IL CASTELLO DI GRADARA

Gradara è uno splendido borgo marchigiano noto soprattutto per aver fatto da cornice alla storia d’amore di Paolo e Francesca.

Grazie alla sua fortunata posizione, fin dall’antichità, fu un crocevia di genti e traffici commerciali.

Mentre, durante il medioevo, fu uno dei principali teatri degli scontri tra il Papato e le Casate marchigiane e romagnole.

Ai nostri giorni, invece, Gradara è considerato uno dei borghi più belli d’Italia.

La sua bellezza è dovuta ad un particolare mix di elementi.

Innanzitutto c’è il borgo medievale, perfettamente conservato.

Poi c’è il paesaggio, con le armoniose colline dell’entroterra marchigiano.

Infine c’è il fascino senza tempo di una delle storie d’amore più tormentate e celebri della storia.

LA ROCCA MALATESTIANA DI GRADARA

La storia di Gradara è legata a quella della sua Rocca che si erge in una posizione strategica, proprio al confine tra Marche ed Emilia Romagna.

È un luogo ricco di storia in cui tutto ricorda gli splendori delle potenti famiglie che vi abitarono: i Malatesta, gli Sforza e i Della Rovere.

La costruzione ebbe inizio nel XII secolo per volontà di Pietro e Ridolfo De Grifo che avevano usurpato la zona al comune di Pesaro. Successivamente Malatesta da Verucchio, con l’aiuto del papato, si impossessò della torre dei De Grifo e la trasformò nel mastio della attuale Rocca.

Fu proprio durante il periodo in cui governarono i Malatesta che si consumò la tragedia di Paolo e Francesca. Era il settembre 1289.

Successivamente arrivarono gli Sforza.

Nel 1494, la quattordicenne Lucrezia Borgia, seconda moglie di Giovanni Sforza, fu condotta alla Rocca dove trascorse i pochi anni del suo primo matrimonio.

Lucrezia, passata alla storia come una creatura perversa e corrotta, molto probabilmente non fu altro che una pedina delle mani del padre, Papa Alessandro VI, e del fratello, Cesare Borgia detto il Valentino. I matrimoni della giovane furono degli strumenti politici che il padre ed il fratello usarono per stringere nuove alleanze.

Dunque, quando la situazione cambiò sulla scacchiera politica italiana, il Papa sciolse il matrimonio tra Lucrezia e Giovanni Sforza ed anche la Rocca cambiò Signore, passando proprio a Cesare Borgia.

Successivamente arrivarono i Della Rovere.

Nel frattempo, infatti, era salito al soglio pontificio Giulio II (al secolo Giuliano Della Rovere) che affidò Gradara al nipote Francesco Maria II.

Dopo la morte di Livia Farnese, vedova del Della Rovere, la Rocca venne amministrata dal papato che la concesse in enfiteusi al conte Santinelli.

Da allora la Rocca cambiò molte volte proprietario fino a quando, nel 1920, fu acquistata dall’ingegnere Umberto Zanvettori per la somma di tre milioni di lire.

Il nuovo proprietario avviò un delicato progetto di restauro grazie al quale la Rocca conserva ancora oggi tutto il suo fascino.

PAOLO E FRANCESCA

La vicenda di Paolo e Francesca è molto lacunosa sotto il profilo storico.

Sappiamo che si tratta di personaggi realmente esistiti, ma non ci sono concrete informazioni biografiche. Quelle che abbondano, invece, sono le versioni letterarie.

Dante, Boccaccio, Petrarca e D’Annunzio hanno arricchito la narrazione con particolari di grande fascino, confondendo ancor di più storia e leggenda.

Era il 1275 quando Guido da Polenta, Signore di Ravenna e Cervia, decise di dare in sposa sua figlia Francesca a Giovanni Malatesta.

Giovanni, detto Giangiotto, oltre ad essere zoppo, pare che non fosse molto avvenente e, per evitare che Francesca, vedendo il futuro sposo, si opponesse al matrimonio, fu ordito un vero e proprio inganno.

Alla ragazza venne presentato Paolo, l’affascinante fratello di Giangiotto nonché suo procuratore. Francesca lo sposò senza esitazione e quando capì che Paolo, in realtà, agiva in nome e per conto del fratello, era ormai troppo tardi.

Tuttavia tra Francesca e Paolo era nato qualcosa, poiché neanche il giovane era rimasto indifferente al fascino della cognata.

I due iniziarono quindi ad incontrarsi clandestinamente. Qualcuno, forse Malatestino dell’Occhio (un altro fratello di Paolo e Giangiotto) si accorse di ciò che stava accadendo ed informò del fatto il marito tradito.

Si arrivò così, in un giorno di settembre del 1289, al tragico epilogo della vicenda.

Giangiotto scoprì i due amanti e fu preso da un accesso d’ira.

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Paolo cercò di fuggire passando da una botola che si trovava vicino alla porta, ma il suo mantello restò impigliato ad un chiodo, costringendolo a tornare indietro. Mentre Giangiotto lo stava per passare a fil di spada, Francesca gli si parò dinnanzi per salvarlo ma… Giangiotto li uccise entrambi.

“Amor, ch’a nullo amato amar perdona,

mi prese del costui piacer sì forte,

che, come vedi, ancor non m’abbandona.

Amor condusse noi ad una morte.

Caina attende chi a vita ci spense”

Dante Alighieri, Inferno –V Canto

VISITARE GRADARA

Oltre a visitare la Rocca, per immergerti ancora di più nell’atmosfera medievale di Gradara, è possibile percorrere i Camminamenti di Ronda che si trovano sull’imponente cinta muraria che circonda il borgo.

Da qui si può godere dello splendido panorama offerto dalle dolci colline marchigiane e dal blu dell’Adriatico, lungo la costa romagnola.

La Rocca di Gradara è aperta tutti i giorni dalle ore 8.30 alle 19.00

E’ possibile acquistare un biglietto unico che comprende sia la Rocca che i Camminamenti di ronda.

Per maggiori informazioni sui biglietti si può visitare il sito gradara.org.

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10 COSE DA VISITARE A BOLOGNA

Bologna la dotta, sede della più antica università del mondo occidentale.

La rossa, per il colore dei tetti della città medievale.

La grassa, grazie ad una gastronomia conosciuta, apprezzata e copiata in tutto il mondo.

Il vivace capoluogo dell’Emilia Romagna è una città accogliente che si offre con generosità a chi la visita!

Quello che ti propongo è un tour 10 tappe che può essere fatto a piedi, anche in una sola giornata.

Il punto di partenza è Porta Galliera in piazza XX Settembre, vicinissima alla Stazione Centrale.

1. Guardando Bologna dai portici in via Indipendenza

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Fonte: Pixabay

“Sovente, alle due di notte, rientrando nel mio alloggio, a Bologna, attraverso questi lunghi portici, l’anima esaltata da quei begli occhi che avevo appena visto, passando davanti a quei palazzi di cui, con le sue grandi ombre, la luna disegnava le masse, mi succedeva di fermarmi, oppresso dalla felicità, per dirmi: Com’è bello!”

Stendhal, Viaggio in Italia

I portici sono uno dei simboli di Bologna. Sommandoli tutti, quelli del centro storico e quelli al di fuori, raggiungono circa i 53 Km. Oltre ad essere molto suggestivi, consentono di godersi appieno la città anche nei giorni di pioggia!

2. La Quadreria

Percorrendo via Indipendenza, svolta a sinistra e prendi via Marsala, al n.7 troverai la Quadreria.

