L’ABBAZIA DI CASAMARI

L’abbazia di Casamari si trova nel comune di Veroli, in provincia di Frosinone, ed è uno dei più importanti esempi di architettura gotica cistercense in Italia.

Il nome Casamari deriva dal latino e significa “Casa di Mario”. Il riferimento è a Gaio Mario, celebre condottiero e console romano il cui nome è ricordato anche dalla strada lungo la quale sorge l’abbazia: via Mària, appunto!

CASAMARI: UN PO’ DI STORIA

L’abbazia venne edificata sulle rovine di un antico municipio romano chiamato Cereatae e dedicato alla dea Cerere. Con la decadenza di Roma e le successive invasioni barbariche anche Cereatae cadde in stato di abbandono, fino a quando i monaci benedettini, nell’XI secolo, vi si stabilirono e fondarono l’abbazia.

Dal tempo della sua fondazione ad oggi, l’abbazia ha vissuto vicende alterne.

Ai Benedettini seguirono i Cistercensi e poi i Trappisti, mentre periodi di splendore e declino si susseguirono nel corso dei secoli.

L’abbazia di Casamari ha una ricca e prestigiosa biblioteca alla cui realizzazione contribuirono tanto i Benedettini quanto i Cistercensi. Tuttavia fu proprio l’arrivo dei Trappisti, nel 1717, che segnò la rifioritura della biblioteca e, più in generale, della vita culturale nell’abbazia.

Seguendo le orme degli antichi amanuensi medievali, i monaci Trappisti copiarono molti libri liturgici e compilarono interessanti cronache del monastero del ‘700 e dell”800, molte delle quali conservate nell’archivio.

Attualmente i circa 70.000 libri conservati a Casamari sono sistemati nell’antico refettorio dei fratelli conversi, un’enorme salone lungo 25 metri, largo 10 e alto 30, e nei locali un tempo occupati dal molino e dal frantoio.

ARCHITETTURA

Dal punto di vista architettonico l’abbazia di Casamari ricorda i monasteri francesi, ispirandosi ai canoni della semplicità e funzionalità, propri dell’ordine dei Cistercensi. L’intero complesso appare magnificamente austero e, proprio grazie alla pietra chiara e spoglia che riveste l’interno, è in grado di generare un senso di pace e perfezione.

L’abbazia è a tre navate, con abside e transetto, interamente costruita in pietra lavorata, senza stucchi decorativi né opere pittoriche che possano distogliere l’animo dei fedeli dalla contemplazione del divino.

Infine tutto è perfettamente illuminato dalla luce del sole che filtra attraverso le vetrate di alabastro.

LE ATTIVITA’ DELL’ABBAZIA

La comunità di monaci che ancora oggi vive nell’abbazia si occupa di varie attività tra cui: l’insegnamento – presso l’Istituto San Bernardo, fondato nel 1898 internamente all’abbazia -, il restauro di antichi manoscritti, la gestione della biblioteca, del museo, della farmacia e della liquoreria.

Queste ultime devono la loro origine all’uso, presso i Cistercensi, di preparare erbe e pozioni a scopo terapeutico da usare tra gli stessi monaci, ma anche per i pellegrini e per quanti altri bussassero alla porta del monastero.

La farmacia di Casamari risale al 1760 ed è composta da un hortus botanicus e da un armarium pigmentariorum. La liquoreria, invece, è stata ideata fra il ‘700 e l’800.

Il museo, infine, si trova nella parte opposta alla chiesa partendo dal chiostro. Tra i reperti ospitati nelle sue sale duecentesche spicca una zanna di  Mammuthus meridionalis (sorta di mammuth nano presente in Italia durante l’era glaciale), oltre ad alcuni reperti di epoca romana.

L’abbazia offre ospitalità ai pellegrini di passaggio sul Cammino di San Benedetto e sulla Via Francigena.

TIVOLI E LE SUE VILLE

Tivoli è sempre stata una meta per aristocratici, artisti ed intellettuali di tutto il mondo.

Non a caso divenne una delle tappe italiane del Grand Tour.

In questo articolo andremo alla scoperta delle tre ville di Tivoli che, in un certo senso, rappresentano le tre diverse anime di questa città.

Villa Adriana è un gioiello dell’archeologia e conserva intatto il fascino dei fasti della Roma imperiale.

Villa d’Este, con i suoi “giardini all’italiana”, è un bellissimo esempio del nostro Rinascimento.

Infine c’è Villa Gregoriana, con la sua aria sublime e romantica.

ALLA SCOPERTA DELLE VILLE DI TIVOLI

VILLA ADRIANA

Fu costruita dall’imperatore Adriano tra il 118 ed il 138 d.c. su un’area di ben 120 ettari, oggi la zona visitabile è di circa 40!

Questa villa vastissima e straordinaria comprendeva edifici residenziali, terme, giardini, ninfei, templi e teatri. Tutto era magnificamente decorato con uno sfarzo ed una ricercatezza senza precedenti.

Il Canopo ed il Teatro marittimo sono in assoluto i luoghi che preferisco all’interno della Villa.

In entrambi è l’acqua che domina la scena e crea suggestioni uniche.

Il Canopo è una struttura che rievoca il braccio del Nilo che congiungeva l’omonima città di Canopo, appunto, con Alessandria.

