MATERA – LA CITTA’ DEI SASSI

Matera è una di quelle città che, fino a quando non le visiti di persona, non riesci ad immaginare veramente. Le fotografie, infatti, riescono a raccontare solo in parte la sua particolare bellezza e, di certo, non possono riprodurre il fascino ancestrale di questa città unica al mondo.

Gran parte della fama di Matera è dovuta ai suoi Sassi, ossia i suoi “quartieri storici” che, tra l’altro, la rendono una delle città più antiche ancora abitate al mondo. I Sassi, che dal 1993 fanno parte dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO, sorgono a ridosso della cosiddetta Gravina di Matera, cioè una gola profonda che divide il territorio in due parti. Si distinguono in: Sasso Barisano, che è il fulcro della città vecchia, e Sasso Caveoso, che ha una forma simile a quella di una cavea teatrale. I due Sassi sono divisi da uno sperone roccioso, la Civita.

Le cose da vedere a Matera sono tantissime. In questo articolo mi limito ad indicarne alcune, ma sicuramente se ne possono scovare molte altre passeggiando tra le sue viuzze!

CATTEDRALE DI MATERA

La cattedrale è dedicata alla Madonna della Bruna ed a Sant’Eustachio, è in stile romanico e sorge sullo sperone più alto della Civita che divide i due Sassi.

La cattedrale, che è la più maestosa di tutta la Basilicata, sorge sull’area di un precedente castello Normanno e fu edificata a partire dal 1230 per volere di Federico II di Svevia, Imperatore del Sacro Romano Impero e Conte di Matera.

L’esterno, a differenza dell’interno, conserva quasi intatta la sua forma originaria. La facciata è dominata da un rosone a sedici raggi, sormontato dall’arcangelo Michele che schiaccia il drago. L’interno, a croce latina, ha tre navate, con quella centrale che si eleva sulle altre.

CHIESA RUPESTRE DI SANTA LUCIA ALLE MALVE

La chiesa si trova all’interno del Sasso Caveoso ed è annessa ad un monastero femminile benedettino risalente all’XI secolo.

Inizialmente la chiesa venne intitolata a Sant’Agata, per essere poi dedicata a Santa Lucia tra il 1217 e il 1267. Nel XVI secolo, a seguito del trasferimento delle suore nel monastero di Santa Lucia al Piano, la chiesa venne utilizzata come abitazione.

Sulle pareti interne sono presenti degli affreschi del XII secolo, ritrovati durante il restauro del 1977. La chiesa era suddivisa in due parti. Nella prima, aperta al pubblico, ancora oggi si celebra la messa ogni 13 dicembre in occasione della festa dedicata a Santa Lucia.

Fonte: Pixabay

CASA CAVA DI MATERA

Originariamente era una cava di tufo, successivamente abbandonata e usata come discarica, infine trasformata in centro per la creatività̀ giovanile.

Casa Cava, situata presso il Sasso Barisano, è l’unico centro culturale ipogeo del mondo. Un luogo simbolo della parabola storica e della rinascita culturale di Matera.

CASA GROTTA DI VICO SOLITARIO

Visitare la Casa Grotta di vico Solitario è un’occasione unica per capire come si svolgeva la vita nelle case scavate del Sasso Caveoso prima del loro abbandono, avvenuto in  seguito alla legge di risanamento dei Sassi voluta dal presidente del consiglio Alcide De Gasperi nel 1952.

Una grande cavità rocciosa fa da cornice all’arco d’ingresso della Casa Grotta, unico elemento costruito che si addossa alla grotta nella quale è stata ricavata l’abitazione.

All’interno il tempo sembra essersi fermato. I mobili, le suppellettili e gli utensili raccontano la quotidianità della vita nei Sassi.

Fonte: Pixabay

PALOMBARO LUNGO

Si trova sotto la pavimentazione di Piazza Vittorio Veneto ed è la più grande cisterna ipogea della città di Matera. In questo luogo convergono le acque piovane e sorgive provenienti dalle colline di La Nera, Lapillo e Macamarda. Il Palombaro Lungo, insieme ad altre cisterne ipogee, forma la cosiddetta Matera sotterranea. La cisterna, infatti,  fa parte di un sistema di raccolta delle acque che si estende per tutta la lunghezza dei Sassi e serviva all’approvvigionamento idrico dei suoi abitanti.

MATERA SOTTERRANEA – IPOGEO MATERASUM

E’ un luogo unico!

1200 mq nel sottosuolo di Matera ad una profondità di 12 metri.

Una città sotto la città fatta di case, strade, cisterne, luoghi di lavoro e di culto. Una passeggiata in un mondo affascinante e misterioso in cui si perdono la cognizione del tempo e dello spazio, viaggiando nella storia della città, dalle sue origini ad oggi.

PARCO DELLA MURGIA MATERANA

E’ il nome con cui è noto “Il parco archeologico storico naturale delle Chiese rupestri del Materano”.

Si tratta di un area protetta di circa 10.000 ettari che venne istituita dalla Regione Basilicata nel 1990 con l’obiettivo di tutelare, recuperare e valorizzare il comprensorio della Murgia Materana, interessato dalle presenze di archeologia preistorica e storica, e di salvaguardare e valorizzare l’habitat rupestre ed il patrimonio delle chiese rupestri ricadenti nel territorio dei comuni di Matera e Montescaglioso.

Visitare il Parco è un modo alternativo per immergersi nella natura e nella storia di Matera!

Leggi anche: NATALE IN ITALIA: LE CITTA’ PIU’ BELLE

COSA FARE A NATALE IN ABRUZZO

Aggiornato il 13 dicembre 2023

L’Abruzzo è una meta affascinante durante tutto l’anno, ma nel periodo di Natale diventa ancora più suggestivo.

A bordo della “Transiberiana  d’Italia”, la storica linea che collega la regione al Molise, si possono ammirare Parchi Nazionali, Riserve Naturali, montagne maestose e gole strettissime.

Un viaggio lento ed emozionante che consente di raggiungere alcune delle mete più caratteristiche per i mercatini di Natale.

MERCATINI DI NATALE IN ABRUZZO

L’AQUILA

Il capoluogo abruzzese si prepara a festeggiare il Natale con vari eventi.

Dall’8 dicembre 2023 al 7 gennaio 2024, lungo Corso Vittorio Emanuele ci saranno i mercatini di Natale con prodotti d’artigianato e specialità gastronomiche del territorio.

Mentre dal 15 al 17 dicembre 2023, il centro storico farà da scenario ai magici mercatini a tema Harry Potter.