Si tratta di una galleria in cui sono esposte opere di artisti prevalentemente bolognesi, risalenti al periodo che va dal Cinquecento al Settecento. Ci sono varie stanze tematiche che riuniscono opere per epoca, stile e tema.

3. I canali di Bologna dalla finestra di via Piella

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Fonte: Pixabay

Uscendo dalla Quadreria svolta per via Piella e affacciati alla sua finestra! Ti sembrerà di essere a Venezia! La finestra, infatti, affaccia sul canale delle Moline, uno dei tanti canali che caratterizzavano la Bologna medievale ed uno dei pochi ad essersi salvato dalla cementificazione del secondo dopoguerra.

4. Cattedrale Metropolitana di San Pietro

Riprendendo via Indipendenza la Cattedrale non passa di certo inosservata!

La facciata è tipicamente barocca ed alterna mattoncini rossi e decorazioni in marmo. L’interno è diviso in tre navate, le due laterali sono piuttosto buie ed anguste, mentre quella centrale fa concorrenza alla Basilica Vaticana con i suoi 25 metri di larghezza. La torre campanaria ospita “la nonna”, ovvero la più grande campana suonabile “alla bolognese”.

5. La Fontana del Nettuno e Piazza Maggiore

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Fonte: Pixabay

Percorrendo l’ultimo tratto di via Indipendenza si arriva a Piazza Nettuno che ospita l’omonima fontana, frutto della collaborazione di Giambologna e Tommaso Laureti.

Poco più in là ecco aprirsi Piazza Maggiore, circondata dagli edifici più rappresentativi della Bologna Medievale: il Palazzo del Podestà, con la torre dell’Arengo; il Palazzo Re Enzo; il Palazzo D’Accursio, sede del Comune, delle Collezioni Comunali d’Arte e del Museo Morandi;  la Basilica di San Petronio; ed il Palazzo dei Banchi.

6. I bisbigli del Palazzo Re Enzo

Il palazzo risale al XIII secolo e deve il suo nome al fatto che fu la prigione di re Enzo di Savoia, figlio dell’imperatore Federico II di Svevia.

Tra i palazzi Re Enzo e del Podestà c’è un’arcata a quattro cuspidi in cui si verifica un particolare fenomeno acustico: avvicinando l’orecchio ad una delle colonne si può sentire distintamente quello che viene detto dalle persone ai lati opposti!

7. San Petronio

La basilica è dedicata al Santo Patrono della città, i lavori per la sua costruzione iniziarono il 7 giugno 1390 e, nonostante sia ampiamente incompiuta, con i suoi 7800 mq è una delle chiese più vaste d’Italia e d’Europa. Al suo interno ospita, tra l’altro, la meridiana più grande del mondo, realizzata dall’astronomo Giovanni Domenico Cassini nel 1657.

8. L’Urlo di Pietra

Da Piazza Maggiore prendi via Clavature e, facendoti largo tra le folle di turisti pronti per l’aperitivo, entra nella chiesa di Santa Maria della Vita.

La chiesa, piuttosto piccola, fu costruita nel XIII secolo per volontà dalla Confraternita dei Flagellati e ospita al suo interno uno dei più grandi capolavori di tutta la storia della scultura italiana: il Compianto del Cristo Morto di Niccolò dell’Arca.

Questo magnifico gruppo scultoreo fu rinominato da D’Annunzio “Urlo di Pietra”, perché se ci fosse al mondo una scultura in grado di urlare sarebbe proprio questa. Le due donne sulla destra, identificate come Maria Maddalena e Maria di Cleofa, sono letteralmente sopraffatte dal dolore e dallo strazio. Ammirare quest’opera è un’esperienza travolgente!

9. Archiginnasio e Teatro Anatomico

Ritorna in Piazza Maggiore e prosegui verso il palazzo dell’Achiginnasio.

Bologna ospita la più antica università del mondo occidentale, dunque una visita all’Archiginnasio è d’obbligo!

Gli ambienti interni del palazzo e i due grandi scaloni che collegano il cortile al piano superiore sono divisi tra le due distinte universitates dei legisti e degli artisti. A sinistra c’è lo scalone degli artisti, a destra quello dei legisti, dedicato a San Carlo Borromeo.

Al piano superiore si trovano, tra l’altro, il Teatro Anatomico e la sala dello Stabat Mater.

Il Teatro Anatomico è una sala che veniva usata per le lezioni di anatomia. Quella che oggi possiamo visitare fu realizzata nel 1637, è rivestita in legno d’abete e decorata con statue rappresentanti medici illustri.

La sala dello Stabat Mater era l’aula magna dei legisti e deve il suo nome al fatto che il 18 marzo 1842 ospitò la prima rappresentazione dello “Stabat Mater” di Rossini, diretto da Donizetti.

10. Bologna vista da San Luca

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Fonte: Pixabay

L’ultima tappa di questo tour dista qualche chilometro a piedi da Piazza Maggiore, ma si tratta di un percorso molto piacevole e adatto a tutti.

Da Piazza Maggiore prendi via d’Azeglio (quella dove si trova la casa di Lucio Dalla!) e percorrila fino all’incrocio con via Urbana, poi prendi via Saragozza fino alla sua Porta monumentale e poi dritto fino all’arco del Meloncello, dove inizia il portico si San Luca. Ora non resta che salire!

Il portico è formato da 666 arcate e termina ai piedi del Santuario, si tratta di un numero fortemente simbolico, legato al Demonio, e ricorda l’iconografia tradizionale che vede il Maligno schiacciato sotto il piede della Madonna.

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IL COLOSSEO SOTTO LA LUNA

Il Colosseo sotto la luna: un viaggio notturno tra i sotterranei e l’arena dell’anfiteatro più famoso del mondo.

Una suggestiva visita guidata dell’Anfiteatro Flavio al chiaro di luna.

I visitatori, avvolti dalla magica atmosfera notturna, potranno viaggiare in dietro nel tempo e scoprire la storia del monumento. Sia quella più nota, risalente ai fasti dell’antica Roma, ma anche quella cristiana, meno conosciuta ma ugualmente affascinante.

UN PO’ DI STORIA

“Ogni opera cede dinanzi all’Anfiteatro dei Cesari, la fama parlerà ormai d’una sola opera al posto di tutte”

Marziale, Liber de spectaculis

Originariamente era noto come Anfiteatro Flavio o semplicemente Anfiteatro.

Il nome “Colosseo” si diffuse solo nel Medioevo. Probabilmente a causa di una deformazione popolare dell’aggettivo latino “colosseum”, del resto non c’è da stupirsi che apparisse enorme, soprattutto se confrontato col le casette che c’erano a Roma nell’Alto Medioevo!

Si tratta del più grande anfiteatro romano del mondo, nonché del più imponente monumento dell’antica Roma che sia giunto fino a noi.

Nel 1980 fu inserito nella lista dei Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO, assieme all’intero centro storico di Roma, alle zone extraterritoriali della Santa Sede in Italia ed alla Basilica di San Paolo fuori le mura.

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L’anfiteatro fu edificato in epoca Flavia su un’area al limite orientale del Foro Romano.

La sua costruzione, iniziata da Vespasiano nel 70 d.C., fu conclusa da Tito, che lo inaugurò il 21 Aprile nell’80 d.C. Ulteriori modifiche vennero apportate durante l’impero di Domiziano, nel 90.

Anticamente era usato per mettere in scena varie tipologie di spettacoli come: le lotte tra gladiatori, spettacoli di caccia, battaglie navali, rievocazioni di battaglie famose e drammi basati sulla mitologia classica.