Il Teatro marittimo, invece, è una delle prime strutture realizzate nel complesso della Villa e, probabilmente, fu anche residenza imperiale.

Infine una curiosità!

Hai mai fatto caso che in qualunque museo sia presente una “collezione Romana” c’è sempre un busto o una statua di un certo Antinoo? La prossima volta che capiti ai Musei Vaticani, al Prado o al Louvre, facci caso!

Antinoo era un giovane originario della Bitinia, ma soprattutto era l’amante dell’imperatore Adriano.

Morì prematuramente affogando nelle acque del Nilo in circostanze oscure.

Adriano, in preda al dolore, volle che l’immagine del suo amato fosse riprodotta ovunque.

In un certo senso volle renderlo immortale!

E, in effetti, l’imperatore riuscì nel suo intento. Ancora oggi, infatti, questo giovane turco ci guarda attraversare i corridoi dei più importanti musei del mondo!

TIVOLI: VILLA D’ESTE

Fu costruita per volontà del Cardinale Ippolito d’Este, figlio di Alfonso I e Lucrezia Borgia.

Papa Giulio III, per ringraziare Ippolito per il contributo alla sua elezione, lo nominò governatore a vita di Tivoli e del suo territorio.

Tuttavia, giunto a Tivoli, il Cardinale scoprì con orrore che avrebbe dovuto vivere in un vecchio convento malandato… lui che era abituato ai fasti di Roma e della sua corte a Ferrara!

Fu così che decise di trasformare il convento in una degna residenza!

L’ultimo proprietario privato della villa fu l’Arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo-Este.

Poi l’intero complesso passò allo stato italiano e fu oggetto di importanti restauri sia nel primo che nel secondo dopoguerra.

Ciò che rende unica Villa d’Este è la straordinaria bellezza dei suoi giardini!

Un vero tripudio di fontane (2 sono opera del Bernini: “Il Bicchierone” e la “Cascata della Fontana dell’Organo”), ruscelli e specchi d’acqua che riflettono ad arte la bellezza del paesaggio, moltiplicandola all’infinito!

VILLA GREGORIANA

Papa Gregorio XVI, nel 1832, decise di promuovere una poderosa opera di ingegneria idraulica allo scopo di contenere le acque dell’Aniene ed evitarne le esondazioni.

Le acque del fiume furono incanalate artificialmente e diedero vita alla “Cascata Grande” che, con i suoi 120 metri di salto, è la seconda in Italia dopo quella delle Marmore.

Terminata quest’opera, il Papa creò il parco che, da subito, fu meta di intellettuali ed artisti che ne raccontarono la bellezza. Del resto Villa Gregoriana, con i suoi boschi, le antiche rovine, i sentieri, la cascata e le grotte,  incarnava esattamente l’estetica del sublime tanto amata dai Romantici.

La Villa, ormai di proprietà demaniale ed in stato di abbandono, venne data in concessione al FAI nel 2002 e riaperta al pubblico dal 2005.

CIVITA DI BAGNOREGIO

Civita di Bagnoregio è un piccolo borgo in grado di affascinare come pochi. Si trova in provincia di Viterbo, a pochi passi dal lago di Bolsena.

Sorge sulla vetta di un’altura di tufo ed è raggiungibile solo attraverso un lungo ponte pedonale dal quale si gode di uno dei panorami più spettacolari di tutto il Lazio.

Durante le giornate di nebbia questo borgo fiabesco sembra letteralmente galleggiare nel vuoto…

LA STORIA DI CIVITA DI BAGNOREGIO

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La città fu fondata dagli etruschi circa 2.500 anni fa.

A quei tempi, dove ora sorge Civita, era situata l’acropoli, centro della vita civile e religiosa.

Il luogo era stato scelto per la sua posizione strategica. Un altopiano racchiuso tra i due fiumi del Rio Chiaro e del Rio Torbido, circondato e protetto dalla Valle dei Calanchi. Per di più vicino alla foce del Tevere, un’importante via commerciale e di comunicazione.

Già gli etruschi erano a conoscenza dell’instabilità sismica di quest’area e misero in atto alcune opere allo scopo di proteggerla dai terremoti, arginando i fiumi e costruendo dei canali di scolo per le acque piovane.

Successivamente furono i romani a continuare queste opere che, però, nei secoli seguenti furono via via trascurate portando l’area ad un rapido degrado.

Oltre ai problemi sismici, la situazione è ulteriormente aggravata dal fatto che il colle di tufo su cui sorge Civita è minato dall’erosione provocata dal vento, dalla pioggia e dall’acqua dei due torrenti che scorrono a valle.

Civita è destinata a sgretolarsi lentamente ed inesorabilmente. Infatti non è un caso che lo scrittore Bonaventura Tecchi l’abbia definita “la città che muore”.

COSA VEDERE

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Innanzitutto per raggiungere il borgo di Civita si deve attraversare un ponte sospeso di 300 metri che la collega con Bagnoregio. La macchina fotografica è d’obbligo perché ad ogni passo vi ritroverete davanti un panorama da favola!

Arrivati al borgo, si incontra Porta San Maria, sormontata da una coppia di leoni che artigliano due teste umane, simbolo dei tiranni sconfitti dai bagnoresi. Più avanti la via San Maria si apre nella piazza principale, dove si può ammirare la chiesa romanica di San Donato che custodisce un Crocefisso ligneo realizzato della scuola di Donatello ed un affresco della scuola del Perugino.

