5 MOTIVI PER SCEGLIERE UNA CASA VACANZA

Negli ultimi anni sempre più persone decidono di trascorrere le proprie ferie in una casa vacanza invece che in hotel. Prima di vedere quali sono le principali ragioni alla base di questo trend, vediamo però cos’è esattamente una casa vacanza e quali caratteristiche ha. 

LE CARATTERITICHE DI UNA CASA VACANZA

La casa vacanza è una struttura ricettiva extra alberghiera che viene affittata ad uso turistico. L’offerta è molto variegata poiché rientrano in questa categoria appartamenti, ville, case rurali e abitazioni tipiche di uno specifico luogo, come per esempio le baite o i trulli.

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Spesso le case vacanza vengono confuse con altre tipologie di strutture extra-alberghiere come i bed and breakfast e gli affittacamere.

Il bed and breakfast è una formula ricettiva generalmente praticata dalle famiglie che hanno una o più stanze libere da affittare, con o senza bagno privato, e include il pernottamento e la prima colazione. L’affittacamere è praticamente la stessa cosa del bed and breakfast, ma prevede una gestione imprenditoriale e non familiare. Le differenze tra i due tipi di struttura sono perlopiù fiscali.

Quindi sia nel bed and breakfast che nell’affittacamere l’ospite ha a sua disposizione una sola camera (eventualmente con bagno privato), mentre nella casa vacanza può usufruire di un’intera abitazione, completamente arredata, con bagno e cucina a suo uso esclusivo.

PERCHE’ SCEGLIERE UNA CASA VACANZA

Analizziamo ora i 5 motivi principali per scegliere di trascorrere le proprie ferie in una casa vacanza.

RISPARMIO

Molto spesso le tariffe delle case vacanza sono più basse rispetto a quelle di hotel, bed and breakfast e affittacamere. Il risparmio è notevole soprattutto per chi viaggia con tutta la famiglia o comunque in gruppo. In un certo senso si potrebbe dire che scegliere una casa vacanza non significa solo risparmiare, ma anche fare un “investimento” per il futuro, infatti quello che resta nel “salvadanaio” si può sempre investire in una seconda vacanza in un altro periodo dell’anno.

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NESSUN VINCOLO DI ORARIO

A differenza degli hotel, la casa vacanza consente di organizzare le proprie giornate di ferie in totale autonomia. Non ci sono orari per i pasti, né orari di rientro per la sera. Potrai muoverti in completa libertà.

MANGIARE QUELLO CHE VUOI E QUANDO VUOI

A differenza di altre strutture ricettive, nella casa vacanza non è prevista la somministrazione di nessun pasto (neanche della colazione!), tuttavia avrai a disposizione un’intera cucina e questo ti permetterà di preparare quello che preferisci, quando preferisci. Potrai gustare piatti nuovi preparati con i prodotti tipici acquistati in loco, senza per questo rinunciare alla salute, alla linea ed alle tue abitudini alimentari.

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NESSUN DRESS CODE

Quando si soggiorna in hotel, inevitabilmente capita di sentirsi quasi obbligati a “vestirsi bene” per la cena oppure a rispettare un vero e proprio dress code per un particolare evento organizzato nella struttura. Se, invece, soggiorni in una casa vacanza potrai comodamente cenare in pigiama… una cosa particolarmente apprezzabile dopo una giornata passata a fare trekking, a sciare oppure in giro per musei.

UNA CASA VACANZA PER STARE IN FAMIGLIA O CON GLI AMICI

Sono sempre le piccole cose a rendere speciale una vacanza!

Bere una tazza di thè davanti al camino acceso, vedere un film tutti insieme sul divano, fare una lauta merenda in cucina oppure organizzare una partita a carte.

Tutte cose che in una casa vacanza si possono fare in qualsiasi momento!

Avere a disposizione un’intera casa, infatti, ti permetterà di stare con la famiglia o con gli amici e di trascorrere insieme tutta la giornata. È un modo per fare gruppo, rafforzare i legami e condividere del tempo di qualità, senza però rinunciare al confort ed alla propria privacy.

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GUIDA ALLA GALLERIA DEGLI UFFIZI

Consigli ed informazioni utili per organizzare la tua visita alla Galleria degli Uffizi di Firenze.

Gli Uffizi fanno parte del complesso museale denominato “Gallerie degli Uffizi” che comprende, oltre alla Galleria, anche il Corridoio Vasariano, le collezioni di Palazzo Pitti ed il Giardino di Boboli. Questi siti, insieme, costituiscono uno dei più importanti musei del mondo.

In questo tempio dell’arte è possibile ammirare opere di Giotto, Leonardo, Botticelli, Raffaello, Tiziano, Caravaggio, Dürer e Rubens, solo per citarne alcuni. Proprio a causa dell’abbondanza di opere di ineguagliabile bellezza è facile sentirsi un po’ smarriti e non sapere esattamente da dove iniziare per organizzare al meglio la propria visita agli Uffizi. Ecco perché ho pensato di creare una guida con le informazioni di base per orientarsi nella Galleria e non perdere nessuna delle principali opere esposte.

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LA NASCITA DELLA GALLERIA DEGLI UFFIZI

Prima di partire alla scoperta delle opere d’arte esposte agli Uffizi, però, non si può non parlare delle origini dell’edificio che le custodisce, essendo esso stesso una pregevole opera architettonica.

Nel 1560 il duca Cosimo I de’ Medici volle riunire in un unico edificio le più importanti magistrature fiorentine (dette uffici). In questo modo, infatti, il vecchio Palazzo della Signoria sarebbe stato affiancato da una nuova sede governativa, consona alla potenza politica e militare di Firenze. Il luogo scelto per la costruzione dell’edificio fu un lembo di terra posto tra Piazza della Signoria ed il lungarno, nel quartiere popolare della Baldracca.

I lavori furono affidati a Giorgio Vasari ed il progetto prevedeva un edificio a forma di “U”, costituito da un braccio lungo a levante, da incorporarsi con l’antica chiesa di San Pier Scheraggio, da un tratto breve affacciato sul fiume Arno e da un braccio corto a ponente, inglobando la Zecca Vecchia.

Nel 1565 venne aggiunto un nuovo elemento alla struttura iniziale. Il duca, infatti, in occasione del il matrimonio del figlio Francesco con Giovanna d’Austria, ordinò di creare una via soprelevata e segreta tra Palazzo Vecchio e Palazzo Pitti, la nuova residenza dei Medici. Nacque così il celebre Corridoio Vasariano.

L’opera iniziata da Cosimo I e Giorgio Vasari fu completata, però, dai loro successori: Francesco I e Bernardo Buontalenti.