IL COLOSSEO DOPO LA FINE DELL’IMPERO ROMANO

Finiti i fasti della Roma imperiale, il Colosseo conobbe un lunghissimo periodo di abbandono.

Nel VI secolo fu usato come area di sepoltura.

Tra il VI e il VII secolo fu fondata al suo interno una cappella oggi nota come chiesa di Santa Maria della Pietà al Colosseo.

Sotto papa Leone IV fu gravemente danneggiato da un terremoto, mentre il grande terremoto del 1349 provocò il crollo del lato sud, costruito su un terreno alluvionale instabile.

A lungo fu utilizzato come fonte di materiale edilizio e nel XIII secolo fu occupato dal palazzo dei Frangipane, successivamente demolito, e poi da altre abitazioni.

Papa Benedetto XIV, nel 1744, emanò un editto con cui ordinò la fine delle spoliazioni e fece costruire le quattordici edicole della Via Crucis. Pochi anni dopo, lo stesso papa, dichiarò il Colosseo chiesa consacrata a Cristo e ai martiri cristiani.

Nel corso dell’Ottocento e del Novecento si susseguirono vari interventi di restauro.

Nel 2007 il complesso è stato inserito fra le “Sette meraviglie del mondo moderno”.

IL COLOSSEO SOTTO LA LUNA: LA VISITA

Il percorso guidato accompagna i visitatori attraverso il dedalo di gallerie e passaggi, un tempo popolati da gladiatori e belve feroci, in cui si svolgevano i preparativi degli spettacoli.

Si tratta dell’antico “backstage” del Colosseo, la “macchina da spettacolo” più famosa della storia.  

In questi luoghi erano stoccati i materiali scenici e gli animali chiusi in gabbia venivano caricati sui montacarichi per raggiungere il piano dell’arena, dove avevano luogo le venationes, le simulazioni di caccia,  e i munera, i giochi tra i gladiatori.

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Fonte: Pixabay

Percorrendo una passerella di circa 170 metri si possono attraversare le viscere del monumento e, con il favore della notte, si potrà rivivere appieno l’atmosfera che avvolgeva quel luogo mitico.

IL VELO DIPINTO

Quest’anno nel percorso di visita si inserisce anche la lettura multimediale di un dipinto murario del XVII secolo che raffigura una veduta ideale (a volo d’uccello) della città di Gerusalemme.

Il dipinto è posto a 8 metri d’altezza, proprio sull’arco di fondo della Porta Trionfale: la stessa dalla quale entravano i gladiatori e le belve che si affrontavano sull’arena.

I racconti del Vecchio e Nuovo Testamento rappresentati nel dipinto sono messi in luce da una selezione di 22 scene dell’opera, in dialogo con  l’incisione di Antonio Tempesta del 1601. 

Si tratta di un’esperienza immersiva.

La fioca luce della sera ed il ritmo della narrazione consentono di rivivere gli eventi rappresentati nel dipinto come: le vicende della Passione e Resurrezione di Gesù o la stella cometa premonitrice della distruzione di Gerusalemme.

Il dipinto di Gerusalemme ricorda l’importanza dell’Anfiteatro Flavio anche dopo la fine dell’impero romano. In particolare da quando, nel 1750, per volontà di Papa Benedetto XIV, è diventato sede della tradizionale Via Crucis.

La visita rievoca, infatti, la tradizionale cerimonia, passando davanti a una delle edicole e alla croce, poste lungo il perimetro dell’arena, per poi concludersi con uno sguardo a 360° sulla articolata struttura dei sotterranei e sull’immensità degli spalti, capaci di accogliere più di 60.000 spettatori.

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TIVOLI E LE SUE VILLE

Tivoli è sempre stata una meta per aristocratici, artisti ed intellettuali di tutto il mondo.

Non a caso divenne una delle tappe italiane del Grand Tour.

In questo articolo andremo alla scoperta delle tre ville di Tivoli che, in un certo senso, rappresentano le tre diverse anime di questa città.

Villa Adriana è un gioiello dell’archeologia e conserva intatto il fascino dei fasti della Roma imperiale.

Villa d’Este, con i suoi “giardini all’italiana”, è un bellissimo esempio del nostro Rinascimento.

Infine c’è Villa Gregoriana, con la sua aria sublime e romantica.

ALLA SCOPERTA DELLE VILLE DI TIVOLI

VILLA ADRIANA

Fu costruita dall’imperatore Adriano tra il 118 ed il 138 d.c. su un’area di ben 120 ettari, oggi la zona visitabile è di circa 40!

Questa villa vastissima e straordinaria comprendeva edifici residenziali, terme, giardini, ninfei, templi e teatri. Tutto era magnificamente decorato con uno sfarzo ed una ricercatezza senza precedenti.

Il Canopo ed il Teatro marittimo sono in assoluto i luoghi che preferisco all’interno della Villa.

In entrambi è l’acqua che domina la scena e crea suggestioni uniche.

Il Canopo è una struttura che rievoca il braccio del Nilo che congiungeva l’omonima città di Canopo, appunto, con Alessandria.

Il Teatro marittimo, invece, è una delle prime strutture realizzate nel complesso della Villa e, probabilmente, fu anche residenza imperiale.

Infine una curiosità!

Hai mai fatto caso che in qualunque museo sia presente una “collezione Romana” c’è sempre un busto o una statua di un certo Antinoo? La prossima volta che capiti ai Musei Vaticani, al Prado o al Louvre, facci caso!

Antinoo era un giovane originario della Bitinia, ma soprattutto era l’amante dell’imperatore Adriano.

Morì prematuramente affogando nelle acque del Nilo in circostanze oscure.

Adriano, in preda al dolore, volle che l’immagine del suo amato fosse riprodotta ovunque.

In un certo senso volle renderlo immortale!

E, in effetti, l’imperatore riuscì nel suo intento. Ancora oggi, infatti, questo giovane turco ci guarda attraversare i corridoi dei più importanti musei del mondo!

TIVOLI: VILLA D’ESTE

Fu costruita per volontà del Cardinale Ippolito d’Este, figlio di Alfonso I e Lucrezia Borgia.

Papa Giulio III, per ringraziare Ippolito per il contributo alla sua elezione, lo nominò governatore a vita di Tivoli e del suo territorio.

Tuttavia, giunto a Tivoli, il Cardinale scoprì con orrore che avrebbe dovuto vivere in un vecchio convento malandato… lui che era abituato ai fasti di Roma e della sua corte a Ferrara!

Fu così che decise di trasformare il convento in una degna residenza!

L’ultimo proprietario privato della villa fu l’Arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo-Este.

Poi l’intero complesso passò allo stato italiano e fu oggetto di importanti restauri sia nel primo che nel secondo dopoguerra.

Ciò che rende unica Villa d’Este è la straordinaria bellezza dei suoi giardini!

Un vero tripudio di fontane (2 sono opera del Bernini: “Il Bicchierone” e la “Cascata della Fontana dell’Organo”), ruscelli e specchi d’acqua che riflettono ad arte la bellezza del paesaggio, moltiplicandola all’infinito!

VILLA GREGORIANA

Papa Gregorio XVI, nel 1832, decise di promuovere una poderosa opera di ingegneria idraulica allo scopo di contenere le acque dell’Aniene ed evitarne le esondazioni.

Le acque del fiume furono incanalate artificialmente e diedero vita alla “Cascata Grande” che, con i suoi 120 metri di salto, è la seconda in Italia dopo quella delle Marmore.