La grotta di San Bonaventura è un’antichissima tomba etrusca che prese il nome da Frate Bonaventura da Bagnoregio (1217-1274), teologo e tra i maggiori biografi di San Francesco di Assisi. Secondo il racconto dello stesso frate, da bambino egli si ammalò gravemente ed i suoi genitori chiamarono San Francesco per benedirlo e guarirlo. Come l’ebbe guarito San Francesco gli disse in latino “Bona ventura”, in virtù dell’esito favorevole delle sue preghiere. Da quel giorno tutti gli abitanti di Bagnoregio chiamarono il bambino Bonaventura, ed egli assunse tale nome al momento del suo ingresso nell’Ordine Francescano.

INFORMAZIONI UTILI

Per visitare Civita di Bagnoregio è necessario fare il biglietto, il costo è di 5 euro.

Ci sono due biglietterie. Una si trova a Piazzale Battaglini, dove c’è anche il parcheggio da cui è possibile raggiungere il borgo con una passeggiata di 15 minuti o con la navetta che porta al Belvedere. L’altra biglietteria si trova all’inizio del ponte.

In fine all’interno del borgo ci sono ristoranti, bar, bed & breakfast e negozi di artigianato locale.

LA RIVIERA DI ULISSE

La Riviera di Ulisse è un meraviglioso tratto costiero lungo circa 50 chilometri.

Ci troviamo nel Lazio, in provincia di Latina, in un luogo che è riuscito a conservare intatto il suo fascino antico e misterioso, anche grazie al fatto di essere rimasto per lo più al di fuori dei grandi circuiti del turismo di massa.

La riviera deve il suo nome all’eroe omerico che, secondo la tradizione, approdò sulle coste del Lazio meridionale e visse qui alcune delle sue avventure più avvincenti come l’incontro con i Lestrigoni (giganti antropofagi) e quello con la maga Circe.

La bellezza della Riviera di Ulisse e la sua carica evocativa furono molto apprezzate fin dall’antichità dai personaggi più importanti di Roma: Cicerone aveva una villa a Formia,  l’imperatore Tiberio scelse invece la più appartata e scoscesa Sperlonga, mentre l’imperatore Domiziano prediligeva le placide acque del lago di Paola  a Sabaudia.

Preziose testimonianze archeologiche, scenografici templi, promontori rocciosi che si tuffano nel blu del Tirreno, ma anche piccoli borghi ricchi di storie e tradizioni!… Non resta che andare alla scoperta della Riviera di Ulisse!

SAN FELICE CIRCEO

E’ il punto più settentrionale della Riviera di Ulisse. Dista appena 34 km da Latina e, per chi arriva da nord, rappresenta la prima tappa dell’itinerario lungo la costa.

Il centro storico di San Felice Circeo si trova in collina ed è caratterizzato da un susseguirsi di vicoli e piazze su cui svetta la Torre dei Templari. A circa 3 km dal centro storico, il Faro di Capo Circeo illumina la rotta dei naviganti dal 1866. E’ ricoperto di quadratini di maiolica bianca che lo riparano dalla salsedine e dal vento, e lo fanno spiccare tra il mirto e le agavi della macchia mediterranea circostante.

Il Monte Circeo, invece, è un promontorio montuoso con molti sentieri escursionistici che offrono viste mozzafiato agli appassionati di trekking.

Infine la costa è ricca di meravigliose grotte, ideali da visitare prendendo parte ad un’escursione in barca!

TERRACINA

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Terracina si trova a circa 15 km da San Felice Circeo ed è una delle località più famose della costa.

Oltre ai tanti stabilimenti balneari, questa bella cittadina può vantare un interessante patrimonio storico-archeologico. Il tempio di Giove Anxur è probabilmente il luogo più iconico di Terracina. Questo imponente tempio romano risale al I secolo a.C. e domina monte Sant’Angelo, regalando una vista spettacolare su tutta la riviera. Alle pendici dello stesso monte, sul lungomare Matteotti, si trova la rupe di Terracina, chiamata anche Pisco Montano. La rupe fu tagliata ai tempi di Traiano per far passare la via Appia. La settecentesca Porta Napoli che vi è addossata era, invece, la dogana tra lo Stato Pontificio ed il Regno di Napoli.

Anche il Duomo di Terracina, o Concattedrale di San Cesareo, merita una visita. L’edificio venne costruito tra il V ed il VI secolo utilizzando ciò che restava di un antico tempio romano a cinque navate del foro cittadino.

LA RIVIERA DI ULISSE: SPERLONGA

Sperlonga fa parte del circuito dei borghi più belli d’Italia e, da 26 anni, viene premiata con la Bandiera Blu per la qualità delle sue acque. E’ una località balneare perfetta da visitare in estate, ma è assolutamente godibile anche nelle altre stagioni!

Ha un meraviglioso centro storico in cui si respira un’aria vagamente orientale che richiama alla mente le isole greche. Sicuramente gli edifici dalle facciate bianche, i vicoli stretti e le lunghe scalinate che portano a punti panoramici mozzafiato contribuiscono a creare questa suggestione.