Con il tempo l’edificio si arricchì di una serie di dipinti a grottesche, il nuovo duca fece allestire nella Loggia al secondo piano quello che si sarebbe rivelato come il nucleo iniziale della collezione della Galleria, mentre il Buontalenti creò la Sala della Tribuna ispirandosi alla Torre dei Venti di Atene descritta da Vitruvio nel primo libro dell’Achitettura.

Nel 1737 l’ultima discendente dei Medici, Anna Mara Luisa, affidò la Galleria ai Lorena imponendo, però, che le magnifiche collezioni d’arte restassero per sempre a Firenze con lo status di “beni inalienabili”.

PERCOSI DI VISITA

Al piano terra della Galleria troverai la biglietteria, gli ingressi e servizi vari come la caffetteria ed il guardaroba, salendo il cosiddetto “scalone granducale” arriverai al secondo piano, ovvero il punto di partenza della tua visita.

I percorsi suggeriti sono essenzialmente 2: quello veloce (che dura circa un’ora e mezza) e quello classico (della durata superiore alle 2 ore). Io ti suggerisco il percorso classico, che è anche quello che seguiremo idealmente in questo articolo.

Comunque, in breve, il percorso veloce riguarda il secondo piano del museo e consente di scoprire tutti i massimi capolavori del Rinascimento che hanno reso celebre la Galleria degli Uffizi nel mondo. In questo caso l’uscita è tramite lo “scalone dei Lanzi” che, una volta percorso, non dà più la possibilità di accedere ai servizi guardaroba ed audioguide.

Invece il percorso classico si snoda tra il secondo ed il primo piano, al quale si scende tramite lo scalone Buontalenti, e consente di ammirare anche le opere del Rinascimento veneto (Tiziano e Giorgione), del Cinquecento, della Controriforma, di Caravaggio e Rembrandt.

VISITARE LA GALLERIA DEGLI UFFIZI: IL SECONDO PIANO

Le prime sale del secondo piano sono dedicate alle opere del Duecento e Trecento.

Potrai ammirare la Madonna Rucellai di Duccio Boninsegna, la Maestà di Santa Trinità di Cimabue e la Madonna di Ognissanti di Giotto. Queste opere colpiscono per la loro regale bellezza, per l’uso dei colori e per la capacità di comunicare un’idea di cambiamento. Infatti, anche senza essere dei grandi esperti di arte, è facile notare in loro il seme di quello che poi sarebbe diventato il Rinascimento!

Seguono le sale dedicate alla pittura del primo Rinascimento, dagli anni venti del Quattrocento alla metà del secolo. In questo gruppo di opere spiccano quelle di Masaccio, di Paolo Uccello e di Beato Angelico. Segue poi Filippo Lippi, sviluppatore delle proposte di Masaccio e traghettatore dell’arte fiorentina verso il cosiddetto “primato del disegno”. Qui si trova anche lo straordinario Doppio ritratto dei duchi d’Urbino di Piero della Francesca, una delle opere più iconiche dell’estetica rinascimentale.

Da qui è tutto un susseguirsi di impareggiabile bellezza.

Innanzitutto ci sono le sale dedicate Sandro Botticelli con capolavori come la Primavera e la celeberrima Nascita di Venere, ma anche la commovente Pallade e il Centauro, un’allegoria dell’animo umano diviso tra ragione ed impulsività, ma sempre guidato dalla sapienza divina.

Dopo la sala delle carte geografiche e lo Stanzino delle Matematiche c’è la Tribuna, una saletta ottagonale che rappresenta la parte più antica della galleria. Venne commissionata da Francesco I per sistemarvi tutti i pezzi più preziosi delle collezioni medicee. Divenne molto popolare ai tempi del Grand tour e pare che fu un’ispirazione per le Wunderkammer (camere delle meraviglie) di numerosi nobili europei.

Seguono le sale dedicate al Rinascimento fuori dai confini di Firenze con opere, tra gli altri, di Mantegna, Bellini ed Antonello da Messina.

Il tour delle sale del secondo piano termina con il Secondo Rinascimento. Qui troviamo Leonardo, Michelangelo, Raffaello e Durer.

Innanzitutto sono esposte le opere che documentano gli esordi artistici di Leonardo da Vinci, partendo dal Battesimo di Cristo, opera del suo maestro Verrocchio nella quale il giovane Leonardo dipinse la testa dell’angelo di sinistra. Un’altra opera giovanile è l’Annunciazione. Mentre L’Adorazione dei Magi, rimasta incompiuta, trasmette il senso innovatore del genio di Leonardo, con una composizione originalissima incentrata sulla Madonna e il Bambino in un rutilante scenario di numerose figure in movimento.

Nelle sale successive si può ammirare il capolavoro di Michelangelo noto come il Tondo Doni, una sacra famiglia conservata nella sua cornice originale, probabilmente disegnata dallo stesso Michelangelo. Quest’opera è tra le più emblematiche del Cinquecento e di grande importanza nella storia dell’arte poiché pone le basi per il Manierismo.

Tra le opere di Raffaello spiccano, invece, il Ritratto di Elisabetta Gonzaga (duchessa di Urbino), la magnifica Madonna col Bambino e San Giovannino detta “Madonna del Cardellino” ed i Ritratti di Agnolo e Maddalena Doni. Agnolo, lo stesso che commissionò a Michelangelo il Tondo Doni, era un ricco mercante di stoffe, esponente di spicco dell’alta borghesia fiorentina, sposato con l’aristocratica Maddalena Strozzi.

I ritratti dei coniugi Doni formavano un dittico tenuto insieme da una “incorniciatura a sportello” che permetteva la visione di entrambi i versi delle due tele. Infatti sul retro di quella raffigurante Agnolo c’è il Diluvio degli Dei, mentre sul retro di quello raffigurante Maddalena c’è rinascita dell’umanità grazie a Deucalione e Pirra. Si tratta di scene tratte dalle Metamorfosi di Ovidio attribuite ad un collaboratore del giovane Raffaello.

VISITARE LA GALLERIA DEGLI UFFIZI: IL PRIMO PIANO

Tornando indietro, tra le sale dedicate a Leonardo e Michelangelo, si trova lo scalone Buontalenti che conduce alle sale del primo piano. Qui si possono ammirare, tra le altre, le opere del Correggio, del Parmigianino e del Bronzino. Seguono poi le sale dedicate a Tiziano con Flora e la splendida Venere di Ubino, una delle opere più celebri del pittore. In questa tela Tiziano conferma il suo straordinario talento nel conferire intensità e carattere ai personaggi, nonché una sapienza ineguagliabile nel restituire la morbidezza degli incarnati e le qualità dei materiali.

Successivamente si trovano le intense rappresentazioni di Giuditta decapita Oloferne e S. Maria Maddalena, entrambe di Artemisia Gentileschi.