Terminata quest’opera, il Papa creò il parco che, da subito, fu meta di intellettuali ed artisti che ne raccontarono la bellezza. Del resto Villa Gregoriana, con i suoi boschi, le antiche rovine, i sentieri, la cascata e le grotte,  incarnava esattamente l’estetica del sublime tanto amata dai Romantici.

La Villa, ormai di proprietà demaniale ed in stato di abbandono, venne data in concessione al FAI nel 2002 e riaperta al pubblico dal 2005.

I CASTELLI DEL TRENTINO ALTO ADIGE

UN VIAGGIO TRA 5 CASTELLI PER CONOSCERE MEGLIO IL TRENTINO ALTO ADIGE

Il Trentino Alto Adige è sempre stata una terra di confine, fin dai tempi dell’impero romano.

In un territorio così difficile, in cui montagne aspre e maestose si alternano a vallate e boschi, i castelli erano uno strumento indispensabile. Servivano per controllare valichi e vie d’accesso strategiche, difendersi, sferrare attacchi, esercitare il potere ed amministrare la giustizia.

Fortezze militari inerpicate sulle rocce o sontuose residenze circondate dai vigneti… questa è regione italiana con più castelli e fortezze, ognuno con la sua storia ed i suoi misteri.

Sono un’appassionata di castelli. Quando avvisto da lontano una torre e un muro merlato non resisto. Devo assolutamente andarci! Quindi nel corso delle estati passate in Alto Adige ho collezionato una quantità impressionante di visite ai castelli… per la gioia della mia famiglia!

Questi 5 sono i castelli più belli ed interessanti che io abbia visitato. Si trovano tutti in provincia di Bolzano, ad una distanza relativamente breve gli uni dagli altri, quindi è anche possibile vederne più di uno al giorno. In genere sono tutti visitabili dalla primavera all’autunno, comunque ti lascio i vari siti internet da consultare prima di organizzare la tua visita.

CASTEL PRESULE – CASTEL PRÖSELS

Venne costruito dai Signori di Fiè, nobili ministeriali dei Vescovi di Bressanone.

Il rappresentante più famoso della famiglia fu Leonhard di Fiè-Colonna, vissuto nel XVI. Fu Capitano dell’Adige e Burgravio del Tirolo, inoltre è a lui che si deve l’ampliamento del castello in cui lo stile tardo gotico e quello rinascimentale si mescolano tra loro.

La stirpe dei nobili di Fiè si estinse nel 1804. Da allora la storia del castello fu segnata da numerosi cambi di proprietari, un parziale decadimento e diversi restauri.

Nel 1978 morì l’ultimo proprietario ed il castello venne acquistato dalla cooperativa Kuratorium Schloss Prösels che lo restaurò e lo aprì al pubblico per cerimonie, mostre ed eventi culturali.

Il castello si trova del comune di Fiè allo Sciliar. Se hai tempo fai anche una visita al suo grazioso centro storico ed al suo laghetto!

Per informazioni sulle visite al castello consulta il sito schloss-proesels.seiseralm.it

CASTELLO DI PONTE GARDENA – CASTEL TROSTBURG

Il castello (noto anche come Castel Forte) è appartenuto per circa 6 secoli ai conti Wolkenstein. Nel 1967 fu acquistato dal Südtiroler Burgeninstitut che, con grande sforzo, è riuscito a restaurare il maniero e ad aprirlo al pubblico.

Il castello viene menzionato per la prima volta nel 1173.

Fra il XIV e il XVII secolo fu più volte ampliato e ristrutturato. All’interno del castello risultano particolarmente interessanti la Stube Gotica, gli affreschi tardogotici, le decorazioni della cappella e quella che può considerarsi una delle più belle sale rinascimentali della regione.

L’unica abitante del castello è una signora che funge da guida e da custode. Ascoltare il racconto della storia di questo antico maniero da una persona che, come lei, ha trascorso tutta la sua vita in quel luogo è un’esperienza unica!

Il castello si trova nel comune di Ponte Gardena ed è raggiungibile solo a piedi.

Ci sono due strade alternative.

Via Trostburg conduce direttamente al castello da piazza Oswald von Wolkenstein. Dopo un paio di metri di strada asfaltata, la via prosegue attraverso il bosco di latifoglie con un lastricato di epoca medioevale. La salita è un po’ ripida, ma breve (circa 20 minuti).

C’è poi una seconda via, asfaltata, che parte immediatamente dopo il cimitero di Ponte Gardena. Il percorso è decisamente più comodo, ma un po’ più lungo del primo (circa 30 minuti).

Per informazioni sulle visite al castello consulta il sito SüdtirolerBurgeninstitut

CASTEL VELTURNO – SCHLOSS VELTHURNS

Risale al XVI secolo e fu di proprietà dei principi vescovi di Bressanone. E’ rimasto sorprendentemente intatto fino ai giorni nostri superando persino la Hofburg di Bressanone per ciò che concerne le decorazioni parietali.

La storia del castello è lunga e travagliata, segnata da infiniti cambi di proprietario.

Appartenne al governo austriaco; a quello bavarese; al signor Jakob Wegleiter, oste di Chiusa che lo acquistò all’asta; al barone Anton von Goldegg, che si adoperò per restaurarlo; al principe Johann von Lichtenstein, che nel 1904 lo donò al Comune di Bolzano.

Negli anni seguenti il palazzo fu incredibilmente adibito ad asilo nido, scuola, centrale telefonica e teatro. Infine, nel 1979, divenne proprietà dell’Alto Adige e fu restaurato in modo esemplare.

Oggi è considerato il più prezioso monumento dell’Alto Adige.

Per informazioni sulle visite al castello consulta il sito schlossvelthurns

CASTEL TASSO – BURG REIFENSTEIN

Si trova nel comune di Campo di Trens, a poca distanza da Vipiteno, ed è considerato uno dei castelli storicamente più importanti dell’Alto Adige.

Fu menzionato per la prima volta in un documento del 1100 come feudo dei Conti bavaresi Lechsgmünd.

Nei secoli seguenti il castello cambiò vari proprietari, tra cui i Signori di Sabiona e l’Ordine Teutonico, al quale è dovuto gran parte del suo aspetto attuale e dell’arredamento. Infine nel  1813 divenne di proprietà dei Conti Thurn und Taxis.

Fortunatamente il castello non fu mai conquistato o devastato, quindi ancora oggi è ben conservato.. All’interno di Castel Tasso si possono visitare ben 10 stanze, tra cui la grande cucina duecentesca, la vecchia torre d’abitazione ed anche la famosa e preziosa Sala Verde.

Il castello si raggiunge facilmente attraverso un sentiero che parte dal parcheggio ai piedi della collina.

Per informazioni sulle visite al castello consulta il sito Vipiteno.com

CASTEL WOLFSTHURN

Il castello si erge maestoso sulla collina sopra Mareta, nei pressi di Vipiteno.

Lo storico tirolese Johann N. Tinkhauser lo descrisse, nel XIX secolo, come il “più bel castello del Tirolo”.

Appartiene alla famiglia Sternbach fin dalla sua costruzione e dal 1996 ospita il Museo provinciale della caccia e della pesca.

Castel Wolfsthurn, a differenza degli altri castelli di cui ti ho parlato, non è un maniero medievale arroccato su uno sperone roccioso, ma una sontuosa residenza barocca arredata con eleganza e ricercatezza.

Il Museo mostra le sale nobili con arredi originali e una ricca collezione storico-artistica di oggetti riguardanti la caccia e la pesca.