Tra i luoghi più interessanti da visitare a Sperlonga c’è la Villa di Tiberio, affacciata direttamente sul mare.  La villa, insieme alla suggestiva grotta, fa parte dell’itinerario di visita del Museo archeologico nazionale di Sperlonga gestito dal Polo museale del Lazio. Per tutte le informazioni relative agli orari di visita ed al costo dei biglietti si può consultare il sito della Direzione Regionale Musei Lazio del MIBACT.

Infine non resta che ammirare la Torre Truglia, uno dei simboli della città. La torre venne eretta nel 1532 sui resti di una precedente torre d’avvistamento di età romana sulla punta del promontorio su cui sorge il borgo di Sperlonga.

GAETA

Gaeta è sicuramente uno dei luoghi più belli della Riviera di Ulisse. Occupa una posizione davvero invidiabile, circondata dal mare su tre lati, adagiata su una piccola penisola tra Sperlonga e Formia.

Gaeta è nota come la “città dalle 100 chiese”, vista la grande presenza di edifici religiosi, ma anche per la sua  tiella, una gustosissima torta salata riempita con gli ingredienti più vari!

Tra le 100 chiese quelle che certamente meritano una visita sono: il santuario della Santissima Annunziata, che si trova nel centro storico della città, tra via dell’Annunziata ed il lungomare Caboto; il Tempio di San Francesco, che dal domina dall’alto l’intero golfo di Gaeta; ed il famosissimo Santuario della Montagna Spaccata.

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Secondo la leggenda, quando Gesù morì sulla croce, la montagna si spaccò in tre parti. Una lapide, collocata all’interno della spaccatura principale, riporta questa citazione del Vangelo secondo Matteo: “Gesù rese lo spirito, la terrà tremò e le rocce si spaccarono”.

Una delle fenditure della montagna conduce alla Grotta del Turco, sicuramente tra i luoghi più suggestivi da visitare a Gaeta.

LA RIVIERA DI ULISSE: FORMIA

Si trova in una meravigliosa baia sul Golfo di Gaeta ed è il punto più meridionale della Riviera di Ulisse. Grazie ai suoi monumenti ed al suo centro storico, Formia è una località affascinante da visitare durante tutto l’anno, non solo in estate! Una dei monumenti principali è sicuramente la Tomba di Cicerone, un mausoleo di epoca augustea,  tradizionalmente attribuito a Cicerone, che aveva una villa proprio qui vicino. La tomba, alta 24 metri, è costruita con anelli di pietra, che dovevano essere ricoperti da lastre di marmo. All’interno si trova una cella, che era il sepolcro vero e proprio.

L’altra importante testimonianza lasciata a Formia dai romani è il “Cisternone” situato al di sotto di piazza S. Anna, centro storico della città, una delle più grandi opere di ingegneria idraulica di epoca romana esistenti al mondo, perfettamente conservata e accessibile al pubblico. Si tratta di una struttura ipogea, costituita da lunghe file di pilastri che creano una suddivisione dell’ambiente in 4 navate coperte da volte. Un tempo la cisterna, con i suoi 7000 metri cubi, era alimentata dalle sorgenti collinari e garantiva l’approvvigionamento idrico all’antica Formiae.

6 LUOGHI DA VISITARE IN CIOCIARIA

La Ciociaria è ricca di interessanti percorsi naturalistici ancora poco conosciuti.

Ecco alcune idee per trascorrere una giornata a contatto con la natura tra i piccoli borghi della provincia di Frosinone.

CIOCIARIA DA SCOPRIRE: LE GROTTE DI PASTENA

Le grotte di Pastena furono esplorate per la prima volta nel 1926 dal barone Carlo Franchetti ed iniziarono a richiamare turisti già l’anno successivo. Durante la Seconda Guerra Mondiale servirono da riparo ai tantissimi profughi della zona.

All’interno delle grotte si trovano due percorsi: il ramo attivo inferiore ed il ramo fossile superiore. Quest’ultimo è definito “fossile” perché da migliaia di anni non avviene più il processo di stillicidio, cioè quel processo che crea le stalattiti e le stalagmiti.

In questo complesso speleologico, uno dei maggiori d’Italia, è possibile ammirare la maestosità del carsismo sotterraneo. Se la stagione è stata piovosa la visita sarà resa ancora più suggestiva dalla presenza di laghetti e cascate.

GROTTE DI FALVATERRA

La parte attiva di queste grotte si collega direttamente con quelle di Pastena, dopo un percorso di circa 2.5 km. In sostanza si tratta di un unico grande complesso sotterraneo al quale si può accedere dai comuni di Pastena e Falvaterra.

L’azione incessante delle acque sotterrane ha determinato la formazione di queste spettacolari grotte, sviluppatesi all’interno delle rocce calcaree di Monte Lamia.

La bellezza di questo luogo incontaminato ha fatto sì che tutta l’area del piccolo fiume ed il complesso ipogeo divenissero Monumento Naturale della Regione Lazio nel  2007.  L’area protetta si estende per più di 130 ettari e comprende tutto il bacino imbrifero del Rio Obaco fino alla sua confluenza con il Fiume Sacco.

Il percorso delle Grotte di Falvaterra è caratterizzato da aree attive e ricche di acqua, con cascate e rapide, e da zone più tranquille, in parte fossili, con forre, laghi e stalattiti.

LAGO DI CANTERNO

E’ un lago di origine carsica che si trova nel cuore dei Monti Ernici e bagna i comuni di Ferentino, Fiuggi, Fumone e Trivigliano.