È poi la volta delle opere di uno degli artisti italiani più tormentati ed iconici, Michelangelo Merisi detto il Caravaggio. In particolare si possono ammirare lo Scudo con testa di Medusa, Il sacrificio di Isacco e Bacco.

La visita alla Galleria termina con alcune sale dedicate ad artisti stranieri come Rembrandt, Rubens e Van Dick. Una delle mie opere preferite si trova, invece, nella sala chiamata “Lume di Notte”, si tratta dell’​​​​​​​Adorazione del Bambino di Gerrit van Honthorst, noto in Italia come Gherardo delle Notti.

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L’artista conobbe Caravaggio a Roma, nei primi anni del Seicento, e ne rimase fortemente influenzato. In quest’opera, l’uso magistrale del colore, fa sì che il Bambino emani una luce divina capace di rendere tutto dolce e soffuso, accarezzando in particolare il volto della Vergine. San Giuseppe si appoggia al suo bastone contemplando il Bambino con un’espressione mista di amore e gioia. Lo sguardo dei due angioletti è colmo di umanissima commozione, i loro sorrisi sono spontanei come quelli di bambini ritratti dal vero.

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L’ABBAZIA DI CASAMARI

L’abbazia di Casamari si trova nel comune di Veroli, in provincia di Frosinone, ed è uno dei più importanti esempi di architettura gotica cistercense in Italia.

Il nome Casamari deriva dal latino e significa “Casa di Mario”. Il riferimento è a Gaio Mario, celebre condottiero e console romano il cui nome è ricordato anche dalla strada lungo la quale sorge l’abbazia: via Mària, appunto!

CASAMARI: UN PO’ DI STORIA

L’abbazia venne edificata sulle rovine di un antico municipio romano chiamato Cereatae e dedicato alla dea Cerere. Con la decadenza di Roma e le successive invasioni barbariche anche Cereatae cadde in stato di abbandono, fino a quando i monaci benedettini, nell’XI secolo, vi si stabilirono e fondarono l’abbazia.

Dal tempo della sua fondazione ad oggi, l’abbazia ha vissuto vicende alterne.

Ai Benedettini seguirono i Cistercensi e poi i Trappisti, mentre periodi di splendore e declino si susseguirono nel corso dei secoli.

L’abbazia di Casamari ha una ricca e prestigiosa biblioteca alla cui realizzazione contribuirono tanto i Benedettini quanto i Cistercensi. Tuttavia fu proprio l’arrivo dei Trappisti, nel 1717, che segnò la rifioritura della biblioteca e, più in generale, della vita culturale nell’abbazia.

Seguendo le orme degli antichi amanuensi medievali, i monaci Trappisti copiarono molti libri liturgici e compilarono interessanti cronache del monastero del ‘700 e dell”800, molte delle quali conservate nell’archivio.

Attualmente i circa 70.000 libri conservati a Casamari sono sistemati nell’antico refettorio dei fratelli conversi, un’enorme salone lungo 25 metri, largo 10 e alto 30, e nei locali un tempo occupati dal molino e dal frantoio.

ARCHITETTURA

Dal punto di vista architettonico l’abbazia di Casamari ricorda i monasteri francesi, ispirandosi ai canoni della semplicità e funzionalità, propri dell’ordine dei Cistercensi. L’intero complesso appare magnificamente austero e, proprio grazie alla pietra chiara e spoglia che riveste l’interno, è in grado di generare un senso di pace e perfezione.

L’abbazia è a tre navate, con abside e transetto, interamente costruita in pietra lavorata, senza stucchi decorativi né opere pittoriche che possano distogliere l’animo dei fedeli dalla contemplazione del divino.

Infine tutto è perfettamente illuminato dalla luce del sole che filtra attraverso le vetrate di alabastro.

LE ATTIVITA’ DELL’ABBAZIA

La comunità di monaci che ancora oggi vive nell’abbazia si occupa di varie attività tra cui: l’insegnamento – presso l’Istituto San Bernardo, fondato nel 1898 internamente all’abbazia -, il restauro di antichi manoscritti, la gestione della biblioteca, del museo, della farmacia e della liquoreria.

Queste ultime devono la loro origine all’uso, presso i Cistercensi, di preparare erbe e pozioni a scopo terapeutico da usare tra gli stessi monaci, ma anche per i pellegrini e per quanti altri bussassero alla porta del monastero.

La farmacia di Casamari risale al 1760 ed è composta da un hortus botanicus e da un armarium pigmentariorum. La liquoreria, invece, è stata ideata fra il ‘700 e l’800.

Il museo, infine, si trova nella parte opposta alla chiesa partendo dal chiostro. Tra i reperti ospitati nelle sue sale duecentesche spicca una zanna di  Mammuthus meridionalis (sorta di mammuth nano presente in Italia durante l’era glaciale), oltre ad alcuni reperti di epoca romana.

L’abbazia offre ospitalità ai pellegrini di passaggio sul Cammino di San Benedetto e sulla Via Francigena.

UN GIORNO A SIENA – COSA VISITARE

Siena è un luogo ricco di arte e storia, tanto da essere una delle città più amate e visitate della Toscana.

Un giorno non basta per scoprire le mille sfumature di Siena, ne tanto meno per visitarne tutti i tesori. Tuttavia, con un po’ di organizzazione, in una giornata potrai riuscire a vedere i luoghi simbolo della città, il cui fascino ti farà ripartire con la voglia di tornare il prima possibile.

Ecco dunque cosa visitare a Siena in un giorno.

SIENA: PIAZZA DEL CAMPO

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Piazza del Campo è il teatro dell’evento che ha contribuito a rendere Siena famosa in tutto il mondo: il Palio, che si svolge ogni 2 Luglio e 16 Agosto. La Piazza, grazie alla sua particolare forma a conchiglia ed al tipico color mattone, dato dalla pavimentazione e dal rivestimento dei palazzi circostanti, è davvero unica ed inconfondibile.

La piazza è decorata dalla Fonte Gaia, la più grande fontana cittadina. Quella che vediamo oggi è una copia dell’opera di Jacopo della Quercia realizzata in marmo di Carrara, molto più resistente dell’originale fatta di marmo della Montagnola Senese.

Tra gli edifici che si affacciano sulla Piazza ci sono la Torre del Mangia ed il Palazzo Comunale che ospita il Museo Civico. Tra i capolavori esposti nel museo spiccano la bellissima Maestà di Simone Martini ed il Buono e Cattivo Governo di Ambrogio Lorenzetti.

