fai tutto con tempo. Valuta attentamente i costi dei voli, degli hotel, dei musei o di qualsiasi attrazione tu voglia visitare, ma anche il costo della vita quel determinato Paese.

Annota i costi e poi confrontali con quelli di altre mete. Solo dopo passa alla fase della prenotazione.

Prenotando con un paio di mesi di anticipo – parlo per esperienza personale! – troverai certamente offerte più interessanti rispetto a chi si ridurrà all’ultimo minuto.

Tanti viaggiatori approfittano di offerte last minute (che in generale non fanno per me!), però in questi casi si tratta di essere davvero molto flessibili ed avere la possibilità di partire in qualsiasi momento. Cosa che non tutti possono permettersi per ragioni lavorative o familiari, quindi il mio consiglio è: pianifica con tempo!  

COME RISPARMIARE IN VIAGGIO: DOVE ALLOGGIARE

Per risparmiare in viaggio, oltre a confrontare i prezzi dei vari hotel, ti suggerisco di valutare anche sistemazioni alternative. Spesso una camera di hotel può sembrare la soluzione più comoda, ma non è sempre la scelta migliore. Ovviamente molto dipende dalla meta scelta e dal tipo di esigenze del viaggiatore. Per esempio una persona che viaggia sola o in coppia sarà molto più flessibile di chi viaggia con i bambini che, invece, hanno esigenze specifiche a cui far fronte. Comunque, in generale affittare un piccolo appartamento o una stanza con angolo cottura può rivelarsi la scelta migliore, anche perché ti aiuterà a risparmiare sui pasti.  

Leggi anche: 5 MOTIVI PER SCEGLIERE UNA CASA VACANZA

MEZZI PUBBLICI

Se la meta del tuo prossimo viaggio sarà una grande città, sicuramente avrai necessità di spostarti da una parte all’altra. Camminare è il modo migliore per goderti appieno la città, ammirare con calma i suoi monumenti e respirarne l’atmosfera.

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In alternativa, se le distanze sono proibitive, ci sono i mezzi pubblici. Anche qui la pianificazione risulterà fondamentale! Informati prima della partenza sulla rete dei trasporti pubblici della città. Solitamente c’è la possibilità di acquistare degli abbonamenti ai mezzi pubblici anche per un solo weekend oppure delle vere e proprie delle card turistiche che prevedono sia l’uso dei mezzi che l’ingresso alle varie attrazioni.  

COME RISPARMIARE IN VIAGGIO: FREE TOUR E ATTRAZIONI GRATUITE

Negli ultimi anni si sono diffusi molto sia i free tour che il tour sharing. I primi sono tour gratuiti (anche se una mancia per ringraziare la guida è sempre gradita!) per scoprire un luogo in modo divertente, informale ed economico. Il tour sharing, invece, prevede visite guidate il cui prezzo varia a seconda del numero di partecipanti: più si è, meno si paga.

Inoltre molti musei e monumenti prevedono delle giornate o delle fasce orarie in cui l’ingresso è gratuito. Basta informarsi bene prima di partire!

Per esempio #domenicalmuseo è l’iniziativa del Ministero della cultura che consente l’ingresso gratuito, ogni prima domenica del mese, nei musei e nei parchi archeologici statali.

FOREST BATHING: COS’E’ E DOVE FARLO

Il forest bathing è una pratica di cui si parla sempre più spesso negli ultimi anni. È conosciuta anche con altri nomi come: nature therapy, forest therapy, Shinrin-Yoku o Sami Lok.

In questo articolo scopriremo cos’è il forest bathing e dove è possibile farlo in Italia.

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COS’È IL FOREST BATHING

Il forest bathing è una pratica che mira a migliorare il benessere fisico e mentale delle persone attraverso il contatto con la natura, in particolare con gli alberi e la vegetazione.

Avete presente quella sensazione di benessere e quiete interiore che vi pervade dopo una passeggiata nella natura? Il forest bathing, per farla semplice, è proprio questo!

Questa pratica è diventata sempre più popolare negli ultimi anni, soprattutto grazie a degli studi scientifici che ne confermano l’efficacia. Si, perché quella sensazione di benessere che si prova dopo essere stati a contatto con la natura, a quanto pare, non è solo una sensazione!

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LE ORIGINI

Il forest bathing è una pratica antichissima. Infatti da sempre l’uomo ha percepito come il contatto con la natura avesse dei riscontri positivi in termini di salute e benessere.

Ciro il Grande, nel VI secolo a.C., ordinò che a Babilonia venisse creato un giardino proprio per migliorare le condizioni di salute dei suoi abitanti. Nel XVI secolo, Paracelso scrisse: “l’arte della guarigione viene dalla natura, non dal medico”. In tempi più recenti, invece, Tomohide Akiyama, capo del Ministero giapponese dell’agricoltura, delle foreste e della pesca, coniò il temine Shinrin-yoku per incoraggiare più persone a visitare le foreste del paese. Era il 1982.