Per molto tempo è stato definito un “lago fantasma” a causa della sua capacità di “scomparire” in alcuni periodi dell’anno. Il lago, infatti, originariamente si riempiva e si svuotava a seconda che l’inghiottitoio, denominato “Pertuso”, fosse o meno ostruito da detriti.

Nel 1943, a seguito di una perlustrazione del Pertuso, si scoprì il collegamento con una grotta sotterranea, una cavità carsica dove confluiva l’acqua nei periodi di secca. Il ciclo naturale di formazione e prosciugamento del lago è stato interrotto con la chiusura artificiale dell’inghiottitoio per la produzione di energia elettrica che ha reso il lago “permanente”.

CIOCIARIA DA SCOPRIRE: GROTTA DI COLLEPARDO

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La grotta è ricca di volte maestose in cui  le stalattiti e le stalagmiti assumono le forme più bizzarre grazie al lentissimo processo di stillicidio che prosegue senza sosta da millenni.

Nel 2008, durante una campagna archeologica, sono emersi molti reperti umani, ceramici e faunistici che testimoniano come la zona fosse abitata già durante la media età del Bronzo, circa 3.500 anni fa.

POZZO D’ANTULLO

Il Pozzo d’Antullo è una grandiosa voragine carsica che si trova a circa 1 km dal centro abitato di Collepardo, alle pendici dei monti La Monna e Rotonaria, nel complesso degli Ernici.

Il Pozzo è il risultato dello sprofondamento  della volta di una grotta ed ha un diametro superiore di circa 140 m, un perimetro superiore di 370 m, ed è profondo circa 60 m.

Le pareti sono ricche di stalattiti ancora interessate da stillicidio, il fondo è coperto da una lussureggiante vegetazione e, secondo un’antica tradizione, veniva usato dai pastori che vi calavano le pecore per farle pascolare indisturbate.

LE GOLE DEL MELFA

Si tratta di un luogo in cui la natura si mostra bellissima, selvaggia e primitiva.

E’ un percorso che si snoda per ben 15 km, dalla Valle del Liri alla Valle di Comino, attraversando i comuni di Roccasecca, Santopadre, Colle San Magno, Arpino, Casalattico e Casalvieri.

La Comunità Europea ha inserito questo luogo nella lista dei siti naturalistici più importanti per la presenza di rapaci, caprioli e lupi. Le Gole del Melfa rappresentano un “Monumento Naturale” grazie al loro valore geo-botanico, alla presenza della fauna selvatica ed alla bellezza di un luogo unico.

Il fiume Melfa rimane secco per buona parte dell’anno a causa di una diga che ne sbarra l’alto corso, ma quando c’è acqua diventa bellissimo, con salti e rapide spettacolari. Dal cosiddetto “ponte vecchio”, nel territorio di Roccasecca, attraverso una mulattiera scavata nella roccia, si può salire fino all’Eremo dello Spirito Santo, ricavato da grotte preesistenti. Qui nei pressi il fiume Melfa fa un salto di alcuni metri formando la cascata detta appunto dello Spirito Santo o del Muraglione.

COSA VEDERE IN PROVINCIA DI FROSINONE

L’Italia è ricca di luoghi bellissimi e poco conosciuti, la provincia di Frosinone è uno di questi! E’ la terra di Cicerone e San Tommaso; ci sono zone archeologiche, abbazie, castelli e meravigliose aree naturalistiche protette.

Spesso si identifica la provincia Frosinone con la Ciociaria, ma è veramente così?

Per fare chiarezza non c’è niente di meglio della storia! La provincia di Frosinone fu istituita nel 1927 grazie alla fusione della Ciociaria e della Terra di Lavoro, due aree geograficamente vicine, ma con una storia ed una identità molto diverse tra loro.

L’attuale territorio della provincia, infatti, è stato diviso per secoli. Lo Stato Pontificio, a Nord, controllava la Ciociaria, mentre il Regno di Napoli (poi diventato  “delle Due Sicilie”)  amministrava il sud, noto come Terra di Lavoro.

Questa duplice identità è ben sintetizzata nello stemma provinciale, raffigurante un leone dorato con in mano un gladio e, ai suoi piedi, due cornucopie.

Il leone è il simbolo stesso di Frosinone e rappresenta, per estensione, tutta la parte della provincia che un tempo apparteneva allo Stato Pontificio; mentre le cornucopie, che rimandano alla fecondità del mondo agreste, rappresentano la Terra di Lavoro.

Buon viaggio alla scoperta della provincia di Frosinone!

Per approfondire leggi anche:

5 LUOGHI DA FAVOLA NEL CENTRO ITALIA

Un viaggio nell’Italia centrale alla scoperta dei suoi luoghi da favola.

L’Italia è un Paese in cui la bellezza si trova ovunque, tuttavia ci sono luoghi che sembrano letteralmente usciti da una favola…alcuni sono legati ad antiche leggende o racconti popolari, altri invece a forme di narrazione più moderne come film e cartoni animati. Iniziamo il  nostro viaggio attraverso alcuni dei luoghi più “favolosi” del nostro Paese…

BIANCANEVE ED IL BOSCO DEL SASSETO

Il Bosco del Sasseto si trova nella cittadina di Acquapendente, in provincia di Viterbo.