AVEZZANO

La pista di pattinaggio, la Casa di Babbo Natale, la musica e le tante delizie tipiche sono gli ingredienti principali del periodo natalizio ad Avezzano, nel cuore della Marsica, dove le luminarie si fondono con le lucine dell’Albero di Natale in Piazza Risorgimento.

E’ la destinazione ideale per le famiglie, grazie soprattutto alle tante attività in programma nell’ultima edizione di Magie di Natale!

I mercatini saranno aperti dall’8 al 26 dicembre 2023. Dalle ore 15:00 alle 19:30 dal lunedì al venerdì; mentre i fine settima ed i giorni festivi dalle ore 10:00 alle 19:30.

Fonte: Pixabay

CAMPO DI GIOVE

Grazie alle sue piste da sci, ai sentieri ed ai faggeti, Campo di Giove è una delle mete più ambite in inverno.

I mercatini si svolgeranno nelle seguenti date: 25 e 26 novembre 2023; 2, 3, 8, 9, 10, 16, 17, 22, 23, 26, 27, 28, 29 e 30 dicembre 2023; 4, 5, 6 e 7 gennaio 2024. Dalle ore 10:00 alle 19:00.

Gli artigiani del territorio delizieranno i visitatori con le loro specialità dolci e salate. Ma non solo: per l’occasione, i ristoranti della zona proporranno offerte speciali a pranzo e a cena, con menu natalizi ispirati alla cucina locale.

Insomma, una tappa ideale per assaporare l’ottima gastronomia abruzzese e godersi l’atmosfera di questo piccolo borgo incantato.

PACENTRO

Questo suggestivo borgo, durante il periodo natalizio, si trasforma in un pittoresco villaggio in cui è possibile trovare il migliore artigianato in legno, ma anche lavori di decoupage, gioielli e statuine per il presepe, rigorosamente fatti a mano da artigiani locali. Fra buon cibo e tante attività e laboratori per i più piccoli, il paesino rappresenta la destinazione perfetta per rilassarsi nella magica atmosfera natalizia, godendo di incantevoli panorami.

I mercatini si svolgeranno nei giorni 8, 9 e 10 dicembre 2023.

Fonte: Pixabay

ROCCA CALASCIO

In uno degli scenari più suggestivi dell’Abruzzo, proprio alle pendici della fiabesca Rocca Calascio, i mercatini di Natale tornano ad animare il borgo medievale.

L’appuntamento è nei giorni 8, 9, 10, 16, 17, 28, 29 e 30 dicembre 2023 e 6 gennaio 2024.

ATTRAVERSANDO L’ABRUZZO SULLA TRANSIBERIANA ITALIANA

Un’altra bellissima esperienza che è possibile fare nel periodo di Natale (e non solo!) è quella di regalarsi un viaggio nel tempo sulla suggestiva “transiberiana italiana”.

Questo appellativo, carico di forza evocativa, è il nome con cui è conosciuta la Ferrovia dei Parchi, una linea inaugurata nel 1897 per consentire il collegamento dagli Abruzzi con il versante tirrenico e Napoli, tanto che molti ferrovieri e residenti delle zone attraversate dalla tratta la chiamano ancora “la Napoletana”.

Il nome “Ferrovia dei Parchi”, invece, è dovuto al fatto che i binari attraversano le aree protette del Parco Nazionale della Maiella, del Parco Nazionale d’Abruzzo e della riserva MaB Collemeluccio-Montedimezzo Alto Molise.

L’espressione “transiberiana d’Italia” nacque nel 1980 ad opera del giornalista e scrittore Luciano Zeppegno che, trovandosi a viaggiare su un treno di linea, rimase impressionato da una improvvisa nevicata in quota nella zona degli Altipiani Maggiori d’Abruzzo, quasi ad immaginarsi una steppa siberiana ghiacciata di ben altre latitudini, al punto da voler scrivere un articolo su questa esperienza per la rivista Gente Viaggi.

Trent’anni dopo l’associazione culturale le Rotaie ha ripreso l’appellativo nella speranza che potesse suscitare interesse nell’opinione pubblica scongiurando la dismissione della linea. Cosa che, fortunatamente, è accaduta!

Fonte: Pixabay

CURIOSITA’ ED INFORMAZIONI

Le carrozze impiegate sono le cosiddette “cento porte”, vetture risalenti agli anni ’30, dai suggestivi interni e sedute in legno, composte ciascuna da 4 ambienti da 24, 16, 16 e 24 posti, con porte di salita/discesa da entrambi i lati.

Vi è poi l’impiego di una carrozza “corbellini”, vettura più recente, risalente agli anni ’50, con due ambienti da 32 posti.

Il biglietto per viaggiare sulla transiberiana d’Italia è acquistabile esclusivamente sul sito ferroviadeiparchi.

Nel periodo delle feste vengono organizzati degli speciali “Treni di Natale” che consentono di visitare molti dei tradizionali mercatini.

SCANNO – COSA VISITARE IN UN GIORNO

Scanno è un bellissimo paesino abruzzese annoverato tra i borghi più belli d’Italia.

Sorge su un pendio della Montagna Grande, tra il monte Genzana ed il monte Marsicano, ed è immerso nello splendido scenario naturale costituito dal vicino Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

Conosciuta sia per il suo centro storico che per il suo lago a forma di cuore, Scanno è una meta imperdibile per chiunque si trovi a fare un tour dell’Abruzzo.

IL BORGO DI SCANNO

Il borgo è costituito da un susseguirsi pittoresco di case, strade, scalinate, pizzette, archi e chiese.

Una particolarità di Scanno, infatti, è proprio l’elevato numero di chiese. Se ne contano ben 15! Un numero impressionante se si considera che stiamo parlando di un borgo di circa 1700 abitanti.

Infatti, ammirando Scanno da uno dei vari punti panoramici, si notano subito sia il modo “ordinato” in cui è disposto il paese, sia i tanti campanili che svettano sull’agglomerato delle case.   

L’ingresso del paese è dominato dalla grande chiesa di Santa Maria della Valle che, sebbene risalga al XII secolo, si mostra oggi con il suo aspetto cinquecentesco.

Poco distante da Santa Maria della Valle c’è la fontana Saracco che, per secoli, è stata la fontana principale del paese ed è caratterizzata da due grandi nicchie. Quella destra, datata 1549, è dotata di quattro cannelle che fuoriescono dalla bocca di altrettanti mascheroni antropomorfi che rappresentano, da sinistra verso destra, il re, la regina, il giullare ed il cappuccino.