Quindi, anche se la pratica è di fatto antichissima, il concetto è stato sviluppato in Giappone negli anni 80 ed ha preso il nome di Shinrin-yoku, che significa “trarre giovamento dell’atmosfera della foresta”.

Da allora questa pratica si è imposta positivamente nella cultura giapponese, diventando una vera e propria iniziativa di politica sanitaria e sociale da parte del Governo, che spinge il più possibile i cittadini a dedicarsi al rilassamento in mezzo al verde per ridurre lo stress e migliorare la salute mentale.

“Shinrin-yoku” è stato tradotto in inglese con “Forest Bathing”, in italiano letteralmente “Bagno di Foresta”.

COME FARE IL BAGNO DI FORESTA

Iniziamo con una buona notizia: il bagno di foresta non richiede alcuna attrezzatura speciale e può essere praticato da chiunque. Ciò detto si deve considerare che si tratta di un’esperienza multisensoriale di consapevolezza e mindfulness. Non basta camminare tra gli alberi per farsi due foto e postare tutto sui social!

Innanzitutto per praticare il forest bathing occorre trovare un’area naturale, come un parco o un bosco. Dopo di che si cammina lentamente immergendosi consapevolmente in quel luogo, prendendosi il tempo di osservare la natura, ascoltarne i suoni e sentirne i profumi. 

È importante cercare di essere veramente presenti, evitando le distrazioni e concentrandosi sui propri sensi per entrare in contatto con sé stessi e con la foresta.

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PERCHÉ IL FOREST BATHING FA COSÌ BENE?

Stare a contatto con la natura è sicuramente una cosa molto piacevole, ma perchè il Forest Bathing fa così bene?

Il merito, a quanto pare è tutto dei monoterpeni. Senza addentrarci in complicate spiegazioni tecniche, i monoterpeni sono sostanze volatili che si trovano negli oli essenziali di moltissime piante. Quindi fare Forest Bathing è più o meno come fare una enorme sessione di aromaterapia naturale!

Medici e ricercatori della Nippon Medical School di Tokyo hanno scoperto che le emissioni di monoterpeni prodotti dagli oli essenziali di alberi come il pino, il cedro e l’eucalipto hanno effetti positivi sulla salute umana. Quindi il Forest Bathing, in quanto regolatore dell’attività metabolica e ormonale, porta benefici come:

  • Riduzione dello stress;
  • Miglioramento del sistema immunitario;
  • Riduzione della pressione sanguigna;
  • Miglioramento della concentrazione

Per stimolare la risposta immunitaria nel corpo, è necessario respirare una certa dose di monoterpeni per un periodo di almeno tre ore per tre giorni consecutivi.

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DOVE FARE IL BAGNO DI FORESTA IN ITALIA

Per fare un buon bagno di foresta servirebbe un bel bosco “maturo”, con alberi ben sviluppati e dalla grande chioma.

In particolare il faggio, il pino silvestre e l’abete rosso hanno un alto potere emissivo di monoterpeni.

Considerando queste caratteristiche, in Italia ci sono molte aree verdi che possono essere utilizzate per praticare il Forest Bathing, compresi parchi regionali, riserve naturali e aree protette.

Partendo dal Nord c’è il Parco del Respiro di Fai della Paganella in Trentino Alto Adige ed il Parco Naturale Lumina Milia in Friuli Venezia Giulia.

Al Centro ci sono: Parco Nazionale Foreste Casentinesi in Toscana, i Monti Sibillini tra Umbria e Marche ed il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

VUOI PROVARE IL FOREST BATHING IN ABRUZZO? CLICCA QUI!

Infine, al Sud c’è il Parco Nazionale della Sila in Calabria.

Per altre mete in cui praticare il forest bathing in Italia e nel mondo puoi cliccare qui!

Non c’è una stagione esatta per fare il bagno di foresta, tuttavia sarebbe meglio evitare tutti quei periodi dell’anno in cui c’è molta folla in giro (come luglio e agosto, o in generale ponti e festività), perché questo potrebbe essere fonte di disturbo per le pratiche di forest bathing.

Sostenibilità. Riduci. Riusa. Ricicla

Sostenibilità. Negli ultimi tempi questa parola è sempre più usata. Se ne parla sotto il profilo ambientale, economico e sociale.

Ma cosa significa veramente? E come si deve fare per avere comportamenti più sostenibili nella vita quotidiana?

In questo articolo vedremo cosa fare, concretamente, per vivere in modo più sostenibile partendo da alcuni concetti di base. Chiaramente l’argomento è estremamente ampio e complesso e sarebbero necessari degli esperti per sviscerarne gli aspetti più complessi, sia sotto il profilo ambientale, che sotto quello economico e sociale. Noi ci limiteremo ad alcune considerazioni che possono rivelarsi utili nel quotidiano!