E’ un luogo dal fascino unico dove, nei secoli, si è sviluppato uno stupefacente bosco monumentale grazie all’impegno del conte Edoardo Cahen che, sul finire del XIX secolo, si affezionò a tal punto a questo luogo da eleggerlo quale sua ultima dimora.

All’ombra del vicino castello, in una radura che si apre all’improvviso sulla foresta, infatti, c’è il piccolo mausoleo del conte, in stile neogotico.

Un posto unico, surreale, dove la natura regna sovrana, tanto che il National Geographic lo ha definito il “Bosco di Biancaneve”.

LUOGHI DA FAVOLA: LADYHAWKE ED IL CASTELLO DI ROCCA CALASCIO

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Andiamo ora in Abruzzo e più precisamente a Rocca Calascio in provincia dell’Aquila.

La rocca è costituita da un castello e dal vicino borgo medievale.

Il castello, situato quasi a 1500 metri di altezza, è tra i più elevati d’Italia ed è considerato uno dei simboli dell’Abruzzo.

La rocca fa parte di un contesto di grande valore paesaggistico ed è ricompresa nel Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.

L’atmosfera fiabesca di questo luogo, però, a poco a che fare con Ruggero II d’Altavilla che, probabilmente, fece costruire il castello a seguito della conquista normanna, ed è invece dovuta al fatto che qui sono state girate diverse scene del film “Ladyhawke” di Richard Donner, con Rutger Hauer, Michelle Pfeiffer e Matthew Broderick.

LA “SPADA NELLA ROCCIA” DI SAN GALGANO

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San Galgano è un’abbazia cistercense che si trova nel comune di Chiusdino, ad una trentina di chilometri da Siena. Il sito è costituito dall’eremo (detto Rotonda di Montesiepi) e dalla grande abbazia, ora completamente in rovina. San Galgano, che morì nel 1181, si ritirò in questo luogo per vivere in eremitaggio ed espiare i piccati commessi durante la sua disordinata giovinezza.

La conversione del santo avvenne il giorno di Natale del 1180, quando Galgano, giunto sul colle di Montesiepi, conficcò la sua spada nel terreno, trasformando così l’arma in una croce. Nella Rotonda, infatti, c’è un masso da cui spunta una spada corrosa dagli anni. Il richiamo al ciclo arturiano è più che evidente!

LUOGHI DA FAVOLA: PINOCCHIO E COLLODI

Collodi è una frazione del comune di Pescia, in provincia di Pistoia. La fama di questo antico borgo medievale è legata al nome di Carlo Lorenzini, autore di Pinocchio. Lo scrittore fiorentino, la cui famiglia era originaria del paese, vi trascorse parte dell’infanzia e ne assunse il nome, firmandosi come Carlo Collodi. “Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino” è uno dei classici della letteratura per ragazzi più famosi al mondo ed a Collodi è possibile visitare il parco tematico.

IL CASTELLO NEL CIELO DI CIVITA DI BAGNOREGIO

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Civita è una frazione di 11 abitanti del comune di Bagnoregio, in provincia di Viterbo.

Si tratta di un luogo unico ed incredibilmente suggestivo, tanto che da essere stato scelto come ambientazione per il film giapponese “Laputa – Castello nel cielo” di Hayao Miyazaki, il più grande animatore e sceneggiatore di anime vivente.

VIAGGIO NELL’OASI DI NINFA

L’Oasi di Ninfa è un “Monumento Naturale” situato nel comune di Cisterna di Latina, al confine con Norma e Sermoneta.

Così veniva descritta da Ferdinand Gregorovius nelle sue “Passeggiate romane”:

“Ecco Ninfa, ecco le favolose rovine di una città che con le sue mura, torri, chiese, conventi e abitati giace mezzo sommersa nella palude, sepolta sotto l’edera foltissima. In verità questa località è più graziosa della stessa Pompei, le cui case s’innalzano rigide come mummie tratte fuori dalle ceneri vulcaniche.”

Ninfa è un tipico giardino all’inglese, il luogo ideale per trascorrere una giornata rilassante circondati dalla bellezza della natura, ma anche una meta perfetta per una gita fuori porta con tutta la famiglia.

LE ORIGINI DELL’OASI DI NINFA

L’attuale giardino è nato sulle rovine della cittadina medievale di Ninfa che, dopo un primo periodo di prosperità, cadde in uno stato di totale abbandono da cui venne riscattata, dopo circa 5 secoli, da Gelasio Caetani. Era l’anno 1921.

L’erede della famiglia Caetani avviò una grande opera di bonifica e restauro che interessò tutta l’area.

Oltre al recupero completo della torre principale del castello e del municipio, attualmente adibito ad uffici e sale convegni, impiantò tra le mura dell’antica città un numero considerevole di specie botaniche, di cui alcune molto rare.

L’incantevole giardino di Ninfa è giunto fino a noi anche per la grande dedizione del fratello di Gelasio, Roffredo, di sua moglie Margherite Chapin Caetani e della figlia Leila Caetani Howard.

Fu proprio lei che, ultima erede del secolare casato, istituì la “Fondazione Roffredo Caetani”  a cui lasciò tutti i suoi beni e che, ancora oggi, è proprietaria del giardino.