LA TORRE DEL MANGIA

Restando in Piazza del Campo si può visitare la Torre del  Mangia. La torre civica, alta 87 metri, offre uno dei panorami più belli della città. La salita è un po’ faticosa (oltre 400 scalini!), ma la vista in cima è a dir poco spettacolare!

PIAZZA DEL DUOMO

Prosegui la visita della città spostandoti verso Piazza del Duomo. Qui potrai ammirare alcuni tra i luoghi più belli di Siena, che vale davvero la pena di vedere: il Duomo, la Cripta e la Libreria Piccolomini.

IL DUOMO DI SIENA

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Il Duomo di Siena, noto anche come Cattedrale di Santa Maria Assunta, è uno degli esempi più notevoli di stile romanico-gotico italiano. Alla sua realizzazione hanno partecipato artisti come Donatello, Nicola Pisano, Michelangelo e Pinturicchio.

Sia l’interno che l’esterno di questo imponente edificio sono decorati con marmo bianco e verde scuro, quasi nero, ovvero i colori rappresentativi di Siena.

Una delle cose più belle della Cattedrale è il suo pavimento: 56 riquadri che rappresentano altrettante scene incise ed intagliate nel marmo. I mosaici più preziosi sono coperti per la maggior parte dell’anno per preservarli dall’usura. Tuttavia, trovandoti a Siena in occasione del Palio o tra la fine di agosto ed ottobre, avrai la possibilità di vedere il pavimento interamente svelato.

LA CRIPTA

Si trova sotto il Duomo e conserva degli straordinari affreschi di scuola senese risalenti al XIII secolo che rappresentano scene tratte dal Vecchio e dal Nuovo Testamento.

LA LIBRERIA PICCOLOMINI

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E’ un piccolo gioiello da visitare assolutamente. La libreria è dedicata a Papa Pio II e ciò che colpisce di più è la ricchezza dei suoi affreschi realizzati, all’inizio del 1500, da Pinturicchio e dai suoi allievi, tra i quali Raffaello Sanzio.

Sulle pareti sono rappresentate scene della vita del pontefice, mentre il soffitto è letteralmente splendente per  l’abbondante uso del color oro.

IL BATTISTERO DI SIENA

Il Battistero, intitolato a San Giovanni, è stato costruito nel 1300, in occasione dell’ampliamento del Duomo. L’interno è magnificamente decorato con un ciclo di affreschi di artisti senesi del Rinascimento. Tuttavia il capolavoro più prezioso che il Battistero custodisce è sicuramente la splendida Fonte Battesimale a cui lavorarono alcuni dei maggiori scultori del Rinascimento come: Jacopo della Quercia, Lorenzo Ghiberti e Donatello.

IL MUSEO DELL’OPERA DEL DUOMO

E’ uno dei più antichi musei privati in Italia e si trova nella navata destra della Cattedrale.

Qui si possono ammirare le statue trecentesche originali della facciata del Duomo, tra cui quelle realizzate da Giovanni Pisano, la vetrata dell’abside di Duccio da Buoninsegna ed uno dei maggiori capolavori di Buoninsegna e del primo Trecento: la pala della Maestà.

Dal tetto, invece, si può godere di una splendida vista sulla città.

SANTA MARIA DELLA SCALA

Si trova proprio di fronte al Duomo, ospita un notevole patrimonio artistico ed è sede di esposizioni temporanee. Questo complesso fu uno dei più antichi ospedali d’Europa, dove venivano accolti i pellegrini (siamo lungo la Via Francigena!) ed aiutati i poveri ed i bambini abbandonati.

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COSA FARE A NATALE IN ABRUZZO

L’Abruzzo è una meta affascinante durante tutto l’anno, ma nel periodo di Natale diventa ancora più suggestivo.

A bordo della “Transiberiana  d’Italia”, la storica linea che collega la regione al Molise, si possono ammirare Parchi Nazionali, Riserve Naturali, montagne maestose e gole strettissime.

Un viaggio lento ed emozionante che consente di raggiungere alcune delle mete più caratteristiche per i mercatini di Natale.

MERCATINI DI NATALE IN ABRUZZO

L’AQUILA

Il capoluogo abruzzese si prepara a festeggiare il Natale con vari eventi.

Fino al 6 gennaio in Piazza Duomo, Corso Vittorio Emanuele e Corso Federico II ci saranno i mercatini di Natale con prodotti d’artigianato e specialità gastronomiche del territorio.

AVEZZANO

La pista di pattinaggio, la Casa di Babbo Natale, la musica e le tante delizie tipiche sono gli ingredienti principali del periodo natalizio ad Avezzano, nel cuore della Marsica, dove le luminarie si fondono con le lucine dell’Albero di Natale in Piazza Risorgimento.

E’ la destinazione ideale per le famiglie, grazie soprattutto alle tante attività in programma nell’ultima edizione di Magie di Natale!

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CAMPO DI GIOVE

Grazie alle sue piste da sci, ai sentieri ed ai faggeti, Campo di Giove è una delle mete più ambite in inverno.

Fino al 22 dicembre ogni sabato e domenica gli artigiani del territorio delizieranno i visitatori con le loro specialità dolci e salate. Ma non solo: per l’occasione, i ristoranti della zona proporranno offerte speciali a pranzo e a cena, con menu natalizi ispirati alla cucina locale.

Insomma, una tappa ideale per assaporare l’ottima gastronomia abruzzese.

PACENTRO

Questo suggestivo borgo, durante il periodo natalizio, si trasforma in un pittoresco villaggio in cui è possibile trovare il migliore artigianato in legno, ma anche lavori di decoupage, gioielli e statuine per il presepe, rigorosamente fatti a mano da artigiani locali. Fra buon cibo e tante attività e laboratori per i più piccoli, il paesino rappresenta la destinazione perfetta per rilassarsi nella magica atmosfera natalizia, godendo di incantevoli panorami.

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SANTO STEFANO DI SESSANIO

Santo Stefano di Sessanio, in provincia dell’Aquila, è un bellissimo paesino medioevale in cui il tempo sembra essersi fermato. A Natale si arricchisce di un’atmosfera da sogno con una serie di appuntamenti da non perdere come: i presepi diffusi, le escursioni in montagne, lo spettacolo “Dis-incanto di Natale”, con le canzoni della tradizione pastorale e contadina tipica Abruzzese ed i racconti e canti itineranti della compagnia RaccontaStorie. Certamente una delle tappe più affascinanti del Natale in Abruzzo.

ATTRAVERSANDO L’ABRUZZO SULLA TRANSIBERIANA ITALIANA

Un’altra bellissima esperienza che è possibile fare nel periodo di Natale (e non solo!) è quella di regalarsi un viaggio nel tempo sulla suggestiva “transiberiana italiana”.