Per informazioni sulle visite al castello consulta il sito Wolfsthurn

15 METE DA VISITARE IN PUGLIA

Stai cercando ispirazione su cosa visitare in Puglia?

La verità è che non è facile scegliere cosa vedere in una regione così ricca di bellezze paesaggistiche, storia, arte e tradizioni culinarie. La Puglia, infatti, è una regione da esplorare con tutti e cinque i sensi. Solo così se ne possono catturare forme, suoni, odori e sapori e comprendere appieno l’anima del suo territorio.

E’ una terra dai mille volti. Si passa dalle spiagge paradisiache del Salento alla verdeggiante Foresta Umbra, dal blu dell’arcipelago delle Tremiti alle colline selvagge della Valle d’Itria, per non parlare dei tradizionali trulli o del misterioso Castel del Monte.

I luoghi da visitare in Puglia sono davvero tanti e molto diversi tra loro. Quindi veniamo al dunque, ecco i 15 luoghi da visitare assolutamente in Puglia (almeno secondo me!).

IL GARGANO

Siamo nella parte settentrionale della Puglia.

Quello che colpisce maggiormente del Gargano è l’immensa varietà dei suoi paesaggi che comprendono foreste, zone montuose, laghi, bianche scogliere, lunghe spiagge sabbiose e borghi a picco sul mare.

Per tutelare questo magnifico territorio è stato istituito il Parco Nazionale del Gargano, coperto da una fitta rete di sentieri e aree attrezzate per escursioni e trekking. Nella zona sono presenti anche due siti UNESCO: Monte Sant’Angelo e la Foresta Umbra.

La foresta è un polmone verde che si estende su circa 10.000 ettari a un’altitudine di 800 metri. Ospita caprioli, volpi, tassi, cinghiali, gufi e tante altre specie, che vivono protette dalla sua rigogliosa vegetazione.

Monte Sant’Angelo, invece, è un borgo situato nella parte sud del Gargano ed è noto soprattutto per il Santuario di San Michele che rappresenta il punto di arrivo dell’omonimo cammino italiano.

Infine ci sono le Isole Tremiti. San Domino, San Nicola, il Cretaccio, la Vecchia, Pianosa e Capraia (le ultime due da non confondere con le omonime isole dell’Arcipelago Toscano!).

I fondali attorno alle isole sono considerati un vero paradiso degli amanti delle immersioni e dello snorkeling. Offrono scenari spettacolari fatti di insenature, grotte sottomarine e relitti.

Alcuni dei punti d’immersione più belli, come Punta Secca e Cala dei Turchi, si trovano intorno all’isola di Capraia. Tutta l’area dell’arcipelago fa parte della Riserva Marina Protetta del Parco Nazionale del Gargano.

PUGLIA IMPERIALE

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Fonte: Pixabay

Spostandoci verso l’altopiano delle Murge troviamo Castel del Monte, misterioso ed affascinante.

Il castello, famoso per la sua pianta ottagonale, fu costruito nel XIII secolo per volontà di Federico II di Svevia, Imperatore del Sacro Romano Impero e Re di Sicilia, nel 1996 è stato inserito nell’elenco dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO.

Trani è un’elegante cittadina affacciata sul mare.

Ha un bel centro storico ed un porticciolo molto pittoresco, tuttavia i suoi principali punti d’interesse sono il duomo ed il castello svevo.

Il duomo di Trani, noto anche come cattedrale di Santa Maria Assunta o di San Nicola Pellegrino, è uno dei più significativi esempi di architettura romanica pugliese, tanto da essere stato definito “la regina delle cattedrali di Puglia”. E’ stato costruito in pietra di Trani e si trova letteralmente sul mare.

Il castello di Trani fu realizzato nel 1233, sotto il regno di Federico II di Svevia. E’ una delle mete più amate da chi visita la Puglia.

Secondo una leggenda popolare il castello sarebbe abitato dal fantasma di Armida, una giovane donna che venne rinchiusa nelle segrete dopo che il marito scoprì il suo adulterio. Forse questa leggenda è nata dalla vicenda, vera e storicamente documentata, di Siffridina, contessa di Caserta e consuocera di Federico II, rinchiusa nel castello per motivi politici.

BARI

E’ la città più grande della Puglia ed i suoi punti d’interesse sono davvero molti.

Per esempio la basilica di San Nicola, il patrono di Bari. Un magnifico esempio di architettura romanico-pugliese. La sua cripta custodisce le reliquie del santo ed è meta di pellegrinaggio sia dei fedeli cristiani che di quelli ortodossi.

Dalla basilica ci si può addentrare tra le stradine di Bari Vecchia, il vero cuore della città. Camminando sulle “chianche”, cioè le pietre che lastricano le vie del centro storico,  si incontrano numerose chiese tra cui la Cattedrale di San Sabino. Qui,  il 21 giugno di ogni anno, si può assistere allo spettacolo dei raggi del sole che attraversano il rosone della facciata ed illuminano l’identico rosone in marmo posto sul pavimento della navata.

Passeggiando sul lungo mare è possibile ammirare i palazzi in stile tardo Liberty e godersi lo straordinario panorama dell’Adriatico.

Ma Bari è anche gastronomia: tra panzerotti, purea di fave, orecchiette con le cime di rape ed altre prelibatezze avrai solo l’imbarazzo della scelta.

GROTTE DI CASTELLANA

Prima di arrivare nella Valle d’Itria, a pochissimi chilometri da Alberobello, nel comune di Castellana Grotte, si trova l’omonimo complesso speleologico. Un luogo magico ed affascinante che si estende per circa 3 Km in cui si susseguono caverne e voragini dai nomi mitologici. Il percorso aperto al pubblico e di circa 1 Km.

LA VALLE D’ITRIA

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Fonte: Pixabay

La valle d’Itria si estende tra le provincie di Bari, Brindisi e Taranto. Il suo territorio coincide con la parte meridionale dell’altopiano delle Murge. E’ una delle zone più caratteristiche della Puglia con le sue distese infinite di ulivi secolari, muretti a secco, trulli e masserie. Qui i luoghi da visitare non mancano: Alberobello, Ostuni, Locorotondo, Cisternino e Martina Franca.

Quando si parla di trulli si parla di Alberobello.

Dichiarati patrimonio dell’umanità dell’UNESCO nel 1996, questi edifici sono unici al mondo. Sono costruiti da una base cilindrica di pietra calcarea imbiancata a calce e sormontata da un tetto di forma conica, anch’esso di pietra. La maggior parte dei trulli è concentrata nel Rione Monti: ce ne sono circa 1030!

Ostuni, la “città bianca”, si presenta come una perla incastonata tra il blu del cielo e del mare. Il centro storico è un labirinto di viuzze tortuose che s’inerpicano sui fianchi del colle, circondato da un’antica cinta muraria di cui restano 2 porte d’accesso: Porta Nova e Porta San Demetrio.

Locorotondo e Cisternino fanno parte del circuito dei “Borghi più belli d’Italia”. Entrambi hanno dei bellissimi centri storici, carichi di fascino e storia. Locorotondo è anche nota per le caratteristiche case bianche con il tetto aguzzo, chiamate “cummerse”.

Ultima tappa nella Valle d’Itria è Martina Franca.

E’ una delle città barocche della Puglia. Per rendersene conto basta passeggiare tra le sue strade ed arrivare nel centro storico dominato dal Palazzo Ducale e dalla Basilica di San Martino.