Il palazzo davanti alla fontana Saracco in passato è stato la sede della reale caserma dei carabinieri e proprio qui si concluse, nel 1870, il fenomeno del brigantaggio in Abruzzo con la cattura di Croce di Tola, conosciuto come il Crucitto.

SCANNO E LA FOTOGRAFIA

Scanno è nota come “la città dei fotografi” perché, lungo tutto il Novecento, i suoi scorci e la sua gente sono stati immortalati dagli scatti realizzati da Hilde Lotz-Bauer, Henri Cartier-Bresson, Mario Giacomelli, Renzo Tortelli, Gianni Berengo Gardin, Ferdinando Scianna, Mario Cresci e molti altri.

Nel 1964 una fotografia scattata a Scanno da Mario Giacomelli, conosciuta come “Il bambino di Scanno”, è entrata a far parte della collezione permanente di opere fotografiche del Museum of Modern Art di New York.

LA PRESENTOSA

Molti aspetti della tradizione di Scanno sono sopravvissuti allo scorrere del tempo giungendo fino ad oggi.

Innanzitutto la Presentosa.

Si tratta di un gioiello di origine settecentesca, un vero e proprio capolavoro di arte orafa che venne descritto così da Gabriele D’Annunzio nel “Trionfo della morte”:

“Portava agli orecchi due grevi cerchi d’oro e sul petto la Presentosa: una grande stella di filigrana con in mezzo due cuori.”

La Presentosa, infatti, è una grande stella di filigrana che, quasi sempre, ha al centro uno o due cuori.

Pare che la realizzazione del gioiello sia stata ispirata dal magnifico rosone di Santa Maria di Collemaggio a L’Aquila.

La Presentosa è nata come un pegno di fedeltà dell’uomo nei confronti dell’amata, poi divenne simbolo di accettazione ed accoglienza da parte della famiglia del marito nei confronti della sposa, oggi è spesso accostata a sentimenti di amicizia.

In ogni caso questo gioiello di innegabile raffinatezza era soprattutto un potente amuleto contro le avversità della vita, in grado di attirare le forze del male per avvilupparle nelle sue spire filigranate. Nessun malaugurio, secondo la tradizione, potrà mai vincere la forza della Presentosa!

IL LAGO DI SCANNO

Scanno è conosciuta anche per il suo lago a forma di cuore che dista circa 4 chilometri dal centro storico.

Il lago si è formato oltre 3000 anni fa in seguito ad una frana del monte Rava che, precipitando a valle, ha sbarrato il corso del fiume Tasso.

Trascorrere una giornata al lago di Scanno, soprattutto evitando i periodi di alta stagione, ti darà la possibilità di fare una piacevole passeggiata nella natura, prendere il sole su una delle sue spiaggette, noleggiare un pedalò o rilassarti in uno dei locali vicini alla riva.

In realtà il lago di Scanno ha una forma allungata, ma c’è un particolare punto di osservazione in cui, per un gioco prospettico, assume la celebre forma di cuore.

Il nome “sentiero del cuore” identifica sia il sentiero che parte dal centro storico di Scanno, sia quello che parte dal lago. Entrambi si incontrano all’eremo di Sant’Egidio e continuano poi fino al punto panoramico.

L’eremo è un piccolo edificio in pietra, costruito sul culmine di una collina. Non si conosce la data precisa di fondazione dell’eremo di Sant’Egidio, ma si sa che nel 1612 era già esistente e veniva accudito da un eremita, come testimoniato dal vescovo Del Pezzo, che arrivò qui in visita.

LA CHIESA DI SANTA MARIA DEL LAGO

Prima di lasciare Scanno ti consiglio di visitare la suggestiva chiesetta di Santa Maria del Lago che sorge a strapiombo sull’acqua.

Una doppia scalinata conduce all’ingresso della chiesa che si trova a cavallo di una strada che costeggia la montagna, mentre il suo altare è praticamente scavato nella roccia.

La costruzione della chiesa, che risale all’inizio del settecento, avvenne, infatti, sul luogo in cui gli scannesi avevano apposto un’icona della Madonna per invocarne la protezione durante il pericoloso transito della vicina strada che passava (e passa tuttora!) al di sotto di un grosso picco roccioso e che rappresentava l’unico collegamento con Sulmona.

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5 IDEE PER LE TUE FUGHE D’AUTUNNO

Amo l’autunno. I colori caldi ed avvolgenti. Le strade che profumano di castagne e vin brulè.

Tutte le stagioni hanno qualcosa di bello, ma l’autunno ha qualcosa di unico. Forse è la promessa di un cambiamento. O forse è la capacità di lasciarsi andare, di perdere tutto, ma senza rancore, solo per poter ricominciare.

Inoltre l’autunno è una stagione perfetta per viaggiare e, magari, per visitare posti in cui non siamo mai stati prima.  La temperatura è ancora mite e si può visitare una meta con più tranquillità perché c’è meno gente in giro.

Quindi, se stai pensando ad una vacanza o un week-end autunnale, ecco alcune idee.

AUTUNNO A VIPITENO

Vipiteno è uno dei Borghi più belli d’Italia. L’autunno è il periodo ideale per lasciarsi affascinare da questa cittadina che sembra uscita da una fiaba. Potrai passeggiare tra le pittoresche vie del centro, ammirare i palazzi signorili e le piazze medievali, concederti  un po’ di shopping tra i negozi di artigianato o degustare qualche piatto tipico in uno dei suoi ristoranti.

A pochi chilometri da Vipiteno, inoltre, sorge l’imponente Castel Tasso e l’elegante Castel Wolfsthurn!

PARCO NAZIONALE D’ABRUZZO, LAZIO E MOLISE

Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, con la sua natura incontaminata, i piccoli borghi, i centri storici, le attività sportive e la buona cucina, è la meta ideale per una vacanza autunnale.

Potrai goderti lo spettacolo del foliage attraversando la vastissima rete di sentieri del Parco che offre percorsi di vario genere, da quelli adatti ai principianti a quelli per escursionisti esperti.

Leggi anche: PARCO NAZIONALE D’ABRUZZO: 3 IDEE PER SCOPRIRE UNA DELLE AREE PROTETTE PIU’ ANTICHE D’ITALIA

AUTUNNO IN CIOCIARIA

L’Italia è ricca di luoghi bellissimi e poco conosciuti. La Ciociaria, in provincia di Frosinone, è uno di questi!

E’ la terra di Cicerone e San Tommaso. Ci sono zone archeologiche, abbazie, castelli e meravigliose aree naturalistiche protette.