Sostenibilità: definizione

Sostenibilità: “Nelle scienze ambientali ed economiche, condizione di uno sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri.”

Questa è la definizione di sostenibilità secondo l’enciclopedia Treccani.

In pratica la sostenibilità è una sorta di equilibrio. Consiste nel trovare un modo che consenta alla generazione presente di svilupparsi e progredire, senza che questo impedisca alle generazioni future di fare lo stesso.

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Cosa emerge da questa definizione?

Innanzitutto il riferimento al futuro. Le scelte che facciamo oggi avranno ripercussioni sulle generazioni future. Avere a cuore la sostenibilità significa, quindi, investire sul futuro.

Altro concetto fondamentale è quello dello sviluppo. Lo sviluppo sostenibile consente di vivere in armonia con la natura. Questa non è più sfruttata, ma usata saggiamente affinché possa continuare a sostenerci nel tempo.

Le basi della sostenibilità

I concetti di base su cui si fonda una vita più sostenibile sono: riduci, riusa e consuma.

Riduci

La società consumistica in cui siamo immersi veicola da decenni il messaggio che avere tanto è bello. Il possesso degli oggetti è spesso legato all’accettazione sociale e non ad un reale bisogno. Si acquista qualcosa non perché ci serve, ma perché ci fa sentire persone di successo oppure parte di un gruppo.

Il risultato? Molto spesso tutti questi oggetti non solo non apportano nessun miglioramento alla nostra vita, ma diventano anche dei pesi. Cose in più da gestire, a cui trovare un posto, oppure da far riparare in caso di guasto.

È proprio qui che ci viene in soccorso il concetto di ridurre, perché spesso il problema non sono le cose in sé, ma il loro eccesso.

Il minimalismo può essere la soluzione. Uno stile di vita incentrato sull’essenziale. Vivere in modo minimalista non significa avere una casa vuota o fare tante rinunce, significa capire cosa è importante per noi, cosa apporta valore alla nostra vita e concentrarsi solo su quello, lasciando andare tutto il resto.

Se sei interessato al tema del minimalismo ecco alcuni articoli che potresti leggere:

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Riusa

Con il benessere economico che ha fatto seguito al secondo dopoguerra, si è sviluppata la mentalità dell’usa e getta. Grande complice di questa mentalità è stata l’invenzione della plastica e dei primi oggetti monouso, come bottigliette, bicchieri, eccetera. Se fino a pochi anni prima si tendeva a riparare e far durare le cose, nell’arco di pochissimo tempo ha prevalso il “se si rompe buttalo via e comprane un altro!”.

Questo nuovo tipo di mentalità si è imposta alla velocità della luce per una serie di motivi. Buttare e ricomprare spesso è più economico rispetto al far riparare qualcosa. Inoltre è molto più rapido. Non si deve star lì a capire come sarebbe possibile aggiustare quell’oggetto e chi contattare per farlo. Riparare richiede impegno, buttare via è molto più immediato.

La mentalità dell’usa e getta è stata la principale causa dell’accumulo di rifiuti nell’ambiente. Oggi, fortunatamente, c’è molta più consapevolezza e sensibilità rispetto a queste tematiche. L’esempio più immediato sono le borracce: fino ad una decina di anni fa a nessuno sarebbe venuto in mente di uscire con una borraccia, oggi invece è diventata una cosa normalissima. Spesso avere una vita più sostenibile è molto più semplice di quanto si possa immaginare!

Ricicla

Il concetto di riciclo può sembrare molto simile a quello del riuso, ma c’è una differenza.  Riusare significa usare di nuovo un oggetto per svolgere sempre la stessa funzione. La lavatrice rotta e poi riparata continuerà a servire sempre per lavare il bucato. Riciclare, invece, significa partire da un’oggetto e trasformarlo in qualcosa di diverso. Spesso si parla anche di “arte” del riciclo proprio perché riciclare è un’attività creativa e fantasiosa.

Ovviamente il riciclo può avvenire a livelli molto differenti. Un conto è usare un vecchio lenzuolo per farne dei panni per pulire, un conto è realizzare maglie di pile partendo dalle bottiglie di plastica!

Sostenibilità: conclusioni

In conclusione, per cercare di avere uno stile di vita che sia il più sostenibile possibile ci possono venire in soccorso i tre concetti del riduci, riusa e ricicla. Di fronte ad ogni situazione che può verificarsi nella nostra quotidianità dovremmo sempre chiederci:

Mi serve veramente? Ne ho bisogno?

RIDUCI. Usa le risorse a tua disposizione per circondandoti solo di ciò che ti serve davvero.

Posso usare qualcosa che possiedo già?

RIUSA. Scegli oggetti riutilizzabili, che puoi comprare una volta e usare per anni.

Posso trasformare questo oggetto in qualcos’altro?

RICICLA. Usa la tua creatività e, se è possibile, cerca di dare nuova vita ad un vecchio oggetto.