Una piccola dritta culinaria per gli amanti dei salumi: il “capocollo di Martina” è una specialità da provare!

PENISOLA SALENTINA

Siamo arrivati nell’estremo sud della Puglia, in una delle zone più conosciute ed amate di questa regione. Un condensato unico di storia e bellezza paesaggistica.

Partiamo da Lecce, la “Firenze del sud”.

Una città d’arte tra le più affascinati d’Italia, ricca di monumenti ed opere d’arte di epoca romana, medievale e rinascimentale. Tuttavia ciò che ha reso famosa questa città è soprattutto l’eccesso stilistico del barocco che ha trovato la sua massima espressione nella Basilica di Santa Croce. La sua facciata, dominata dall’immenso rosone, è un tripudio di elementi decorativi unico al mondo.

Proseguendo verso piazza Duomo si possono ammirare altri esempi di barocco leccese: il Duomo, il Palazzo Vescovile ed il Seminario. Passando dal barocco all’arte romana, i principali monumenti sono: il teatro romano e l’anfiteatro. Quest’ultimo si trova nella piazza più importante della città: piazza Sant’Oronzo, in cui convivono armoniosamente edifici di varie epoche e stili.

Otranto è dominata dal castello aragonese ed è circondata da antiche mura difensive che un tempo la proteggevano dagli invasori ed oggi sono un richiamo per i turisti. Le mura, infatti, sono visitabili e comprendono bastioni, torri e sotterranei. Il centro storico è fatto di casette bianche che si affacciano su strade lastricate che conducono alla cattedrale risalente alla seconda metà dell’anno Mille e dedicata al ricordo degli 800 martiri cristiani che, nel 1480, furono uccisi dai Turchi.

Infine (proprio letteralmente infine!) c’è Santa Maria di Leuca.

Siamo nella parte più meridionale del Salento. Santa Maria è una frazione del Comune di Castrignano del Capo  ed è nota soprattutto per le sue bellissime acque e per il Santuario di Santa Maria de Finibus Terrae.

Si dice che San Pietro, in viaggio verso Roma, fece tappa a Leuca e, da allora, il tempio pagano dedicato a Minerva diventò un luogo di culto cristiano, nonché uno dei principali centri di pellegrinaggio in età medievale.

PIENZA: LA CITTA’ IDEALE

Pienza è un piccolo borgo nel sud della Toscana.

Si trova a pochi chilometri da Montalcino e Montepulciano, nella bellissima regione della Val d’Orcia a sud di Siena, tra sinuose colline e favolosi panorami. Pienza gode di una posizione davvero strategica: arroccata sulla cima ad un colle, che domina tutta la valle dell’Orcia con una vista mozzafiato.

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Questo incantevole borgo, dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità nel 1996, è conosciuto come la “città ideale” del Rinascimento.

LA NASCITA DI PIENZA

La città nacque con il nome di Corsignano e lo conservò fino al 1462.

Le sorti – ed il nome! – di questo piccolo borgo cambiarono dopo una visita del suo più illustre cittadino: Papa Pio II, al secolo Enea Silvio Piccolomini. Il papa, in viaggio per Mantova, si fermò nel suo borgo natio e, constatandone il degrado, decise di ricostruire la città ed affidò il progetto all’architetto Bernardo Rossellino.

Dopo soli quattro anni di lavori nacque Pienza, un luogo pieno di armonia ed eleganza: la città ideale del Rinascimento. Pio II morì prematuramente ed i suoi progetti vennero realizzati solo in parte, tuttavia la città resta uno degli esempi più significativi di progettazione urbanistica razionale del nostro Rinascimento.

Gran parte degli edifici di interesse storico artistico di Pienza si affacciano sulla suggestiva piazza dedicata a Pio II: la Cattedrale, il Palazzo Comunale, Palazzo Piccolomini e Palazzo Borgia (sede del Museo Diocesano).

COSA VISITARE

Il Duomo o Cattedrale dell’Assunta ospita importanti dipinti dei più rinomati artisti del tempo, mentre il suo campanile ottagonale si erge sopra l’antica cripta puntando verso il cielo.

Tuttavia l’aspetto più interessante della cattedrale sono i suoi sotterranei, noti anche come “labirinto”.

Fin dal giorno della sua inaugurazione, infatti, la Cattedrale mostrò le prime crepe. Lo stesso Pio II scrisse “il tempo dirà se si tratta della crepatura della calce o qualcosa di peggio.”

Nel corso dei secoli sono stati fatti sforzi sovrumani per restaurare e sostenere il monumento, si tratta di un fenomeno unico che il filosofo Bruno Queysanne definì come “instabilità durevole”.

Il “Labirinto” è un percorso sotterraneo nelle viscere della Cattedrale, un’esperienza unica e stupefacente attraverso i secoli che racconta, meglio di qualsiasi altra cosa, la storia di un monumento bello e fragile e la lotta di una comunità per mantenerlo in vita.

Alla destra del Duomo sorge l’imponente Palazzo Piccolomini. Dalla sua loggia si può ammirare un panorama davvero unico su tutta la valle dell’Orcia, da Montalcino fino al Monte Amiata.  Il palazzo venne scelto da Franco Zeffirelli per girare alcune scene del suo famoso film Romeo e Giulietta. Qui i due “amanti nati sotto cattiva stella” si incontrano per la prima volta durante la festa in casa Capuleti.

Infine c’è la Pieve di Corsignano.

Dal centro di Pienza, seguendo le indicazioni, si arriva alla Pieve con una breve passeggiata lungo il fianco della collina. La Pieve è una costruzione romanica per lo più risalente al XII secolo, con tre navate spartite da pilastri quadrangolari.

Nella sua semplice fonte battesimale furono battezzati i futuri pontefici Pio II e Pio III.

L’interno ha un aspetto rustico, perlopiù frutto di un restauro del 1925.

LA FIERA DEL CACIO

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Pienza è anche la città del cacio!

Il pecorino di Pienza è una specialità con una lunga tradizione. Persino Lorenzo il Magnifico ne era ghiotto e si recava ogni anno in Val d’Orcia per poterlo degustare.

Il sapore unico di questo pecorino è dovuto ai terreni argillosi su cui pascolano le pecore di razza sarda. Le erbe profumate dei campi danno al latte un sapore peculiare di castagna, alloro ed erbacei.

Il borgo è pieno di piccoli ed incantevoli negozi che vendono tantissime varietà di pecorini, più o meno stagionati, insieme a tantissimi altri prodotti locali tipici, come vini, spezie, pici e miele.

Infine, se capitate a Pienza nel primo weekend di settembre, non perdetevi la famosa Fiera del Cacio, una grande festa dedicata al pecorino e ad altri prodotti della tradizione locale.

Durante l’evento si svolge anche un divertente gioco folkloristico di antiche origini. E’ il Palio del Cacio Fuso, dove i giocatori di ogni contrada del paese devono spingere e far rotolare intere forme di pecorino intorno ad un piccolo fuso di legno collocato al centro della piazza principale.

Leggi anche: 5 SEGRETI DI FIRENZE

CIVITA DI BAGNOREGIO

Civita di Bagnoregio è un piccolo borgo in grado di affascinare come pochi. Si trova in provincia di Viterbo, a pochi passi dal lago di Bolsena.

Sorge sulla vetta di un’altura di tufo ed è raggiungibile solo attraverso un lungo ponte pedonale dal quale si gode di uno dei panorami più spettacolari di tutto il Lazio.