Se vuoi scoprire qualcosa in più sulla Ciociaria leggi anche:

L’ ABBAZIA DI MONTECASSINO

ANAGNI: LA CITTA’ DEI PAPI

6 LUOGHI DA VISITARE IN CIOCIARIA

LA CERTOSA DI TRISULTI

CILENTO

Probabilmente quando si parla di Cilento la prima cosa a cui si pensa è il mare. In questo caso, però, ti propongo un tour nell’entroterra alla scoperta delle bellezze naturalistiche e dei gioielli architettonici di questa splendida terra. Le romantiche grotte di Pertosa, i millenari templi di Paestum e l’immensa Certosa di Padula sono alcune delle mete che rendono unico il Cilento!

Leggi anche: 5 IDEE PER UN WEEK-END IN CILENTO

CAMMINI: LA CULTURA DEL PASSO LENTO

Infine l’autunno è la stagione migliore per percorrere uno dei tanti, bellissimi, cammini che attraversano l’Italia.

Percorrere anche solo poche tappe di un cammino è un modo per conoscere territori poco noti, fare attività all’aria aperta e disintossicarsi dallo stress della quotidianità.

Se sei interessato ai cammini leggi anche:

IL CAMMINO DI SAN MICHELE

IL CAMMINO DI SAN BENEDETTO

Per conoscere i cammini della tua regione visita il sito camminiditalia.org

COSA VISITARE A LORETO

Loreto, immersa nella campagna marchigiana, è una splendida città la cui fama è strettamente legata al Santuario dove si conserva e si venera la Santa Casa della Vergine Maria.

Si tratta di un luogo che da secoli richiama pellegrini da tutto il mondo, tanto da essere stato definito da Giovanni Paolo II il “vero cuore mariano della cristianità”.

LA SANTA CASA DI LORETO

Con l’espressione “Santa Casa” si indica la casa di Nazareth in cui nacque, fu educata e ricevette l’Annuncio la Vergine Maria.

Ricerche storiche ed archeologiche hanno provato che la casa custodita a Loreto è proprio la Santa Casa.

La Casa era costituita da una camera in muratura composta da tre pareti in pietra poste a chiusura di una grotta scavata nella roccia. Oggi la grotta fa parte della Basilica dell’Annunciazione a Nazareth, mentre le tre pareti di pietra sono quelle che si trovano a Loreto.

IL TRASPORTO “ANGELICO”

Ci sono essenzialmente due versioni su come la Casa sia stata trasferita da Nazareth fino alla città marchigiana.

La prima, legata alla tradizione cristiana, vuole che la Casa sia stata trasportata in volo dagli angeli.

La seconda, invece, attribuisce il merito del trasporto ai crociati che, espulsi dalla Terra Santa ad opera dei mussulmani, vollero salvare dalla distruzione la Casa di Maria.

Come spesso accade, la verità si trova nel mezzo!

Varie testimonianze storiche, infatti, vanno confermando l’ipotesi che le pareti della Santa Casa sono state trasportate in Italia su una nave, per iniziativa della nobile famiglia Angeli, che all’epoca regnava sull’Epiro.

Dunque la Casa è stata veramente trasportata dagli Angeli! Non si trattava, però, degli angeli alati della tradizione cristiana, ma di una nobile famiglia di devoti che si avvalse di una nave per il trasporto.

Un documento del 1294 attesta che Niceforo Angeli, despota dell’Epiro, quando sua figlia Ithamar andò in sposa a Filippo di Taranto, figlio del re di Napoli Carlo II d’Angiò, le diede in dote vari beni tra cui “le sante pietre portate via dalla Casa della Nostra Signora la Vergine Madre di Dio”.

IL SANTUARIO

Dalla metà del 1400, per proteggere la Santa Casa e per accogliere la crescente folla di pellegrini che ogni anno visitava la reliquia, iniziarono i lavori per la costruzione del santuario.

Il Santuario di Loreto è un bellissimo esempio di basilica fortificata, caratterizzata da torri, camminamenti di ronda, corpi di guardia e veri e propri sistemi difensivi.

L’attuale Basilica venne costruita, per volontà di Papa Paolo II, a partire dal 1469.

Alla sua realizzazione contribuirono molti artisti come: Giuliano da Sangallo, che creò la cupola di ispirazione brunelleschiana; Donato Bramante, che si adoperò per varie modifiche e consolidamenti e progettò il palazzo apostolico; e Luigi Vanvitelli, che terminò la costruzione dell’elegante campanile.

Tra le opere più pregevoli spicca il rivestimento marmoreo che avvolge le pareti della Santa Casa. Voluto da Giulio II e realizzato su disegno del Bramante, è considerato uno dei più grandi capolavori scultorei dell’arte rinascimentale.

Loreto richiama migliaia di persone ogni anno, non solo pellegrini cattolici, ma anche amanti dell’arte.

Questo grandioso santuario, infatti, rappresenta uno scrigno che contiene un inestimabile tesoro, una vera e propria antologia d’arte sacra che raccoglie capolavori di architettura, scultura e pittura.

COSA VISITARE A LORETO (OLTRE IL SANTUARIO!)

Oltre ad una visita al Santuario, ecco alcuni suggerimenti su cosa da fare a Loreto.

Visitare il Museo Pontificio

Il Museo, che si trova nei piani superiori del braccio occidentale del Palazzo Apostolico, ospita opere di altissimo valore artistico, storico e culturale. Le raccolte del Museo iniziarono a formarsi alla fine del secolo XIX, in coincidenza con i lavori di ristrutturazione della Basilica, quando vennero raccolti nelle sale del lato occidentale del Palazzo Apostolico, dipinti, oggetti ed arredi provenienti dal Santuario.

Le sale del museo ospitano opere di Lorenzo Lotto, Cesare Maccari, Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio, oltre che gli arazzi sui cartoni di Raffello Sanzio, numerose maioliche dell’antica Spezieria, corredi d’altare e opere di artisti novecenteschi.

Percorrere glia antichi camminamenti di ronda di Loreto

I camminamenti di ronda furono commissionati nel 1485 dal cardinale Girolamo Basso della Rovere per proteggere la Basilica (ed i suoi tesori!) dalle incursioni dei pirati turchi, che avevano già raso al suolo alcune cittadine della zona costiera.

I camminamenti di ronda del Santuario di Loreto sono un tipico esempio di architettura rinascimentale, in grado di coniugare le esigenze difensive alla ricercatezza delle forme.

Infine, si tratta anche di un punto di osservazione privilegiato da cui godersi uno splendido panorama che spazia dal mare al Monte Conero, fino all’Appennino umbro-marchigiano.  