Questo appellativo, carico di forza evocativa, è il nome con cui è conosciuta la Ferrovia dei Parchi, una linea inaugurata nel 1897 per consentire il collegamento dagli Abruzzi con il versante tirrenico e Napoli, tanto che molti ferrovieri e residenti delle zone attraversate dalla tratta la chiamano ancora “la Napoletana”.

Il nome “Ferrovia dei Parchi”, invece, è dovuto al fatto che i binari attraversano le aree protette del Parco Nazionale della Maiella, del Parco Nazionale d’Abruzzo e della riserva MaB Collemeluccio-Montedimezzo Alto Molise.

L’espressione “transiberiana d’Italia” nacque nel 1980 ad opera del giornalista e scrittore Luciano Zeppegno che, trovandosi a viaggiare su un treno di linea, rimase impressionato da una improvvisa nevicata in quota nella zona degli Altipiani Maggiori d’Abruzzo, quasi ad immaginarsi una steppa siberiana ghiacciata di ben altre latitudini, al punto da voler scrivere un articolo su questa esperienza per la rivista Gente Viaggi.

Trent’anni dopo l’associazione culturale le Rotaie ha ripreso l’appellativo nella speranza che potesse suscitare interesse nell’opinione pubblica scongiurando la dismissione della linea. Cosa che, fortunatamente, è accaduta!

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CURIOSITA’ ED INFORMAZIONI

Le carrozze impiegate sono le cosiddette “cento porte”, vetture risalenti agli anni ’30, dai suggestivi interni e sedute in legno, composte ciascuna da 4 ambienti da 24, 16, 16 e 24 posti, con porte di salita/discesa da entrambi i lati.

Vi è poi l’impiego di una carrozza “corbellini”, vettura più recente, risalente agli anni ’50, con due ambienti da 32 posti.

Il biglietto per viaggiare sulla transiberiana d’Italia è acquistabile esclusivamente sul sito latransiberianaditalia.

Nel periodo delle feste vengono organizzati degli speciali “Treni di Natale” che consentono di visitare molti dei tradizionali mercatini.

SCANNO – COSA VISITARE IN UN GIORNO

Scanno è un bellissimo paesino abruzzese annoverato tra i borghi più belli d’Italia.

Sorge su un pendio della Montagna Grande, tra il monte Genzana ed il monte Marsicano, ed è immerso nello splendido scenario naturale costituito dal vicino Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

Conosciuta sia per il suo centro storico che per il suo lago a forma di cuore, Scanno è una meta imperdibile per chiunque si trovi a fare un tour dell’Abruzzo.

IL BORGO DI SCANNO

Il borgo è costituito da un susseguirsi pittoresco di case, strade, scalinate, pizzette, archi e chiese.

Una particolarità di Scanno, infatti, è proprio l’elevato numero di chiese. Se ne contano ben 15! Un numero impressionante se si considera che stiamo parlando di un borgo di circa 1700 abitanti.

Infatti, ammirando Scanno da uno dei vari punti panoramici, si notano subito sia il modo “ordinato” in cui è disposto il paese, sia i tanti campanili che svettano sull’agglomerato delle case.   

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L’ingresso del paese è dominato dalla grande chiesa di Santa Maria della Valle che, sebbene risalga al XII secolo, si mostra oggi con il suo aspetto cinquecentesco.

Poco distante da Santa Maria della Valle c’è la fontana Saracco che, per secoli, è stata la fontana principale del paese ed è caratterizzata da due grandi nicchie. Quella destra, datata 1549, è dotata di quattro cannelle che fuoriescono dalla bocca di altrettanti mascheroni antropomorfi che rappresentano, da sinistra verso destra, il re, la regina, il giullare ed il cappuccino.

Il palazzo davanti alla fontana Saracco in passato è stato la sede della reale caserma dei carabinieri e proprio qui si concluse, nel 1870, il fenomeno del brigantaggio in Abruzzo con la cattura di Croce di Tola, conosciuto come il Crucitto.

SCANNO E LA FOTOGRAFIA

Scanno è nota come “la città dei fotografi” perché, lungo tutto il Novecento, i suoi scorci e la sua gente sono stati immortalati dagli scatti realizzati da Hilde Lotz-Bauer, Henri Cartier-Bresson, Mario Giacomelli, Renzo Tortelli, Gianni Berengo Gardin, Ferdinando Scianna, Mario Cresci e molti altri.

Nel 1964 una fotografia scattata a Scanno da Mario Giacomelli, conosciuta come “Il bambino di Scanno”, è entrata a far parte della collezione permanente di opere fotografiche del Museum of Modern Art di New York.

LA PRESENTOSA

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Molti aspetti della tradizione di Scanno sono sopravvissuti allo scorrere del tempo giungendo fino ad oggi.

Innanzitutto la Presentosa.

Si tratta di un gioiello di origine settecentesca, un vero e proprio capolavoro di arte orafa che venne descritto così da Gabriele D’Annunzio nel “Trionfo della morte”:

“Portava agli orecchi due grevi cerchi d’oro e sul petto la Presentosa: una grande stella di filigrana con in mezzo due cuori.”

La Presentosa, infatti, è una grande stella di filigrana che, quasi sempre, ha al centro uno o due cuori.

Pare che la realizzazione del gioiello sia stata ispirata dal magnifico rosone di Santa Maria di Collemaggio a L’Aquila.

La Presentosa è nata come un pegno di fedeltà dell’uomo nei confronti dell’amata, poi divenne simbolo di accettazione ed accoglienza da parte della famiglia del marito nei confronti della sposa, oggi è spesso accostata a sentimenti di amicizia.

In ogni caso questo gioiello di innegabile raffinatezza era soprattutto un potente amuleto contro le avversità della vita, in grado di attirare le forze del male per avvilupparle nelle sue spire filigranate. Nessun malaugurio, secondo la tradizione, potrà mai vincere la forza della Presentosa!

IL LAGO DI SCANNO

Scanno è conosciuta anche per il suo lago a forma di cuore che dista circa 4 chilometri dal centro storico.

Il lago si è formato oltre 3000 anni fa in seguito ad una frana del monte Rava che, precipitando a valle, ha sbarrato il corso del fiume Tasso.

Trascorrere una giornata al lago di Scanno, soprattutto evitando i periodi di alta stagione, ti darà la possibilità di fare una piacevole passeggiata nella natura, prendere il sole su una delle sue spiaggette, noleggiare un pedalò o rilassarti in uno dei locali vicini alla riva.

In realtà il lago di Scanno ha una forma allungata, ma c’è un particolare punto di osservazione in cui, per un gioco prospettico, assume la celebre forma di cuore.

Il nome “sentiero del cuore” identifica sia il sentiero che parte dal centro storico di Scanno, sia quello che parte dal lago. Entrambi si incontrano all’eremo di Sant’Egidio e continuano poi fino al punto panoramico.