Durante le giornate di nebbia questo borgo fiabesco sembra letteralmente galleggiare nel vuoto…

LA STORIA DI CIVITA DI BAGNOREGIO

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La città fu fondata dagli etruschi circa 2.500 anni fa.

A quei tempi, dove ora sorge Civita, era situata l’acropoli, centro della vita civile e religiosa.

Il luogo era stato scelto per la sua posizione strategica. Un altopiano racchiuso tra i due fiumi del Rio Chiaro e del Rio Torbido, circondato e protetto dalla Valle dei Calanchi. Per di più vicino alla foce del Tevere, un’importante via commerciale e di comunicazione.

Già gli etruschi erano a conoscenza dell’instabilità sismica di quest’area e misero in atto alcune opere allo scopo di proteggerla dai terremoti, arginando i fiumi e costruendo dei canali di scolo per le acque piovane.

Successivamente furono i romani a continuare queste opere che, però, nei secoli seguenti furono via via trascurate portando l’area ad un rapido degrado.

Oltre ai problemi sismici, la situazione è ulteriormente aggravata dal fatto che il colle di tufo su cui sorge Civita è minato dall’erosione provocata dal vento, dalla pioggia e dall’acqua dei due torrenti che scorrono a valle.

Civita è destinata a sgretolarsi lentamente ed inesorabilmente. Infatti non è un caso che lo scrittore Bonaventura Tecchi l’abbia definita “la città che muore”.

COSA VEDERE

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Innanzitutto per raggiungere il borgo di Civita si deve attraversare un ponte sospeso di 300 metri che la collega con Bagnoregio. La macchina fotografica è d’obbligo perché ad ogni passo vi ritroverete davanti un panorama da favola!

Arrivati al borgo, si incontra Porta San Maria, sormontata da una coppia di leoni che artigliano due teste umane, simbolo dei tiranni sconfitti dai bagnoresi. Più avanti la via San Maria si apre nella piazza principale, dove si può ammirare la chiesa romanica di San Donato che custodisce un Crocefisso ligneo realizzato della scuola di Donatello ed un affresco della scuola del Perugino.

La grotta di San Bonaventura è un’antichissima tomba etrusca che prese il nome da Frate Bonaventura da Bagnoregio (1217-1274), teologo e tra i maggiori biografi di San Francesco di Assisi. Secondo il racconto dello stesso frate, da bambino egli si ammalò gravemente ed i suoi genitori chiamarono San Francesco per benedirlo e guarirlo. Come l’ebbe guarito San Francesco gli disse in latino “Bona ventura”, in virtù dell’esito favorevole delle sue preghiere. Da quel giorno tutti gli abitanti di Bagnoregio chiamarono il bambino Bonaventura, ed egli assunse tale nome al momento del suo ingresso nell’Ordine Francescano.

INFORMAZIONI UTILI

Per visitare Civita di Bagnoregio è necessario fare il biglietto, il costo è di 5 euro.

Ci sono due biglietterie. Una si trova a Piazzale Battaglini, dove c’è anche il parcheggio da cui è possibile raggiungere il borgo con una passeggiata di 15 minuti o con la navetta che porta al Belvedere. L’altra biglietteria si trova all’inizio del ponte.

In fine all’interno del borgo ci sono ristoranti, bar, bed & breakfast e negozi di artigianato locale.

LA RIVIERA DI ULISSE

La Riviera di Ulisse è un meraviglioso tratto costiero lungo circa 50 chilometri.

Ci troviamo nel Lazio, in provincia di Latina, in un luogo che è riuscito a conservare intatto il suo fascino antico e misterioso, anche grazie al fatto di essere rimasto per lo più al di fuori dei grandi circuiti del turismo di massa.

La riviera deve il suo nome all’eroe omerico che, secondo la tradizione, approdò sulle coste del Lazio meridionale e visse qui alcune delle sue avventure più avvincenti come l’incontro con i Lestrigoni (giganti antropofagi) e quello con la maga Circe.

La bellezza della Riviera di Ulisse e la sua carica evocativa furono molto apprezzate fin dall’antichità dai personaggi più importanti di Roma: Cicerone aveva una villa a Formia,  l’imperatore Tiberio scelse invece la più appartata e scoscesa Sperlonga, mentre l’imperatore Domiziano prediligeva le placide acque del lago di Paola  a Sabaudia.

Preziose testimonianze archeologiche, scenografici templi, promontori rocciosi che si tuffano nel blu del Tirreno, ma anche piccoli borghi ricchi di storie e tradizioni!… Non resta che andare alla scoperta della Riviera di Ulisse!

SAN FELICE CIRCEO

E’ il punto più settentrionale della Riviera di Ulisse. Dista appena 34 km da Latina e, per chi arriva da nord, rappresenta la prima tappa dell’itinerario lungo la costa.

Il centro storico di San Felice Circeo si trova in collina ed è caratterizzato da un susseguirsi di vicoli e piazze su cui svetta la Torre dei Templari. A circa 3 km dal centro storico, il Faro di Capo Circeo illumina la rotta dei naviganti dal 1866. E’ ricoperto di quadratini di maiolica bianca che lo riparano dalla salsedine e dal vento, e lo fanno spiccare tra il mirto e le agavi della macchia mediterranea circostante.

Il Monte Circeo, invece, è un promontorio montuoso con molti sentieri escursionistici che offrono viste mozzafiato agli appassionati di trekking.

Infine la costa è ricca di meravigliose grotte, ideali da visitare prendendo parte ad un’escursione in barca!

TERRACINA

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Terracina si trova a circa 15 km da San Felice Circeo ed è una delle località più famose della costa.

Oltre ai tanti stabilimenti balneari, questa bella cittadina può vantare un interessante patrimonio storico-archeologico. Il tempio di Giove Anxur è probabilmente il luogo più iconico di Terracina. Questo imponente tempio romano risale al I secolo a.C. e domina monte Sant’Angelo, regalando una vista spettacolare su tutta la riviera. Alle pendici dello stesso monte, sul lungomare Matteotti, si trova la rupe di Terracina, chiamata anche Pisco Montano. La rupe fu tagliata ai tempi di Traiano per far passare la via Appia. La settecentesca Porta Napoli che vi è addossata era, invece, la dogana tra lo Stato Pontificio ed il Regno di Napoli.

Anche il Duomo di Terracina, o Concattedrale di San Cesareo, merita una visita. L’edificio venne costruito tra il V ed il VI secolo utilizzando ciò che restava di un antico tempio romano a cinque navate del foro cittadino.

LA RIVIERA DI ULISSE: SPERLONGA

Sperlonga fa parte del circuito dei borghi più belli d’Italia e, da 26 anni, viene premiata con la Bandiera Blu per la qualità delle sue acque. E’ una località balneare perfetta da visitare in estate, ma è assolutamente godibile anche nelle altre stagioni!

Ha un meraviglioso centro storico in cui si respira un’aria vagamente orientale che richiama alla mente le isole greche. Sicuramente gli edifici dalle facciate bianche, i vicoli stretti e le lunghe scalinate che portano a punti panoramici mozzafiato contribuiscono a creare questa suggestione.

Tra i luoghi più interessanti da visitare a Sperlonga c’è la Villa di Tiberio, affacciata direttamente sul mare.  La villa, insieme alla suggestiva grotta, fa parte dell’itinerario di visita del Museo archeologico nazionale di Sperlonga gestito dal Polo museale del Lazio. Per tutte le informazioni relative agli orari di visita ed al costo dei biglietti si può consultare il sito della Direzione Regionale Musei Lazio del MIBACT.