Le visite guidate ai camminamenti di ronda durano circa 45 minuti e sono disponibili, solo su prenotazione, nei seguenti giorni e orari:

Da Lunedì a Sabato: 10:30/12.30 – 15/16

Domenica: 10/11:30 – 15/16

La biglietteria si trova in piazza della Madonna, a Nord del Palazzo Apostolico.

Il biglietto per i camminamenti di ronda è di 6 euro.

Il biglietto complessivo Museo, mostra e camminamenti è di 10 euro.

Ammirare le opere dei “Madonnari”

I madonnari sono artisti di strada che devono il loro nome alle immagini, soprattutto sacre e principalmente Madonne, che sono soliti disegnare.

Nella piazza del Santuario, nei pressi della fontana creata da Carlo Maderno nel 1600, è sempre possibile ammirare l’opera, fatta con gesso colorato, di qualche madonnaro.

Per altre idee su cosa visitare nelle Marche leggi anche:

TURISMO SOSTENIBILE NEL 2022

Il turismo sostenibile è una tendenza in costante crescita, soprattutto grazie alla sempre maggiore sensibilità nei confronti delle tematiche ambientali.

Booking ha dedicato un sondaggio proprio a questo tema.

I risultati, basati sulle opinioni di più di 30 mila turisti sparsi in 32 paesi, sono stati pubblicati ad aprile di quest’anno e, tra le altre cose, è emerso un dato molto positivo per la popolazione italiana, ovvero che “per l’93% degli italiani intervistati è importante viaggiare in modo sostenibile e il 60% dice di essere influenzato dalle recenti notizie sui cambiamenti climatici nello scegliere viaggi più sostenibili”.

Nel report sono anche riportati dati circa:

  • la scelta del soggiorno – dal sondaggio è risultato che ”il 78% dei viaggiatori globali e l’85% degli italiani dichiara di desiderare di soggiornare in una struttura sostenibile”;
  • le mete ed i periodi alternativi per viaggiare (predilezione per i viaggi in bassa stagione e le mete turistiche meno note);
  • la volontà di immergersi nella cultura locale scoprendone usanze ed abitudini;
  • la crescente attenzione all’utilizzo di mezzi di trasporto meno inquinanti e alla riduzione delle distanze percorse, prediligendo il turismo di prossimità.

TURISMO SOSTENIBILE: DOVE SOGGIORNARE

Continua a cresce la consapevolezza dell’esistenza dei soggiorni sostenibili e la loro visibilità è in aumento. Il 40% dei viaggiatori globali conferma di aver visto almeno un alloggio sostenibile su un sito di viaggi online durante lo scorso anno, mentre il 38% dice di cercare proattivamente le informazioni sugli impegni per la sostenibilità attuati dalle strutture prima di prenotare.

METE E PERIODI ALTERNATIVI

Fonte: Unsplash

I viaggiatori concordano sul voler evitare le mete più popolari e visitate: negli ultimi 12 mesi un terzo (33%) dice di aver scelto di viaggiare in bassa stagione, mentre più di un quarto (27%) ha scelto mete meno note per evitare il turismo di massa.

A tal proposito, pensando ai viaggi futuri, il 40% degli intervistati ha dichiarato che viaggerebbe esclusivamente in bassa stagione per evitare periodi troppo affollati e il 64% eviterebbe le mete e le attrazioni più popolari, così da garantire una redistribuzione più equa dell’impatto positivo del proprio viaggio. Circa un terzo (31%) sceglierebbe addirittura una meta alternativa rispetto alla sua preferita, per scongiurare il turismo di massa.

TURISMO SOSTENIBILE: CULTURA E COMUNITÀ LOCALI

Fonte: Unsplash

Una filosofia rigenerativa sta influenzando il processo decisionale dei viaggiatori: più della metà intende lasciare i posti visitati in una condizione migliore di quella in cui li hanno trovati; i due terzi vogliono vivere esperienze rappresentative della cultura locale. Infatti, più di un quarto dei viaggiatori intervistati (27%) dice di aver approfondito la cultura, i valori e le tradizioni locali della meta scelta prima di averla visitata, mentre una persona su quattro (25%) sarebbe disposta a pagare di più per le attività da fare in viaggio per contribuire alle comunità locali.

IL PUNTO DI SVOLTA PER I TRASPORTI

Fonte: Unsplash

A livello globale, i viaggiatori sono attenti alla distanza percorsa, a come raggiungono la meta scelta e a come si muovono una volta a destinazione. Circa un quarto (23%) sceglie infatti di visitare una meta più vicina a casa per ridurre la propria impronta di carbonio e oltre una persona su cinque (22%) fa ricerche sui mezzi pubblici e/o noleggia una bici una volta arrivato a destinazione. Inoltre, una persona su cinque (20%) sceglie il treno rispetto all’auto per percorrere distanze più lunghe e poco meno di un terzo (30%) dice di vergognarsi a prendere l’aereo per il relativo impatto ambientale. Per quanto riguarda la prenotazione dei trasporti, il 40% cerca attivamente informazioni sulla loro sostenibilità.

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COSA VEDERE AD URBINO IN UN GIORNO

Sono stata ad Urbino nel mio ultimo viaggio nelle Marche ed è stata una bellissima scoperta!

Camminare nel suo centro storico significa assistere ad un susseguirsi di vicoli, chiese, imponenti edifici ricoperti da mattoni rossi e punti panoramici che si aprono improvvisamente su un paesaggio che infonde quiete ed armonia.

Urbino sembra sospesa tra passato e presente.

Da una parte, infatti, è stata la città natale di Raffaello e la culla del Rinascimento italiano, ma dall’altra è anche una moderna città universitaria.

In questo articolo ti racconto cosa vedere ad Urbino in un giorno, ma partiamo dal presupposto che un giorno può bastare solo per conoscere l’essenziale!

C’è bisogno di molto più tempo per apprezzare a pieno le mille sfumature di questa splendida città!

IL PALAZZO DUCALE DI URBINO

Fonte: Pixabay

“Chi arrivi a Urbino ignaro e della sua storia e della sua importanza si trova di fronte a una sorpresa straordinaria, anzi a un miracolo. Nel giuoco delle colline che sopportano le strade d’accesso ecco che appare un palazzo fatato che il tempo non ha sfregiato né intaccato. È un salto indietro nel tempo, un tuffo nella purezza e nella libertà dello spirito.”

Carlo Bo

Il palazzo, voluto dal Duca di Urbino Federico da Montefeltro, venne costruito nel corso del XV secolo.