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Se l’Oasi di Ninfa può vantare una straordinaria varietà di specie botaniche (come l’Albero della Nebbia, proveniente dall’estremo oriente) è soprattutto grazie a due elementi: la rupe di Norma, che protegge l’Oasi dai freddi venti del nord, ed il corso d’acqua che l’attraversa, mitigandone ancora di più il clima.

Nel lato sud dell’antica cinta muraria, si trova un piccolo ponte a due campate sotto il quale scorre il Fiume Ninfa. Il ponte è denominato “del macello” e sull’origine del nome si sono due ipotesi.

La prima narra di una cruenta battaglia per la difesa della città, durante la quale il sangue dei soldati colpiti dalle lance avrebbe tinto di rosso l’acqua del fiume.

La seconda, più verosimile ma anche più prosaica, parla di una costruzione adibita alla macellazione della carne che sorgeva nei pressi del ponte.

Per informazioni sugli orari di apertura ed il costo dei biglietti si può consultare il sito giardinodininfa.

COSA VISITARE NEI DINTORNI

Anche i dintorni dell’Oasi di Ninfa sono molto interessanti, sia dal punto di vista storico che artistico.

Ti consiglio di visitare i due borghi più vicini, ossia Norma e Sermoneta, quest’ultima è nota soprattutto per il magnifico castello  Caetani risalente al XIII.

Inoltre, a pochi chilometri di distanza, si trova l’Abbazia di Valvisciolo, un luogo di culto celebre anche per i suoi gustosi prodotti artigianali tra cui vini, dolci, miele e tisane.

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ROMA: 3 PERCORSI D’ARTE GRATUITI

Roma, la Città Eterna. Una fonte inesauribile di bellezze artistiche.

Ovunque si sposti lo sguardo ci sono chiese, fontane, piazze, musei e siti archeologici unici al mondo.

Una tale sovrabbondanza potrebbe creare nel visitatore – soprattutto se poco esperto della Capitale! – l’imbarazzo della scelta e lasciarlo in uno stato di disarmante incertezza.

E’ per questo che ho pensato di creare una piccola guida con 3 percorsi d’arte per esplorare Roma in modo totalmente gratuito: non vi resta che scegliere il vostro preferito!

SPIANDO ROMA DAL BUCO DELLA SERRATURA

Non c’è dubbio che il buco della serratura più famoso al mondo sia quello della porta dei Cavalieri di Malta. Siamo sull’Aventino, il più meridionale dei sette colli, ma anche quello che offre uno dei panorami più suggestivi sulla Capitale.

Avvicinate l’occhio alla serratura e guardate cosa si nasconde oltre, sicuramente rimarrete senza fiato: incorniciato da una fitta vegetazione, il panorama si apre sulla Cupola di San Pietro in un affascinante gioco prospettico.

Il tour sull’Aventino prosegue con la visita delle chiese di Santa Sabina e dei Santi Bonifacio e Alessio e termina nella magnifica cornice del Giardino degli Aranci.

La Basilica di Santa Sabina è una delle chiese paleocristiane meglio conservate.

L’ingresso principale è chiuso da una porta lignea risalente al V secolo, che costituisce il più antico esempio di scultura lignea paleocristiana. Attualmente sono visibili 18 riquadri (in origine erano 28) tra cui quello raffigurante la Crocifissione, che è la più antica raffigurazione conosciuta di questo evento!

La Basilica dei Santi Bonifacio e Alessio svetta sull’Aventino dal V secolo.

Nel giugno 2019, in un’intercapedine del campanile, è stato rivenuto un affresco del 1100 raffigurante Sant’Alessio e il Cristo pellegrino. Si tratta di una scoperta unica perché l’affresco è in ottimo stato di conservazione e dunque è in grado di offrire molte informazioni sulle sue tecniche di realizzazione.

Infine eccoci giunti al Giardino degli Aranci (o parco Savello), uno dei parchi più romantici di Roma da cui si gode un’incantevole vista sulla Capitale. Un luogo che invita alla calma e consente di prendersi una pausa per godere di tutta la bellezza circostante.

CARAVAGGIO

La maggior parte delle opere attribuite a Michelangelo Merisi da Caravaggio sono conservate a Roma e, anche se molte sono esposte nei musei, alcune sono sparse nella città e fruibili gratuitamente.

La prima tappa è la chiesa di San Luigi dei Francesi che affaccia sulla piazza omonima, poco distante da piazza Navona. Qui si possono ammirare ben 3 opere di Caravaggio: la Vocazione di San Matteo, San Matteo e l’Angelo ed il Martirio di San Matteo.

La seconda tappa è la Basilica dei Santi Trifone e Agostino, in via della Scrofa, che ospita la Madonna di Loreto, detta anche Madonna dei Pellegrini, uno dei più noti capolavori di Caravaggio. Fu proprio il pittore a donare l’opera alla chiesa come ringraziamento per l’asilo concesso durante la fuga da un arresto. Caravaggio, infatti, aveva ferito un uomo nella vicina piazza Navona per aver rivolto alla sua amante troppe attenzioni. Sembrerebbe che il volto della Vergine abbia proprio i lineamenti  della donna all’origine della contesa, Lena.