Infine non resta che ammirare la Torre Truglia, uno dei simboli della città. La torre venne eretta nel 1532 sui resti di una precedente torre d’avvistamento di età romana sulla punta del promontorio su cui sorge il borgo di Sperlonga.

GAETA

Gaeta è sicuramente uno dei luoghi più belli della Riviera di Ulisse. Occupa una posizione davvero invidiabile, circondata dal mare su tre lati, adagiata su una piccola penisola tra Sperlonga e Formia.

Gaeta è nota come la “città dalle 100 chiese”, vista la grande presenza di edifici religiosi, ma anche per la sua  tiella, una gustosissima torta salata riempita con gli ingredienti più vari!

Tra le 100 chiese quelle che certamente meritano una visita sono: il santuario della Santissima Annunziata, che si trova nel centro storico della città, tra via dell’Annunziata ed il lungomare Caboto; il Tempio di San Francesco, che dal domina dall’alto l’intero golfo di Gaeta; ed il famosissimo Santuario della Montagna Spaccata.

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Secondo la leggenda, quando Gesù morì sulla croce, la montagna si spaccò in tre parti. Una lapide, collocata all’interno della spaccatura principale, riporta questa citazione del Vangelo secondo Matteo: “Gesù rese lo spirito, la terrà tremò e le rocce si spaccarono”.

Una delle fenditure della montagna conduce alla Grotta del Turco, sicuramente tra i luoghi più suggestivi da visitare a Gaeta.

LA RIVIERA DI ULISSE: FORMIA

Si trova in una meravigliosa baia sul Golfo di Gaeta ed è il punto più meridionale della Riviera di Ulisse. Grazie ai suoi monumenti ed al suo centro storico, Formia è una località affascinante da visitare durante tutto l’anno, non solo in estate! Una dei monumenti principali è sicuramente la Tomba di Cicerone, un mausoleo di epoca augustea,  tradizionalmente attribuito a Cicerone, che aveva una villa proprio qui vicino. La tomba, alta 24 metri, è costruita con anelli di pietra, che dovevano essere ricoperti da lastre di marmo. All’interno si trova una cella, che era il sepolcro vero e proprio.

L’altra importante testimonianza lasciata a Formia dai romani è il “Cisternone” situato al di sotto di piazza S. Anna, centro storico della città, una delle più grandi opere di ingegneria idraulica di epoca romana esistenti al mondo, perfettamente conservata e accessibile al pubblico. Si tratta di una struttura ipogea, costituita da lunghe file di pilastri che creano una suddivisione dell’ambiente in 4 navate coperte da volte. Un tempo la cisterna, con i suoi 7000 metri cubi, era alimentata dalle sorgenti collinari e garantiva l’approvvigionamento idrico all’antica Formiae.

IL CAMMINO DI SAN MICHELE

L’attuale Cammino di San Michele ripercorre la cosiddetta “Linea Sacra”, ovvero quella linea leggendaria che fu tracciata dallo stesso Arcangelo quando, con un colpo di spada, rispedì il Diavolo all’inferno.

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In questo articolo scopriremo un po’ di più sull’itinerario italiano del Cammino di San Michele, su quello europeo e sulle sue origini.

IL CAMMINO DI SAN MICHELE: UN PO’ DI STORIA…

San Michele, proprio in virtù della sua lotta contro Satana, è rappresentato come un guerriero, massimo simbolo del difensore della fede cristiana e comandante delle milizie celesti.

Furono proprio questi suoi tratti “guerreschi” a favorire il diffondersi del culto micaelico presso i Longobardi. Il popolo germanico, infatti, dopo essersi convertito al cristianesimo riservò una particolare venerazione all’Arcangelo Michele, al quale attribuì le virtù guerriere un tempo adorate nel dio pagano Odino.

I Longobardi dedicarono a San Michele diversi edifici religiosi in tutta Italia e, dopo la conquista del Gargano, adottarono il Santuario già presente a Monte Sant’Angelo come “santuario nazionale”.

I SANTUARI DELLA LINEA SACRA

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La linea tracciata dalla spada dell’Arcangelo ed “individuata” dai mistici medievali va dall’Irlanda fino in Israele, correndo per oltre 3.000 km, e toccando i santuari di:

Skellig Michael (Irlanda)

St. Micheal’s Mount (Gran Bretagna)

Mont Saint-Michel (Francia)

Sacra di San Michele (Italia)

Santuario di San Michele Arcangelo (Italia)

Santo Monastero di Ταξιάρχη Μιχαήλ (Grecia)

Monastero Stella Maris del Monte Carmelo (Israele)

I tre siti più importanti sulla linea sono: Mont Saint Michel in Francia, la Sacra di San Michele in Val di Susa e il santuario di S. Michele a Monte Sant’Angelo nel Gargano, tutti alla stessa distanza l’uno dall’altro e sulla stessa linea retta. Inoltre, i santuari si trovano in perfetto allineamento con il tramonto del sole nel giorno del Solstizio d’Estate.

L’ITINERARIO ITALIANO: “UN CAMMINO DI CAMMINI”

Il cammino di  San Michele è un progetto ancora in divenire. Per ora il comitato promotore, che raccoglie ed organizza associazioni e volontari sul territorio insieme a Comuni e Province, Pro loco e strutture di accoglienza, si è impegnato per recuperare antichi sentieri e percorsi legati alla fede ed alla storia, delineando un cammino che rappresenta la via più breve per collegare Sacra di San Michele a Monte Sant’Angelo.

Quello di San Michele è stato definito “Un Cammino di Cammini” perché s’intreccia con tantissime altre strade e cammini come la via Francigena, la via delle città etrusche, la via degli Abati ed i tratturi che attraversano il Parco Nazionale d’Abruzzo… 1450 km percorribili a piedi, in bici o a cavallo, scoprendo le bellezze del territorio ed assaporandone il gusto al ritmo lento della natura.

Per maggiori informazioni puoi visitare il sito ufficiale del cammino: https://www.camminodisanmichele.org/

IL CAMMINO DI SAN MICHELE: I DUE PRINCIPALI SANTUARI ITALIANI

Le due principali tappe italiane sono Sacra di San Michele, in Piemonte, ed il Santuario di San Michele Arcangelo, in Puglia. Idealmente rappresentano il punto di partenza e quello di arrivo dell’itinerario italiano, ma meritano di essere visitate anche al di là del Cammino di San Michele per la loro particolare bellezza.

La Sacra di San Michele è un’antichissima abbazia costruita tra il 983 e il 987 sulla cima del monte Pirchiriano, a circa 40 km da Torino. E’ il monumento simbolo della Regione Piemonte, ma anche il luogo che ha ispirato lo scrittore Umberto Eco per Il nome della Rosa. Dall’alto dei suoi torrioni si può ammirare il panorama mozzafiato della Val di Susa.  All’interno della Chiesa principale della Sacra, risalente al XII secolo, sono sepolti membri della famiglia reale di Casa Savoia.

Il Santuario di San Michele Arcangelo sorge nel Comune di Monte Sant’Angelo, circondato dal verde del Parco Nazionale del Gargano e dal blu del suo mare. La storia di Monte Sant’Angelo ebbe inizio nel 490, quando fu costruita la chiesa dedicata all’Arcangelo Michele dopo tre apparizione al vescovo di Siponto, San Lorenzo Maiorano. La costruzione attuale sorge sulla “grotta sacra” ed ha ricevuto il titolo di “Celeste Basilica” in quanto si tratta di un luogo di culto non consacrato dagli uomini, ma dallo stesso Arcangelo.