I tre architetti che ebbero il merito di rendere questo edificio uno dei palazzi più belli dell’epoca rinascimentale furono: il fiorentino Maso di Bartolomeo, il dalmata Luciano Laurana e il senese Francesco di Giorgio Martini.

Fu grazie a loro che il palazzo divenne una costruzione di straordinaria raffinatezza decorativa, di eccezionale bellezza, di grandissima comodità; un “palazzo in forma di città” in grado di accogliere centinaia di persone.

Nel corso del XVI secolo, con il passaggio del Ducato alla dinastia Della Rovere, il palazzo subì nuovi ampliamenti e modifiche, con l’aggiunta del secondo piano nobile, il cosiddetto “Appartamento roveresco”.

A partire dal 1631, con la devoluzione del ducato alla Santa Sede, il palazzo dovette subire un lento processo di spoliazione e degrado che terminò solo nel 1912 quando divenne la sede della Galleria Nazionale delle Marche.

LA GALLERIA NAZIONALE DELLE MARCHE

Attualmente la Galleria occupa tutte le sale finora recuperate del Palazzo Ducale al primo e secondo piano, per un totale di circa 80 ambienti.

Vi sono esposti dipinti su tavola e su tela, affreschi, sculture in pietra e in terracotta, sculture lignee policrome e dorate, legni intarsiati, mobili, arazzi, disegni e incisioni: tutte opere risalenti ad un periodo compreso tra il Trecento e il Seicento.

La visita ha inizio dal Cortile d’Onore, il cuore del Palazzo, contornato sui quattro lati da un portico ad archi. Dal Cortile si accede ad una serie di ambienti suggestivi come: la Biblioteca del Duca, la Sala dei Banchetti e le due cappelline private.

Salendo il monumentale Scalone d’Onore si raggiunge il primo piano nobile, diviso in cinque appartamenti: Appartamento della Jole, dei Melaranci, degli Ospiti, del Duca, e della Duchessa; oltre a varie Sale di Rappresentanza.

Nell’appartamento del Duca, ed in particolare nel suo Studiolo, si entra completamente nel mondo rinascimentale di Federico da Montefeltro.

Per informazioni su orari e biglietti visita il sito urbinoducale.it

LA CASA NATALE DI RAFFAELLO SANZIO

Raffaello nacque ad Urbino il 28 marzo dell’anno 1483.

Nella formazione del pittore fu determinate il fatto di essere nato e di aver trascorso la giovinezza nella città marchigiana. Urbino, infatti, in quel periodo era un centro artistico di grande importanza; un faro che illuminava l’Italia e l’Europa con gli ideali del Rinascimento.

Dopo la morte di Raffaello, avvenuta a Roma nel 1520, la sua casa natale venne acquistata dall’architetto Muzzio Oddi e, nel corso dei secoli, ha conosciuto varie vicende fino a quando nel 1873 venne acquistata dall’Accademia Raffaello.

Proprio grazie all’interesse dell’Accademia, la casa si è arricchita nel tempo di numerose opere d’arte come: dipinti, sculture, arredi lignei e ceramiche.

Alcuni di questi oggetti sono strettamente connessi a Raffaello, altri documentano la ricca storia urbinate in campo artistico, civile e religioso; altri, infine, costituiscono diretta testimonianza del mito che in varie epoche ha accompagnato la figura di Raffaello.

IL DUOMO DI URBINO

Il Duomo è dedicato a Santa Maria Assunta.

Fondato nel 1021, in sostituzione di una precedente chiesa fuori le mura, fu poi ricostruito nel XV secolo su istanza di Federico da Montefeltro, secondo un progetto semplicissimo e spoglio, a tre navate su piloni bianchi. L’edificio, terminato nel 1604, andò perduto con il terremoto del 12 gennaio 1789.

Gli urbinati affidarono la ricostruzione all’architetto romano Giuseppe Valadier, che concluse l’edificio nel 1801.

Il raffinato interno è un bell’esempio di stile neoclassico: a croce latina, con tre navate bianche coperte da volta a botte, coronato, all’incrocio del transetto, da una maestosa cupola.

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IL CASTELLO DI GRADARA

Gradara è uno splendido borgo marchigiano noto soprattutto per aver fatto da cornice alla storia d’amore di Paolo e Francesca.

Grazie alla sua fortunata posizione, fin dall’antichità, fu un crocevia di genti e traffici commerciali.

Mentre, durante il medioevo, fu uno dei principali teatri degli scontri tra il Papato e le Casate marchigiane e romagnole.

Ai nostri giorni, invece, Gradara è considerato uno dei borghi più belli d’Italia.

La sua bellezza è dovuta ad un particolare mix di elementi.

Innanzitutto c’è il borgo medievale, perfettamente conservato.

Poi c’è il paesaggio, con le armoniose colline dell’entroterra marchigiano.

Infine c’è il fascino senza tempo di una delle storie d’amore più tormentate e celebri della storia.

LA ROCCA MALATESTIANA DI GRADARA

La storia di Gradara è legata a quella della sua Rocca che si erge in una posizione strategica, proprio al confine tra Marche ed Emilia Romagna.

È un luogo ricco di storia in cui tutto ricorda gli splendori delle potenti famiglie che vi abitarono: i Malatesta, gli Sforza e i Della Rovere.

La costruzione ebbe inizio nel XII secolo per volontà di Pietro e Ridolfo De Grifo che avevano usurpato la zona al comune di Pesaro. Successivamente Malatesta da Verucchio, con l’aiuto del papato, si impossessò della torre dei De Grifo e la trasformò nel mastio della attuale Rocca.

Fu proprio durante il periodo in cui governarono i Malatesta che si consumò la tragedia di Paolo e Francesca. Era il settembre 1289.

Successivamente arrivarono gli Sforza.

Nel 1494, la quattordicenne Lucrezia Borgia, seconda moglie di Giovanni Sforza, fu condotta alla Rocca dove trascorse i pochi anni del suo primo matrimonio.

Lucrezia, passata alla storia come una creatura perversa e corrotta, molto probabilmente non fu altro che una pedina delle mani del padre, Papa Alessandro VI, e del fratello, Cesare Borgia detto il Valentino. I matrimoni della giovane furono degli strumenti politici che il padre ed il fratello usarono per stringere nuove alleanze.

Dunque, quando la situazione cambiò sulla scacchiera politica italiana, il Papa sciolse il matrimonio tra Lucrezia e Giovanni Sforza ed anche la Rocca cambiò Signore, passando proprio a Cesare Borgia.

Successivamente arrivarono i Della Rovere.