L’ultima tappa è la Basilica di Santa Maria del Popolo, situata in piazza del Popolo, dalla quale prende il nome. A sinistra dell’altare maggiore c’è la cappella Cerasi, detta anche dell’Assunta o dei Santi Pietro e Paolo, è una delle cappelle più celebri di Roma. Qui Annibale Carracci e Caravaggio, i due maggiori pittori attivi nella Roma dell’epoca, si confrontarono negli anni 1600-1601, dando vita a uno dei capolavori inaugurali del Seicento romano. In particolare possiamo ammirare: la Crocifissione di San Pietro e la Conversione di San Paolo.

Santa Maria del Popolo merita di essere visitata a prescindere dalle opere di Michelangelo Mersi! Alla sua realizzazione parteciparono Bramante, Raffaello e Bernini ed incarna un perfetto esempio di contaminazione tra Rinascimento e Barocco.

LE FONTANE

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Il rapporto tra Roma e l’acqua è inscindibile, non solo a causa del Tevere che l’attraversa, ma soprattutto in virtù degli ingegnosi sistemi progettati, sin dall’antichità, per portare l’acqua nella Città Eterna. Secondo il poeta inglese Shelley, per giustificare un viaggio a Roma sarebbe sufficiente anche solo la visita delle fontane della città.

Partendo da piazza Barberini incontriamo la Fontana del Tritone. Imboccata via Sistina, ai piedi della scalinata di Trinità dei Monti, la Barcaccia domina piazza di Spagna. Entrambe le fontane sono opera del Bernini.

In ogni caso la più grande, celebre ed iconica fontana della Capitale resta Fontana di Trevi, costruita sulla facciata di Palazzo Poli da Nicola Salvi.

La storia della fontana è strettamente collegata a quella del restauro dell’Aqua Virgo, ovvero l’acquedotto dell’Acqua Vergine, che risale ai tempi dell’imperatore Augusto: infatti l’architetto Marco Vipsanio Agrippa (genero di Augusto) fece arrivare l’acqua corrente da un bacino sulla via Collatina, fino al Campo Marzio, per alimentare le terme volute e completate dallo stesso Agrippa, cui si deve anche l’edificazione del Pantheon, come vistosamente ricordato nel frontone! L’acquedotto, attivo da più di duemila anni, si snoda sottoterra per quasi venti chilometri.

Per chiudere l’itinerario tra le fontane più belle di Roma, non possono mancare la Fontana dei Quattro Fiumi del Bernini in piazza Navona e il Fontanone dell’Acqua Paola al Gianicolo.

IL CASTELLO DI BRACCIANO

Il Castello di Bracciano (noto anche come Castello Orsini-Odescalchi) sorge sulla riva occidentale dell’omonimo lago e, con le sue poderose torri circolari avvolte da piante rampicanti, è uno dei castelli più celebri e meglio conservati del Lazio. A fargli da cornice il suggestivo borgo di Bracciano che si estende intorno al maniero creando un ambiente ricco di fascino e romanticismo.

IL CASTELLO DI BRACCIANO: UN PO’ DI STORIA

Il castello venne costruito nel XV secolo dalla famiglia Orsini sui resti di una rocca medievale e conserva al suo interno splendidi affreschi e mobili d’epoca, tanto da essere considerato una tra le dimore storiche fortificate più eleganti d’Italia. Successivamente, agli Orsini subentrarono gli Odescalchi, di origine comasca, che accrebbero il loro potere e prestigio quando un membro della famiglia salì al soglio pontificio con il nome di Innocenzo XI.

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VISITA AL CASTELLO

La visita al Castello di Bracciano inizia attraversando un arco che sovrasta il viale d’entrata del castello che fu commissionato da Paolo Giordano Orsini all’architetto e scultore Jacopo del Duca.

Successivamente si incontra il granaio che svolgeva sia la funzione di scuderia che quella di conservazione del grano. Proseguendo c’è l’armeria che introduce all’interno di una serie di ambienti destinati al corpo di guardia ed al presidio del castello.

LE SALE PRINCIPALI DEL CASTELLO

La sala Papalina ospitò papa Sisto IV della Rovere nel 1481, in fuga dalla peste che flagellava Roma. Il suo bellissimo soffitto venne decorato dai fratelli Zuccari nel 1560 in occasione delle nozze tra Paolo Giordano Orsini e Isabella de’ Medici.

La Sala dei Cesari è la più grande dell’ala nord. Il suo soffitto venne abbassato nella seconda metà del XIX secolo per creare un’ulteriore sala. Sulla parete di fondo un grande affresco di Antoniazzo Romano rappresenta due importanti avvenimenti della vita di Gentil Virginio Orsini, ovvero la sua cavalcata a capo delle truppe aragonesi verso Bracciano e l’incontro con Piero de’ Medici.

La sala delle armi è stata appunto ricavata creando un nuovo soffitto nella sala dei Cesari ed ospita la parte più pregiata della collezione di armi della famiglia Odescalchi.

Le 6 torri sono collegate tramite un camminamento di ronda, alternando scale, logge e vari ambienti dove i soldati vigilavano sulla sicurezza di tutto il castello.

Le antiche cucine sono caratterizzate da quattro enormi camini che servivano per preparare i ricevimenti della corte rinascimentale. Ancora oggi sono esposti i tegami di rame con il loro numero di inventario e l’incensiere simbolo della famiglia Odescalchi utilizzato per marchiare la proprietà.

Infine per informazioni sugli orari di visita ed il costo dei biglietti si può consultare il sito odescalchi.it

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