L’eremo è un piccolo edificio in pietra, costruito sul culmine di una collina. Non si conosce la data precisa di fondazione dell’eremo di Sant’Egidio, ma si sa che nel 1612 era già esistente e veniva accudito da un eremita, come testimoniato dal vescovo Del Pezzo, che arrivò qui in visita.

LA CHIESA DI SANTA MARIA DEL LAGO

Prima di lasciare Scanno ti consiglio di visitare la suggestiva chiesetta di Santa Maria del Lago che sorge a strapiombo sull’acqua.

Una doppia scalinata conduce all’ingresso della chiesa che si trova a cavallo di una strada che costeggia la montagna, mentre il suo altare è praticamente scavato nella roccia.

La costruzione della chiesa, che risale all’inizio del settecento, avvenne, infatti, sul luogo in cui gli scannesi avevano apposto un’icona della Madonna per invocarne la protezione durante il pericoloso transito della vicina strada che passava (e passa tuttora!) al di sotto di un grosso picco roccioso e che rappresentava l’unico collegamento con Sulmona.

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5 IDEE PER LE TUE FUGHE D’AUTUNNO

Amo l’autunno. I colori caldi ed avvolgenti. Le strade che profumano di castagne e vin brulè.

Tutte le stagioni hanno qualcosa di bello, ma l’autunno ha qualcosa di unico. Forse è la promessa di un cambiamento. O forse è la capacità di lasciarsi andare, di perdere tutto, ma senza rancore, solo per poter ricominciare.

Inoltre l’autunno è una stagione perfetta per viaggiare e, magari, per visitare posti in cui non siamo mai stati prima.  La temperatura è ancora mite e si può visitare una meta con più tranquillità perché c’è meno gente in giro.

Quindi, se stai pensando ad una vacanza o un week-end autunnale, ecco alcune idee.

AUTUNNO A VIPITENO

Vipiteno è uno dei Borghi più belli d’Italia. L’autunno è il periodo ideale per lasciarsi affascinare da questa cittadina che sembra uscita da una fiaba. Potrai passeggiare tra le pittoresche vie del centro, ammirare i palazzi signorili e le piazze medievali, concederti  un po’ di shopping tra i negozi di artigianato o degustare qualche piatto tipico in uno dei suoi ristoranti.

A pochi chilometri da Vipiteno, inoltre, sorge l’imponente Castel Tasso e l’elegante Castel Wolfsthurn!

PARCO NAZIONALE D’ABRUZZO, LAZIO E MOLISE

Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, con la sua natura incontaminata, i piccoli borghi, i centri storici, le attività sportive e la buona cucina, è la meta ideale per una vacanza autunnale.

Potrai goderti lo spettacolo del foliage attraversando la vastissima rete di sentieri del Parco che offre percorsi di vario genere, da quelli adatti ai principianti a quelli per escursionisti esperti.

Leggi anche: PARCO NAZIONALE D’ABRUZZO: 3 IDEE PER SCOPRIRE UNA DELLE AREE PROTETTE PIU’ ANTICHE D’ITALIA

AUTUNNO IN CIOCIARIA

L’Italia è ricca di luoghi bellissimi e poco conosciuti. La Ciociaria, in provincia di Frosinone, è uno di questi!

E’ la terra di Cicerone e San Tommaso. Ci sono zone archeologiche, abbazie, castelli e meravigliose aree naturalistiche protette.

Se vuoi scoprire qualcosa in più sulla Ciociaria leggi anche:

L’ ABBAZIA DI MONTECASSINO

ANAGNI: LA CITTA’ DEI PAPI

6 LUOGHI DA VISITARE IN CIOCIARIA

LA CERTOSA DI TRISULTI

CILENTO

Probabilmente quando si parla di Cilento la prima cosa a cui si pensa è il mare. In questo caso, però, ti propongo un tour nell’entroterra alla scoperta delle bellezze naturalistiche e dei gioielli architettonici di questa splendida terra. Le romantiche grotte di Pertosa, i millenari templi di Paestum e l’immensa Certosa di Padula sono alcune delle mete che rendono unico il Cilento!

Leggi anche: 5 IDEE PER UN WEEK-END IN CILENTO

CAMMINI: LA CULTURA DEL PASSO LENTO

Infine l’autunno è la stagione migliore per percorrere uno dei tanti, bellissimi, cammini che attraversano l’Italia.

Percorrere anche solo poche tappe di un cammino è un modo per conoscere territori poco noti, fare attività all’aria aperta e disintossicarsi dallo stress della quotidianità.

Se sei interessato ai cammini leggi anche:

IL CAMMINO DI SAN MICHELE

IL CAMMINO DI SAN BENEDETTO

Per conoscere i cammini della tua regione visita il sito camminiditalia.org

COSA VISITARE A LORETO

Loreto, immersa nella campagna marchigiana, è una splendida città la cui fama è strettamente legata al Santuario dove si conserva e si venera la Santa Casa della Vergine Maria.

Si tratta di un luogo che da secoli richiama pellegrini da tutto il mondo, tanto da essere stato definito da Giovanni Paolo II il “vero cuore mariano della cristianità”.

LA SANTA CASA DI LORETO

Con l’espressione “Santa Casa” si indica la casa di Nazareth in cui nacque, fu educata e ricevette l’Annuncio la Vergine Maria.

Ricerche storiche ed archeologiche hanno provato che la casa custodita a Loreto è proprio la Santa Casa.

La Casa era costituita da una camera in muratura composta da tre pareti in pietra poste a chiusura di una grotta scavata nella roccia. Oggi la grotta fa parte della Basilica dell’Annunciazione a Nazareth, mentre le tre pareti di pietra sono quelle che si trovano a Loreto.

IL TRASPORTO “ANGELICO”

Ci sono essenzialmente due versioni su come la Casa sia stata trasferita da Nazareth fino alla città marchigiana.

La prima, legata alla tradizione cristiana, vuole che la Casa sia stata trasportata in volo dagli angeli.

La seconda, invece, attribuisce il merito del trasporto ai crociati che, espulsi dalla Terra Santa ad opera dei mussulmani, vollero salvare dalla distruzione la Casa di Maria.

Come spesso accade, la verità si trova nel mezzo!

Varie testimonianze storiche, infatti, vanno confermando l’ipotesi che le pareti della Santa Casa sono state trasportate in Italia su una nave, per iniziativa della nobile famiglia Angeli, che all’epoca regnava sull’Epiro.

Dunque la Casa è stata veramente trasportata dagli Angeli! Non si trattava, però, degli angeli alati della tradizione cristiana, ma di una nobile famiglia di devoti che si avvalse di una nave per il trasporto.