Nel frattempo, infatti, era salito al soglio pontificio Giulio II (al secolo Giuliano Della Rovere) che affidò Gradara al nipote Francesco Maria II.

Dopo la morte di Livia Farnese, vedova del Della Rovere, la Rocca venne amministrata dal papato che la concesse in enfiteusi al conte Santinelli.

Da allora la Rocca cambiò molte volte proprietario fino a quando, nel 1920, fu acquistata dall’ingegnere Umberto Zanvettori per la somma di tre milioni di lire.

Il nuovo proprietario avviò un delicato progetto di restauro grazie al quale la Rocca conserva ancora oggi tutto il suo fascino.

PAOLO E FRANCESCA

La vicenda di Paolo e Francesca è molto lacunosa sotto il profilo storico.

Sappiamo che si tratta di personaggi realmente esistiti, ma non ci sono concrete informazioni biografiche. Quelle che abbondano, invece, sono le versioni letterarie.

Dante, Boccaccio, Petrarca e D’Annunzio hanno arricchito la narrazione con particolari di grande fascino, confondendo ancor di più storia e leggenda.

Era il 1275 quando Guido da Polenta, Signore di Ravenna e Cervia, decise di dare in sposa sua figlia Francesca a Giovanni Malatesta.

Giovanni, detto Giangiotto, oltre ad essere zoppo, pare che non fosse molto avvenente e, per evitare che Francesca, vedendo il futuro sposo, si opponesse al matrimonio, fu ordito un vero e proprio inganno.

Alla ragazza venne presentato Paolo, l’affascinante fratello di Giangiotto nonché suo procuratore. Francesca lo sposò senza esitazione e quando capì che Paolo, in realtà, agiva in nome e per conto del fratello, era ormai troppo tardi.

Tuttavia tra Francesca e Paolo era nato qualcosa, poiché neanche il giovane era rimasto indifferente al fascino della cognata.

I due iniziarono quindi ad incontrarsi clandestinamente. Qualcuno, forse Malatestino dell’Occhio (un altro fratello di Paolo e Giangiotto) si accorse di ciò che stava accadendo ed informò del fatto il marito tradito.

Si arrivò così, in un giorno di settembre del 1289, al tragico epilogo della vicenda.

Giangiotto scoprì i due amanti e fu preso da un accesso d’ira.

Paolo cercò di fuggire passando da una botola che si trovava vicino alla porta, ma il suo mantello restò impigliato ad un chiodo, costringendolo a tornare indietro. Mentre Giangiotto lo stava per passare a fil di spada, Francesca gli si parò dinnanzi per salvarlo ma… Giangiotto li uccise entrambi.

“Amor, ch’a nullo amato amar perdona,

mi prese del costui piacer sì forte,

che, come vedi, ancor non m’abbandona.

Amor condusse noi ad una morte.

Caina attende chi a vita ci spense”

Dante Alighieri, Inferno –V Canto

VISITARE GRADARA

Oltre a visitare la Rocca, per immergerti ancora di più nell’atmosfera medievale di Gradara, è possibile percorrere i Camminamenti di Ronda che si trovano sull’imponente cinta muraria che circonda il borgo.

Da qui si può godere dello splendido panorama offerto dalle dolci colline marchigiane e dal blu dell’Adriatico, lungo la costa romagnola.

La Rocca di Gradara è aperta tutti i giorni dalle ore 8.30 alle 19.00

E’ possibile acquistare un biglietto unico che comprende sia la Rocca che i Camminamenti di ronda.

Per maggiori informazioni sui biglietti si può visitare il sito gradara.org.

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TIVOLI E LE SUE VILLE

Tivoli è sempre stata una meta per aristocratici, artisti ed intellettuali di tutto il mondo.

Non a caso divenne una delle tappe italiane del Grand Tour.

In questo articolo andremo alla scoperta delle tre ville di Tivoli che, in un certo senso, rappresentano le tre diverse anime di questa città.

Villa Adriana è un gioiello dell’archeologia e conserva intatto il fascino dei fasti della Roma imperiale.

Villa d’Este, con i suoi “giardini all’italiana”, è un bellissimo esempio del nostro Rinascimento.

Infine c’è Villa Gregoriana, con la sua aria sublime e romantica.

ALLA SCOPERTA DELLE VILLE DI TIVOLI

VILLA ADRIANA

Fu costruita dall’imperatore Adriano tra il 118 ed il 138 d.c. su un’area di ben 120 ettari, oggi la zona visitabile è di circa 40!

Questa villa vastissima e straordinaria comprendeva edifici residenziali, terme, giardini, ninfei, templi e teatri. Tutto era magnificamente decorato con uno sfarzo ed una ricercatezza senza precedenti.

Il Canopo ed il Teatro marittimo sono in assoluto i luoghi che preferisco all’interno della Villa.

In entrambi è l’acqua che domina la scena e crea suggestioni uniche.

Il Canopo è una struttura che rievoca il braccio del Nilo che congiungeva l’omonima città di Canopo, appunto, con Alessandria.

Il Teatro marittimo, invece, è una delle prime strutture realizzate nel complesso della Villa e, probabilmente, fu anche residenza imperiale.

Infine una curiosità!

Hai mai fatto caso che in qualunque museo sia presente una “collezione Romana” c’è sempre un busto o una statua di un certo Antinoo? La prossima volta che capiti ai Musei Vaticani, al Prado o al Louvre, facci caso!

Antinoo era un giovane originario della Bitinia, ma soprattutto era l’amante dell’imperatore Adriano.

Morì prematuramente affogando nelle acque del Nilo in circostanze oscure.

Adriano, in preda al dolore, volle che l’immagine del suo amato fosse riprodotta ovunque.

In un certo senso volle renderlo immortale!

E, in effetti, l’imperatore riuscì nel suo intento. Ancora oggi, infatti, questo giovane turco ci guarda attraversare i corridoi dei più importanti musei del mondo!

TIVOLI: VILLA D’ESTE

Fu costruita per volontà del Cardinale Ippolito d’Este, figlio di Alfonso I e Lucrezia Borgia.

Papa Giulio III, per ringraziare Ippolito per il contributo alla sua elezione, lo nominò governatore a vita di Tivoli e del suo territorio.

Tuttavia, giunto a Tivoli, il Cardinale scoprì con orrore che avrebbe dovuto vivere in un vecchio convento malandato… lui che era abituato ai fasti di Roma e della sua corte a Ferrara!

Fu così che decise di trasformare il convento in una degna residenza!

L’ultimo proprietario privato della villa fu l’Arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo-Este.

Poi l’intero complesso passò allo stato italiano e fu oggetto di importanti restauri sia nel primo che nel secondo dopoguerra.

Ciò che rende unica Villa d’Este è la straordinaria bellezza dei suoi giardini!

Un vero tripudio di fontane (2 sono opera del Bernini: “Il Bicchierone” e la “Cascata della Fontana dell’Organo”), ruscelli e specchi d’acqua che riflettono ad arte la bellezza del paesaggio, moltiplicandola all’infinito!

VILLA GREGORIANA

Papa Gregorio XVI, nel 1832, decise di promuovere una poderosa opera di ingegneria idraulica allo scopo di contenere le acque dell’Aniene ed evitarne le esondazioni.

Le acque del fiume furono incanalate artificialmente e diedero vita alla “Cascata Grande” che, con i suoi 120 metri di salto, è la seconda in Italia dopo quella delle Marmore.

Terminata quest’opera, il Papa creò il parco che, da subito, fu meta di intellettuali ed artisti che ne raccontarono la bellezza. Del resto Villa Gregoriana, con i suoi boschi, le antiche rovine, i sentieri, la cascata e le grotte,  incarnava esattamente l’estetica del sublime tanto amata dai Romantici.

La Villa, ormai di proprietà demaniale ed in stato di abbandono, venne data in concessione al FAI nel 2002 e riaperta al pubblico dal 2005.

LA NOTTE DI SAN LORENZO

Si avvicina la notte di San Lorenzo e quindi ecco qualche suggerimento su dove trovare i cieli stellati più belli d’Italia e godersi a pieno lo spettacolo delle stelle cadenti.

NOTTE DI SAN LORENZO: QUALI SONO I CIELI STELLATI PIÙ BELLI D’ITALIA

Già avere un cielo senza nuvole è un buon punto di partenza.

Altra cosa essenziale, però, è che ci sia un basso inquinamento luminoso. Dunque i posti dove vedere le stelle cadenti sono quelli più lontani dai centri abitati.

Tuttavia ci sono luoghi che godono di una posizione privilegiata per osservare la volta celeste.

Ecco dunque dove andare per vedere i cieli stellati più belli d’Italia.

CAPO DI LAGO DI DARFO BOARIO TERME (LOMBARDIA)

Questo piccolo borgo di circa 20 abitanti, in Val Camonica, è uno dei luoghi ideali per ammirare le stelle cadenti.

E’ stato insignito del riconoscimento “I cieli più belli d’Italia”, la prima rete nazionale delle destinazioni consigliate per l’Astroturismo.

Astronomitaly ha mandato i suoi esperti a trascorrere alcune notti a Capo di Lago per verificare di persona il cielo notturno in questa località, tutto sommato vicina a grandi centri abitati.

Qui l’inquinamento luminoso è minimo ed è possibile quindi osservare le stelle e la Via Lattea nelle notti di cielo sereno.

NOTTE DI SAN LORENZO SULLE DOLOMITI (TRENTINO ALTO ADIGE)

Nella meraviglia delle Dolomiti in Trentino Alto Adige ci sono innumerevoli località in cui ammirare il cielo stellato.

L’Alpe di Siusi è già fiabesca di giorno, figuratevi ammantata di stelle!

In Val d’Egna, a 823 metri di altitudine, nel comune di Cornedo, sopra il paese di Collepietra, si trova il primo ed unico Astrovillaggio d’Europa.

Grazie alla sua posizione strategica, il parco scientifico gode di una strepitosa vista sul cielo stellato altoatesino.

Al suo interno si possono visitare l’Osservatorio astronomico Max Valier, la cupola con l’Osservatorio solare Peter Anich ed il Sentiero dei pianeti.

BARBERINO VAL D’ELSA (TOSCANA)

L’Osservatorio Polifunzionale del Chianti si trova nel comune di Barberino Val d’Elsa, a 30 minuti di auto da Firenze.

E’ il luogo perfetto per rimanere incantati dalla Via Lattea e da un cielo stellato mozzafiato. In più è l’occasione per lasciarsi coccolare dalle specialità dell’enogastronomia toscana e dalla natura incontaminata del Parco Botanico del Chianti, all’interno del quale è inserito l’osservatorio.

L’appellativo “polifunzionale” è dovuto al fatto che all’interno dell’osservatorio ci sono ben quattro distinte sezioni: meteorologia, astronomia, geosismica ed ambiente.

PARCO NAZIONALE D’ABRUZZO, LAZIO E MOLISE

Il Parco si estende per circa 50.000 ettari nel cuore dell’Appennino centrale. Prevalentemente in provincia dell’Aquila, ma anche in quelle di Frosinone ed Isernia.

Il suo spettacolare patrimonio naturale, la conformazione del territorio, il clima ed i piccoli borghi che sono sorti in questa zona fanno sì che il Parco sia una meta ideale per godersi lo spettacolo della notte di San Lorenzo.

BORGO DI TROINA (SICILIA)

A sua volta classificato come uno dei “Cieli più belli d’Italia”, con una spettacolare vista sull’Etna, questo borgo in provincia di Enna è perfetto per osservare le stelle durante la notte di San Lorenzo.

In particolare sono due i siti di interesse che hanno fatto conquistare al borgo il massimo riconoscimento della Certificazione, il livello Gold: il Lago di Ancipa e la Contrada Sambuchello.

Il Lago di Ancipa, con i suoi 944 metri di altitudine, è il bacino artificiale più alto della Sicilia. La Contrada Sambuchello, invece, è un’area naturale presente all’interno dei Monti Nebrodi.

NOTTE DI SAN LORENZO: SCIENZA, FEDE E MITOLOGIA

Quelle che solitamente chiamiamo “stelle cadenti” in realtà sono le Perseidi, uno sciame di meteore che la Terra attraversa durante il periodo estivo nel percorrere la sua orbita intorno al Sole.

La pioggia meteorica si manifesta per circa un mese, dalla fine di luglio alla fine di agosto.

Il picco di visibilità è concentrato attorno al 12 agosto, con una media di circa un centinaio di scie luminose osservabili ad occhio nudo ogni ora.

Il nome Perseidi deriva dalla mitologia greca e fa riferimento ai figli di Perseo, l’eroe che uccise il mostro Medusa.

In Italia le Perseidi sono note come “Lacrime di San Lorenzo” tanto che il fenomeno, tradizionalmente collegato alla notte del 10 agosto intitolata al santo, è noto anche come la “Notte di San Lorenzo”.

In Grecia, invece, viene religiosamente associato alla Trasfigurazione del Signore che cade il 6 agosto.