Un documento del 1294 attesta che Niceforo Angeli, despota dell’Epiro, quando sua figlia Ithamar andò in sposa a Filippo di Taranto, figlio del re di Napoli Carlo II d’Angiò, le diede in dote vari beni tra cui “le sante pietre portate via dalla Casa della Nostra Signora la Vergine Madre di Dio”.

IL SANTUARIO

Dalla metà del 1400, per proteggere la Santa Casa e per accogliere la crescente folla di pellegrini che ogni anno visitava la reliquia, iniziarono i lavori per la costruzione del santuario.

Il Santuario di Loreto è un bellissimo esempio di basilica fortificata, caratterizzata da torri, camminamenti di ronda, corpi di guardia e veri e propri sistemi difensivi.

L’attuale Basilica venne costruita, per volontà di Papa Paolo II, a partire dal 1469.

Alla sua realizzazione contribuirono molti artisti come: Giuliano da Sangallo, che creò la cupola di ispirazione brunelleschiana; Donato Bramante, che si adoperò per varie modifiche e consolidamenti e progettò il palazzo apostolico; e Luigi Vanvitelli, che terminò la costruzione dell’elegante campanile.

Tra le opere più pregevoli spicca il rivestimento marmoreo che avvolge le pareti della Santa Casa. Voluto da Giulio II e realizzato su disegno del Bramante, è considerato uno dei più grandi capolavori scultorei dell’arte rinascimentale.

Loreto richiama migliaia di persone ogni anno, non solo pellegrini cattolici, ma anche amanti dell’arte.

Questo grandioso santuario, infatti, rappresenta uno scrigno che contiene un inestimabile tesoro, una vera e propria antologia d’arte sacra che raccoglie capolavori di architettura, scultura e pittura.

COSA VISITARE A LORETO (OLTRE IL SANTUARIO!)

Oltre ad una visita al Santuario, ecco alcuni suggerimenti su cosa da fare a Loreto.

Visitare il Museo Pontificio

Il Museo, che si trova nei piani superiori del braccio occidentale del Palazzo Apostolico, ospita opere di altissimo valore artistico, storico e culturale. Le raccolte del Museo iniziarono a formarsi alla fine del secolo XIX, in coincidenza con i lavori di ristrutturazione della Basilica, quando vennero raccolti nelle sale del lato occidentale del Palazzo Apostolico, dipinti, oggetti ed arredi provenienti dal Santuario.

Le sale del museo ospitano opere di Lorenzo Lotto, Cesare Maccari, Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio, oltre che gli arazzi sui cartoni di Raffello Sanzio, numerose maioliche dell’antica Spezieria, corredi d’altare e opere di artisti novecenteschi.

Percorrere glia antichi camminamenti di ronda di Loreto

I camminamenti di ronda furono commissionati nel 1485 dal cardinale Girolamo Basso della Rovere per proteggere la Basilica (ed i suoi tesori!) dalle incursioni dei pirati turchi, che avevano già raso al suolo alcune cittadine della zona costiera.

I camminamenti di ronda del Santuario di Loreto sono un tipico esempio di architettura rinascimentale, in grado di coniugare le esigenze difensive alla ricercatezza delle forme.

Infine, si tratta anche di un punto di osservazione privilegiato da cui godersi uno splendido panorama che spazia dal mare al Monte Conero, fino all’Appennino umbro-marchigiano.  

Le visite guidate ai camminamenti di ronda durano circa 45 minuti e sono disponibili, solo su prenotazione, nei seguenti giorni e orari:

Da Lunedì a Sabato: 10:30/12.30 – 15/16

Domenica: 10/11:30 – 15/16

La biglietteria si trova in piazza della Madonna, a Nord del Palazzo Apostolico.

Il biglietto per i camminamenti di ronda è di 6 euro.

Il biglietto complessivo Museo, mostra e camminamenti è di 10 euro.

Ammirare le opere dei “Madonnari”

I madonnari sono artisti di strada che devono il loro nome alle immagini, soprattutto sacre e principalmente Madonne, che sono soliti disegnare.

Nella piazza del Santuario, nei pressi della fontana creata da Carlo Maderno nel 1600, è sempre possibile ammirare l’opera, fatta con gesso colorato, di qualche madonnaro.

Per altre idee su cosa visitare nelle Marche leggi anche:

IL TURISMO DELLE RADICI

Il turismo delle radici è una forma di turismo che, dopo la parentesi della pandemia, sta tornando a far parlare di sé in modo sempre più insistente.

Questo fenomeno presenta risvolti non solo economici, ma anche antropologici ed ha suscitato l’interesse di molti studiosi. Lo stesso Ministero della Cultura ha favorito la nascita di progetti volti a monitorarlo, coglierne le motivazioni e prevederne le evoluzioni.

IL TURISMO DELLE RADICI: DEFINIZIONE

Il turismo delle radici, chiamato anche turismo di ritorno o genealogico, è un fenomeno che si riferisce principalmente ai discendenti di emigrati che durante le ferie tornano a visitare i luoghi dei loro antenati.

E’ una forma di turismo che, forse più di qualsiasi altra, ha a che fare esclusivamente con il turista che sceglie una destinazione non perché è di tendenza, ma perché  gli permette di  scoprire qualcosa in più su se stesso, sulla propria storia e sulle sue radici. Perché, in un certo senso, gli appartiene.

Lo scopo è quello di far visita (o di incontrare per la prima volta) una parte della famiglia, di conoscere i luoghi “mitici” in cui sono ambientati i racconti dell’infanzia dei propri nonni o genitori, ma anche scoprire le bellezze paesaggistiche, architettoniche ed artistiche di quei territori.

I TIPI DI TURISMO DI RITORNO

Esistono varie tipologie di turismo di ritorno.

Ci sono gli emigrati di prima generazione che vivono in nazioni relativamente vicine e quindi possono ritornare nel loro paese di origine ogni anno, o quasi. In questo caso si tratta di un turista abitudinario, che molto spesso possiede anche una casa nel suo paese d’origine ed approfitta dei periodi di ferie per far visita a parenti ed amici.

Poi ci sono gli emigrati di prima generazione che, però, vivono oltreoceano e tornano raramente nel loro paese di origine.

Infine ci sono i discendenti di seconda e terza generazione, quindi figli e nipoti di persone emigrate. Questa tipologia di turisti, soprattutto se i loro antenati sono emigrati oltreoceano, compie un vero e proprio viaggio di scoperta delle proprie origini. Si tratta di persone che spesso non conoscono il proprio paese di origine, se non attraverso i racconti di genitori e nonni.

TURISMO DELLE RADICI: LA SITUAZIONE IN ITALIA

Quello del turismo delle radici è un fenomeno globale che in Italia sta rapidamente acquistando importanza.

Secondo l’ENIT – l’Agenzia nazionale del turismo – il turismo delle radici nel nostro paese è in costante crescita.  A tal proposito è sufficiente considerare che gli italiani residenti all’estero ed i loro discendenti corrispondono a circa 80 milioni di persone.

Questi dati sottolineano l’importanza del turismo di ritorno sia in termini di crescita economica, sia in termini di sviluppo e rilancio dei territori che sono maggiormente interessati da questo fenomeno.

L’importanza del turismo delle radici e l’impatto positivo che può avere sul settore turistico italiano, soprattutto in questa fase post-pandemia, risulta evidente anche dalle misure che il Ministero per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo ha adottato per incentivarlo. 

In particolare il D.M.  36/2021 prevede la possibilità per i cittadini iscritti all’Aire (anagrafe italiani residenti all’estero) di visitare gratuitamente i musei, monumenti e siti archeologici statali italiani, che sono più di 500.

CONSIGLI DI LETTURA

Se vuoi approfondire il tema del turismo delle radici, ecco alcuni libri che fanno al caso tuo:

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COSA VEDERE AD URBINO IN UN GIORNO

Sono stata ad Urbino nel mio ultimo viaggio nelle Marche ed è stata una bellissima scoperta!

Camminare nel suo centro storico significa assistere ad un susseguirsi di vicoli, chiese, imponenti edifici ricoperti da mattoni rossi e punti panoramici che si aprono improvvisamente su un paesaggio che infonde quiete ed armonia.

Urbino sembra sospesa tra passato e presente.

Da una parte, infatti, è stata la città natale di Raffaello e la culla del Rinascimento italiano, ma dall’altra è anche una moderna città universitaria.

In questo articolo ti racconto cosa vedere ad Urbino in un giorno, ma partiamo dal presupposto che un giorno può bastare solo per conoscere l’essenziale!

C’è bisogno di molto più tempo per apprezzare a pieno le mille sfumature di questa splendida città!

IL PALAZZO DUCALE DI URBINO

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“Chi arrivi a Urbino ignaro e della sua storia e della sua importanza si trova di fronte a una sorpresa straordinaria, anzi a un miracolo. Nel giuoco delle colline che sopportano le strade d’accesso ecco che appare un palazzo fatato che il tempo non ha sfregiato né intaccato. È un salto indietro nel tempo, un tuffo nella purezza e nella libertà dello spirito.”

Carlo Bo

Il palazzo, voluto dal Duca di Urbino Federico da Montefeltro, venne costruito nel corso del XV secolo.

I tre architetti che ebbero il merito di rendere questo edificio uno dei palazzi più belli dell’epoca rinascimentale furono: il fiorentino Maso di Bartolomeo, il dalmata Luciano Laurana e il senese Francesco di Giorgio Martini.

Fu grazie a loro che il palazzo divenne una costruzione di straordinaria raffinatezza decorativa, di eccezionale bellezza, di grandissima comodità; un “palazzo in forma di città” in grado di accogliere centinaia di persone.

Nel corso del XVI secolo, con il passaggio del Ducato alla dinastia Della Rovere, il palazzo subì nuovi ampliamenti e modifiche, con l’aggiunta del secondo piano nobile, il cosiddetto “Appartamento roveresco”.

A partire dal 1631, con la devoluzione del ducato alla Santa Sede, il palazzo dovette subire un lento processo di spoliazione e degrado che terminò solo nel 1912 quando divenne la sede della Galleria Nazionale delle Marche.

LA GALLERIA NAZIONALE DELLE MARCHE

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Attualmente la Galleria occupa tutte le sale finora recuperate del Palazzo Ducale al primo e secondo piano, per un totale di circa 80 ambienti.

Vi sono esposti dipinti su tavola e su tela, affreschi, sculture in pietra e in terracotta, sculture lignee policrome e dorate, legni intarsiati, mobili, arazzi, disegni e incisioni: tutte opere risalenti ad un periodo compreso tra il Trecento e il Seicento.

La visita ha inizio dal Cortile d’Onore, il cuore del Palazzo, contornato sui quattro lati da un portico ad archi. Dal Cortile si accede ad una serie di ambienti suggestivi come: la Biblioteca del Duca, la Sala dei Banchetti e le due cappelline private.

Salendo il monumentale Scalone d’Onore si raggiunge il primo piano nobile, diviso in cinque appartamenti: Appartamento della Jole, dei Melaranci, degli Ospiti, del Duca, e della Duchessa; oltre a varie Sale di Rappresentanza.

Nell’appartamento del Duca, ed in particolare nel suo Studiolo, si entra completamente nel mondo rinascimentale di Federico da Montefeltro.

Per informazioni su orari e biglietti visita il sito urbinoducale.it

LA CASA NATALE DI RAFFAELLO SANZIO

Raffaello nacque ad Urbino il 28 marzo dell’anno 1483.

Nella formazione del pittore fu determinate il fatto di essere nato e di aver trascorso la giovinezza nella città marchigiana. Urbino, infatti, in quel periodo era un centro artistico di grande importanza; un faro che illuminava l’Italia e l’Europa con gli ideali del Rinascimento.

Dopo la morte di Raffaello, avvenuta a Roma nel 1520, la sua casa natale venne acquistata dall’architetto Muzzio Oddi e, nel corso dei secoli, ha conosciuto varie vicende fino a quando nel 1873 venne acquistata dall’Accademia Raffaello.

Proprio grazie all’interesse dell’Accademia, la casa si è arricchita nel tempo di numerose opere d’arte come: dipinti, sculture, arredi lignei e ceramiche.

Alcuni di questi oggetti sono strettamente connessi a Raffaello, altri documentano la ricca storia urbinate in campo artistico, civile e religioso; altri, infine, costituiscono diretta testimonianza del mito che in varie epoche ha accompagnato la figura di Raffaello.

IL DUOMO DI URBINO

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Il Duomo è dedicato a Santa Maria Assunta.

Fondato nel 1021, in sostituzione di una precedente chiesa fuori le mura, fu poi ricostruito nel XV secolo su istanza di Federico da Montefeltro, secondo un progetto semplicissimo e spoglio, a tre navate su piloni bianchi. L’edificio, terminato nel 1604, andò perduto con il terremoto del 12 gennaio 1789.

Gli urbinati affidarono la ricostruzione all’architetto romano Giuseppe Valadier, che concluse l’edificio nel 1801.

Il raffinato interno è un bell’esempio di stile neoclassico: a croce latina, con tre navate bianche coperte da volta a botte, coronato, all’incrocio del transetto, da una maestosa cupola.

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